Recensione: Nattväsen (Remastered)

Di Stefano Usardi - 15 Novembre 2016 - 9:30
Nattväsen (Remastered)
Band: Månegarm
Etichetta:
Genere: Folk - Viking 
Anno: 2016
Nazione:
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79

Chi mi conosce sa che non sono un grande amante delle ristampe, soprattutto se effettuate nei riguardi di album tendenzialmente recenti o ancora facilmente reperibili. Se a questo aggiungiamo anche il mio rapporto piuttosto conflittuale con i Månegarm il disastro rappresentato dalla recensione di questo “Nattväsen (remastered)” parrebbe ben più che scontato, visto che l’album originale risale solo al 2009.
Eppure…

Ma procediamo con ordine: visto che l’album originale è stato già trattato in maniera più che esauriente mi limiterò, in questa sede, a descrivere solo ciò che è cambiato nella nuova versione. Innanzitutto l’artwork, curato dall’onnipresente Kris Verwimp, che nella sua coatteria sostituisce quello più “sobrio” ma non per questo meno affascinante dell’originale, e che pur essendo molto più canonico rende molto bene l’aura che permea questa nuova veste della Creatura della Notte.
Il secondo punto da considerare in quest’opera di restyling concerne il suono, in quanto l’album è stato completamente rimasterizzato: ciò ha permesso di aggiustare soprattutto il bilanciamento dei suoni, decomprimendo chitarre e violino e dando così un maggiore respiro ad ogni traccia. Va detto che ogni strumento (a parte il basso, che ogni tanto si perde) ha giovato da questo lifting sonoro, e anche il cantato di Eri si incastona ottimamente col nuovo respiro delle composizioni, ma trovo d’altro canto doveroso far notare come tale intervento, per quanto utile, non sia stato così invasivo da giustificare una nuova edizione dell’album, che già nell’edizione originale poteva dire la sua.
L’ultimo aspetto da considerare in questa re-issue è la fantomatica traccia bonus, la conclusiva “Bergatagen”, originariamente composta dal precedente violinista del gruppo, Janne Liljekvist, ma scartata dalla tracklist per motivi di compatibilità col resto dell’album. La canzone, con i suoi otto minuti e ventuno, è la più lunga dell’album, e completa la carrellata di orrori trattati nell’album e già descritti durante la recensione originale (a cui vi rimando). Nella fattispecie, secondo il folklore scandinavo, il Bergatagen è un tipo di troll che assume splendide sembianze per attirare gli sprovveduti nella propria dimora sulle montagne ed imprigionarli per anni. La traccia si dipana su tempi tendenzialmente scanditi durante i quali, com’era inevitabile vista la sua genesi, il violino spunta piuttosto spesso: soprattutto nella prima parte, molto più suadente, proprio il violino ricopre un ruolo centrale, ricamando riccioli di melodia e danzando apparentemente privo di peso tra uno strumento e l’altro mentre conduce l’ascoltatore lungo i sentieri della montagna. Nella seconda metà il brano si incattivisce: il troll ha ormai svelato la sua natura alla sua vittima e non c’è più bisogno di fingere. I tempi si fanno pertanto più pressanti, a cavallo tra sfuriate rabbiose e ritmiche marziali e inesorabili, prima di chiudere le porte della montagna alle spalle del poveretto e tornare alla melodia portante che si perde in lontananza, in cerca di un nuovo sfortunato da irretire e condurre alla perdizione. La canzone, una sorta di rielaborazione semplificata dell’immenso “Bergtatt” degli Ulver, è davvero ben fatta, ed oltre a concludere degnamente un album che se non è un gioiello ci va molto vicino è anche il principale motivo per cui mantengo il voto originale a questa ristampa.

E ora la proverbiale domanda da un milione di dollari: al netto di quanto esposto finora, vale la pena comprare “Nattväsen (remastered)“? La risposta è, in casi come questo, sempre la stessa: nì. Se già possedete il disco originale potrebbe seccarvi il dover sborsare un altro foglietto azzurro per una sola (per quanto bella) canzone, un leggero lifting ai suoni e una copertina diversa, e in effetti in questo caso vi sconsiglierei l’acquisto senza pensarci più delle canoniche due volte. Se invece vi siete persi l’uscita del 2009, beh, in questo caso vi trovate nell’invidiabile condizione di essere al di sopra dell’appestante odore di commercialata che solitamente permea questo tipo di operazione: fate pertanto vostra questa ristampa e gioitene.

Stefano Usardi

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