Recensione: Moving Target
La prima calata italiana della storia dei Warlord, band americana attiva sin dal 1980, in terra italica, avvenuta in occasione del Metalitalia festival 2024, in accoppiata con i conterranei Cirith Ungol, anch’essi al loro esordio dalle nostre parti nonostante un militanza metallica di svariati decenni sul groppone certificò, fra le varie altre cose, che Giles Lavery, il cantante del gruppo capitanato dal batterista Mark Zonder, unico superstite della formazione originale, era tutt’altro che l’ultimo cudeghìn sulla piazza.
Una giornata, quella, nella quale si è scritto un capitolo fondamentale della costituzione dell’Acciaio sul suolo tricolore.
Il neozelandese Lavery, oltre a prestare servizio nei Warlord, è uomo attivamente impegnato in ambito heavy metal: oltre a impersonare il vocalist di Alcatrazz e Jack Starr, è produttore, manager e co-detentore di un’etichetta.
I Dragonsclaw incarnano la sua prima band, si formano nel 2010 e al momento, oltre a Moving Target, oggetto della recensione, vantano altri due album: Prophecy del 2011 e Judgement Day del 2013. La formazione, oltre al cantante, annovera i due Warlord Mark Zonder (batteria) e Jimmy Waldo (tastiere), poi gli australiani Ben Thomas (chitarra) e Aaron Thomas (basso).
Moving Target, disco contenente nove pezzi per tre quarti d’ora di musica, vede la luce per High Roller Records e si accompagna, nella sue versione in Cd (esiste anche in vinile), ad un libretto di sedici pagine con tutti I testi e delle foto dei singoli component il gruppo in bianco e nero.
Arditamente, Lavery così definisce Moving Target:
If Judas Priest had made an album somewhere in 1985 between Defenders Of The Faith and Turbo, with some of the second Fifth Angel album in there too. I think for this album the keyboards are very important, they create the needed atmosphere and drama. I would say that we used them in a similar way that Virgin Steele did on Age Of Consent, namely to build atmosphere
Partendo dal presupposto delle indiscutibili capacità canore dello stesso Giles Lavery, che in occasione di questo terzo full length si circonda anche di ospiti eccellenti (il fuoriclasse Todd Michael Hall dei Riot nei duetti su “Shadowfire“, l’ex Manowar Kenny “Rhino” Earl alle background vocals su “Ghost Soldiers” e “(Tell Me) All Your Lies”, Joe Stump degli Alcatrazz alla chitarra su “Raise Your Fist”), solo per citarne tre, Moving Target, come da presentazione, costituisce un affondo nello US Metal degli anni Ottanta.
Il disco si dimena fra rimandi ai Queensrÿche (“Don’t Break The Silence Again”, “Cry Wolf”), parti più rocciose e granitiche “The Road Beneath Your Wheels”, “Shadowfire” e altre che tirano decisamente verso i Warlord dell’ultimo corso (“Survival”).
Moving Target si risolve quindi come un lavoro solido e onesto di heavy metal tradizionale legato al filone USA più integralista condotto da un cantante di indubbia razza, ove il credo fuoriesce copioso ma che manca di vere e proprie impennate a livello di songwriting, che sono poi quelle che traguardano il salto di qualità sull’affollatissimo resto, là fuori.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
