Recensione: Nemesis Divina

Di Matteo Bovio - 7 Gennaio 2002 - 0:00
Nemesis Divina
Band: Satyricon
Etichetta:
Genere:
Anno: 1996
Nazione:
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90

Parto con la premessa che considero “Nemesis Divina” come il miglior album del gruppo norvegese, al di sopra di ogni loro altra produzione; una premessa che sicuramente sarà condivisa da molti fan. Infatti l’album oltre alle caratteristiche che impressionano secondo parametri necessariamente soggettivi, è il frutto di un’evoluzione oggettivamente evidente: il song-writing si è fatto più elaborato ma non per questo è scaduto in quanto a fantasia, il suono pur rimanendo aggressivo e sporco è comunque meglio sviluppato e la qualità tecnica si è decisamente innalzata.

Ricordo per chi non lo sapesse che come special guest abbiamo niente poco di meno che Nocturno Culto, che per l’occasione ha scelto il nome d’arte di Kvedulv. La formazione a tre qui presentata vi assicuro che riesce a tirar fuori un prodotto destinato non solo ad essere al di sopra della media, ma a diventare anche un punto fermo per il Black Metal. Tutte le loro uscite a seguire saranno destinate a distaccarsi progressivamente sempre di più dalla matrice classica per andare alla ricerca di nuove soluzioni.

Si inizia quindi con “The Dawn Of A New Age”, un gran pezzo che rappresenta un degno incipit per questo capolavoro. Indimenticabili gli attacchi frontali della batteria di Frost, in stacchi con velocità al fulmicotone. Non a caso la partenza è decretata dalla oramai storica frase: “This is Armageddon!”. Si arriva ad oltre 7 minuti di canzone, ma vi assicuro che una volta che vi sarà entrata in testa li reputerete troppo pochi.

Segue la più marziale “Forhekset”, ma non mi soffermo su quest’ultimo pezzo perchè mi preme parlare della mitica, indimenticabile, storica “Mother North”: non è un caso che sia quasi universalmente riconosciuta come il capolavoro dei Satyricon. Incipit velocissimo, con un riff tanto claustrofobico quanto appassionante, che sfocia poi in un lungo interludio lento ed agghiacciante. Non manca la parte atmosferica, in cui le chitarre vengono sorrette da un semplice pad di tastiera, e il cantato riesce ad essere tanto evocativo quanto cattivo. Potrei parlare per ore di questo che reputo un mini-capolavoro dentro ad un capolavoro, ma neanche migliaia di parole potrebbero eguagliare la sensazione che solo l’ascolto potrà darvi.

Segue quindi “Du Som Hater Gud”, brano in classico stile Satyricon, anche se arricchito con quell’atmosfera ulteriormente misantropica che nel gruppo accresce di album in album. Pochi riff ben costruiti e strutturati, supportati dalle ritmiche serrate di Frost, e un finale abbellito dall’utilizzo di un pianoforte tanto elementare quanto azzeccato. Si passa a Immortality Passion, altro pezzo incredibilmente bello, e dalla sconvolgente lunghezza di oltre 8 minuti. Ai primi ascolti non nego che in testa mi era rimasto per lo più un forte senso di ossessione, dovuto anche al forte utilizzo di ripetizioni da parte dei Satyricon; per entrare nella logica del pezzo, non si può prescindere ci certo da questo voluto desiderio di ricreare sensazioni quasi claustrofobiche, grazie all’utilizzo di riff minimali e malati.

E’ la volta della title-track, considerata dal sottoscritto come uno dei pezzi più bastardi nella storia del Black Metal. La voce di Satyr esprime bene il concetto con tutta la cattiveria possibile, mentre per quello che riguarda la musica non starò a ripetermi, perchè il concept è quello di tutto il resto del disco. Si chiude quindi con la strumentale “Trascendental Requiem Of Slaves”.

Questo Cd è consigliato caldamente a tutti gli amanti del Black Metal, ma non solo. Quello dei Satyricon è un suono del tutto particolare, soprattutto in questa produzione; un suono che si distacca dal classico gelo darkthroniano e che pur rimanendo inequivocabilmente Black assume delle forme del tutto particolari. Non si respirano profumi di bei sentimenti, questo è poco ma sicuro; tuttavia la maestosità delle atmosfere che riescono a ricreare grazie alla loro musica è veramente invidiabile. Atmosfere dense di odio, di passione e volutamente lontane da tutto ciò che possa procurare piacere immediato; e forse proprio per questo destinate a durare, non a perdersi con il proseguire dell’ascolto. Okay, io sono un fan sfegatato dei Satyricon, ma ciò non toglie niente ai loro lavori; “Nemesis Divina” è un cult, un pezzo di storia, quindi va ascoltato. Solo dopo esservi quasi sciolti orecchie e cervello per l’ascolto potrete dire se effettivamente vi piace o meno.
Matteo Bovio

Tracklist
01. The Dawn Of A New Age
02. Forhekset
03. Mother North
04. Du Som Hater Gud
05. Immortality Passion
06. Nemesis Divina
07. Trascendental Requiem Of Slaves

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