Recensione: Mourning Wept Beside Me

Di Emanuele Calderone - 1 Agosto 2011 - 0:00
Mourning Wept Beside Me
Band: Lost Inside
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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49

I Lost Inside sono una one-man band molto molto produttiva. A ben pensarci i Lost Inside sono una band fin troppo produttiva, capaci di tirare fuori qualcosa come 9 (nove!) prodotti nell’arco di appena due anni, tra cui tre demo, due compilation e, udite udite, quattro full-length.
Le cose sono due, o Kold (l’uomo che si cela dietro al progetto ndR) è niente meno che un genio, capace di partorire idee valide con velocità disumana, oppure gran parte dei lavori registrati non rappresentano esattamente la crème de la crème della scena estrema.
Purtroppo, ve lo diciamo sin da ora, la seconda ipotesi è quella che si avvicina più alla realtà. Basta infatti dare un ascolto all’ultimo parto dell’artista americano, intitolato “Mourning Wept Beside Me”, per comprendere la poca utilità di questo progetto.

Ancora una volta la Dusktone, casa discografica italiana piuttosto impegnata nella ricerca di nuove realtà estreme, ci regala un disco poco accattivante, che pedissequamente segue tutti i cliché del depressive black metal, senza aggiungere assolutamente nulla. Sì perché a conti fatti questo è “Mourning Wept Beside Me”, un banale e superfluo disco depressive.
Badate bene, alla fine dei conti il lavoro non sarebbe neanche disprezzabile, le melodie sono abbastanza gradevoli, lo screaming di Surtur (ospite alla voce) non è niente male, sebbene sia canonico e poco riconoscibile. Qui però finiscono le note positive, proprio perché non si riesce a trovare una sfaccettatura che dia all’opera un tocco personale. Tutte le cinque canzoni sanno tremendamente di già sentito e, per di più, hanno uno svolgimento talmente lineare da togliere il piacere della “scoperta”.
Ciò, neanche a dirlo, ha un effetto negativo anche sull’aspetto emotivo: tutte le sensazioni che dovrebbero scaturire dall’ascolto dei brani (verosimilmente sentimenti di disperazione, solitudine, depressione) finiscono per tramutarsi inevitabilmente in noia. Ciò dovuto a un songwriting mai troppo ispirato e pezzi tirati davvero troppo per le lunghe (si ascolti, a tal proposito, la prolissa “Four Walls and a Restless Shadow”).

A risollevare in minima parte le sorti del cd ci pensa una preparazione tecnica discreta. Kold si dimostra abbastanza a suo agio nel maneggiare tutti gli strumenti, in particolar modo chitarra e batteria e, più in generale non si notano mai errori grossolani o sbavature evidenti.
Pure la registrazione, a dispetto della tipologia di uscita, si attesta su standard qualitativi più che sufficienti, con volumi ben regolati e suoni chiari.

Questo è quanto. Se siete alla disperatissima ricerca di un lavoro standard e che riproponga bene o male quanto fatto da altre innumerevoli band allora questa uscita potrebbe fare per voi. Al contrario, se cercate un disco che abbia un minimo di personalità ed originalità, o che più semplicemente sia accattivante, allora farete meglio a concentrare la vostra attenzione e il vostro tempo altrove.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Bewildered
02- A Ghost Among People
03- Four Walls and a Restless Shadow
04- Like a Wilted Flower
05- Feed on Tears

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