Recensione: Motorbiker

Di Stefano Ricetti - 7 Marzo 2012 - 0:00
Motorbiker
Etichetta: Angel Air Records
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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75

Motorbiker è il classico disco che non ci si aspetterebbe da dei vecchi caproni – in senso bonario e ultraironico, of course – della Nwobhm come gli Oliver Dawson Saxon. Victim You, il primo e ultimo Loro album di inediti risale infatti al 1996, quando ancora si chiamavano Son Of a Bitch e all’interno della line-up si fregiavano di due campioni del calibro di Pete Gill alla batteria e Ted Bullet dietro il microfono, dove il primo rimane tutt’oggi il batterista dei Saxon più rimpianto dai fan e il secondo costituiva l’ugola al vetriolo dei seminali Thunderhead.

Motorbiker stupisce proprio perché riesce a spiazzare quelle che potevano essere le fin troppo prevedibili previsioni sul nuovo capitolo discografico di personaggi cardine della Nwobhm quali i super ex Saxon nonché co-fondatori degli Stallions Of The Highway di Sheffield Graham Oliver e Steve Dawson, il chitarrista Haydn Convay già nei validissimi Saracen e lo stesso drummer Nigel Durham, Sassone al 100% pure lui nel periodo oscurantista Destiny (1988). Unica voce fuori dal coro il cantante John Ward, con trascorsi negli Shy e negli Slash Snakepit.

L’ultimo decennio e poco più non ha di certo fatto gridare al miracolo in casa Oliver Dawson Saxon: al di là di tre seppur piacevoli uscite dal vivo – due album e un Dvd – comunque fondamentali per poter riuscire a suonare live sia come band singola che all’interno di Festival prevalentemente organizzati da biker, i Nostri non hanno certo brillato per originalità. La Loro ricetta era semplicemente la riproposizione dei vecchi e inossidabili classici dei Saxon dei primi anni Ottanta che sia Oliver che Dawson avevano contribuito a scrivere con un frontman credibile e acido come “Wardi” Ward dietro al microfono.

Il nuovo disco, dalla copertina e dalla colorazione nero-azzurra che inevitabilmente rimanda a quel capolavoro del Metallo che è Wheels Of Steel spiazza già alla grande con l’opener Chemical Romance: chitarrone grosse e al passo con i tempi, pesantezza diffusa, voci sovrapposte e soprattutto nessuna concessione al facile revival Nwobhm. La title track, nonostante il rombo di motociclette posto a inizio pezzo vive di vita propria e non tenta di scimmiottare l’immensa Motorcycle Man, convincendo soprattutto dopo numerosi ascolti. Le corde vocali cartavetrate di Wardi la fanno da padrone in Whippin Boy, un rock’N’roll metallizzato di caratura.

Forti le influenze dei Megadeth in No Way Out, così come quelle Judas Priest nuovo corso in Sinternet mentre gli Accept versione Tornillo fanno capolino in Nevada Beach, World’s Gone Crazy e Nursery Crimes tanto che Wardi pare proprio il buon Mark in tutto e per tutto, sia a livello di timbrica che di tempi.

Buona la classic ballad Just Another Suicide che ha iI suo highlight nel finale con i fiati. L’ingombrante passato degli OD Saxon irrompe in Ghost e in Hell In Helsinki – devastante per quanto suona retrò e violenta – a dimostrare che se vogliono riandare ai vecchi tempi aurei lo sanno ancora fare per bene.

Booklet di dodici pagine con le quattro centrali zeppe di foto fra le quali spiccano quelle di Steve “Dobby” Dawson ignudo in mezzo alla neve con un solo asciugamano per coprire le vergogne. Il disco è dedicato a chiare lettere al compianto pilota di moto italiano Marco Simoncelli.

Motorbiker mostra una band compatta che sta insieme perché ci crede e sa ancora scrivere HM di livello, senza dover far la corsa su nessun altro. Se passeranno dalle Nostre parti sarà un piacere ritrovarli in gran spolvero, come sempre, del resto.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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Tracklist:
1. Chemical Romance
2. Motorbiker
3. Whippin Boy
4. No Way Out
5. Just Another Suicide
6. Sinternet
7. Ghost
8. Nevada Beach
9. Screaming Eagles
10. World’s Gone Crazy
11. Hell In Helsinki
12. Nursery Crimes

Line-up:
Steve Dawson     Bass
Graham Oliver     Guitars
Haydn Conway     Guitars
John Ward     Vocals
Nigel Durham     Drums

 

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