Recensione: Mucous Secretion

Di Marco Tripodi - 27 Dicembre 2020 - 10:30
Mucous Secretion
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Death 
Anno: 1988
Nazione:
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80

9 aprile 1988, tre spostati austriaci entrano nei Vienna Rehearsal con un registratore pezzentissimo (il Ghetto Blaster, provate a cercarlo online, roba da campi di basket dei telefilm americani anni ’80, non a caso “ghetto”….), lo poggiano per terra al centro della saletta, accendono gli interruttori e scatenano i propri intestini crassi. Registrano cinque tracce, vi aggiungono una intro che è una ratatouille di sample e frattaglie derivanti da Evil Dead (La Casa, di Sam Raimi) e cesellano il tutto con una copertina (di cassetta, 250 copie single-sided stampate) dal sapore post apocalittico e vagamente gigeriano. Oplà, i Pungent Stench si affacciano al mondo così, con una rozzezza, una efferatezza, una strafottenza, che francamente hanno pochi eguali, anche in ambito di metal estremo. Un termine di paragone potrebbero forse essere i primi Venom; qui si annusa la stessa putredine guasta di perizia esecutiva minimamente decente, la stessa urgenza espressiva degna della furia belluina dei demoni del famoso cottage boschivo nel quale Bruce Campbell rimane imprigionato in una notte d’inferno. I Pungent Stench non guardano in faccia a nessuno (credo non abbiano neppure alzato la testa per guardarsi negli occhi vicendevolmente), a testa bassa maciullano ogni cosa, compreso il povero Ghetto Blaster, che sarà stato certamente disintegrato dopo un simile quarto d’ora nucleare. Tre le tracce che poi torneranno sul portentoso esordio discografico del 1990 sotto Nuclear Blast (“Extreme Deformity”, “Pungent Stench”, “Embalmed In Sulphuric Acid”), anche se – pare incredibile a dirsi – sul debutto risulteranno persino più meditate rispetto a queste versioni primitive e inconcepibilmente assassine. “Festered Offals” non sfigura affatto in tale marasma e anzi, spiace non averla poi vista elencata da subito in “For God Your Soul…For Me Your Flesh”, bensì solo in qualche tracklist successiva (ristampe e compilation con bonus track gratificanti per i fans, come ad esempio “Praise The Name Of The Musical Assassins”). Alcuni passaggi ritmici mettono già in luce il giochicchiare ritmico di stampo death/blues ‘n’ roll che poi caratterizzerà la seconda metà di carriera della band. Ottima anche “Pulsating Protoplasm”, altrettanto in linea. Crudi, spietati, cinici, intrisi di umorismo nero, thrashy, insensibili alla morale e seppelliti nell’allora buco del culo del mondo (metallicamente parlando), gli Stench hanno dimostrato al pianeta che quando nel loro piccolo gli austriaci si incazzano, possono risultare estremamente disturbanti. Angizia, Belphegor, Disharmonic Orchestra (con i quali una manciata di mesi dopo, nel 1989, i Pungent Stench registreranno uno split imperdibile) hanno ulteriormente ribadito, laddove ce ne fosse stato bisogno.

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