Recensione: Nero In Metastasi

Di Michele Puma Palamidessi - 2 Aprile 2016 - 8:00
Nero In Metastasi
Etichetta:
Genere: Grindcore 
Anno: 2014
Nazione:
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85

“Spalanca le porte alla morte
scarno, proiettato su un letto
devastato da metastasi,
quel che ti resta da trascorrere
riflette il buio che ti sei lasciato dietro “

Non vi siete mai chiesti come poter trasformare le  proprie emozioni  o  sentimenti  in un’opera che ha che fare con un qualcosa di onirico ed artistico? Che sia un dipinto, una poesia o una semplice opera musicale. Parlando di quest’ultima se possiamo accostare un sentimento umano come la rabbia, unita alla pura violenza che vuole intimidire questa  società, non posso  far altro che citare “Nero in Metastasi” dei veterani  Cripple Bastards!
 

Quest’ultimo lavoro registrato  in Svezia e  pubblicato Tramite Relapse Records il 17 Febbraio del 2014 fa subito capire che è un vero e proprio inno alla repulsione, un  pugno nella bocca dello stomaco a chi osa ascoltarlo, brani diretti ma più elaborati che in passato, killer song come “Malato Terminale” o “Lapide Rimossa”, così’ come il resto della scaletta, non sono altro che la riprova che questi ragazzi sono ancora pieni di idee ed ispirazione dopo oltre venti anni di carriera, fatta di tanta gavetta ed innumerevoli concerti lungo tutto lo Stivale, e ce lo dimostrano una volta di più con un album Grindcore/noise-Core che non annoia mai l’ascoltatore, anzi, talvolta lo può addirittura sorprendere.
Tecnicamente “Nero In Metastasi” è un full-length ben registrato e mixato magistralmente. I brani sono omogenei l’uno con l’altro e non si sente mai l’odore  del “già sentito”. Delle varie linee di chitarra, per esempio, partendo dai riff più violenti e passando alle ritmiche meno serrate, si nota molto equilibrio compositivo e soprattutto tanta voglia di fare.
 

Parlando dei singoli, Giulio The Bastard urla come al suo solito ruggendo note e parole con un pathos incredibile, confermandosi leader indiscusso. Il batterista Al Mazzotti è una vera e propria mitragliatrice a canne rotanti, da quanto è scatenato dietro le pelli. Kommisar e Vitto, invece hanno il compito di disintegrare il timpano dell’ascoltatore a suon di riff violenti e malati. Duo molto epico, a modo loro, ed affiatato. Infine c’è Schintu The Wtreched, che si impossessa del basso e lo rende devastante quanto un Railgun  in azione. Nel complesso c’è molta armonia, condita da un morboso desiderio di regalarci un album veramente unico e devastante, una perla, un viaggio nella loro personale visione del mondo e della società che ci circonda.
Tra le tipiche stilettate hardcore/grind e brani in cui si può sentire addirittura un dolce retrogusto thrash, si fa particolarmente notare la insolita “Splendore e Tenebra”,  brano molto particolare ed intenso. Una canzone che inizialmente non sembra far parte dei classici canoni dei Cripple Bastards, con sonorità che da lì a pochissimo  scaricheranno una quantità innegabile di angoscia dalle casse del vostro impianto stereo, per un brano che mostra la vera maturità di questi veterani, mischiando abilmente le influenze hardcore con quelle più vicine ad un genere totalmente diverso come lo stoner. In questo estratto si può sentire addirittura  la voce pulita di Giulio The bastard. Un capolavoro.
 

Questo “Nero In Metastasi” ha un compito veramente arduo: farsi apprezzare e dimostrare un’evoluzione stilistica più matura che in passato, senza farlo pesare all’ascoltatore. Al riguardo qui subentra l’ottimo  e sapiente lavoro della produzione, che ci allieta in  ogni singolo passaggio dell’album, brano dopo brano senza quell’alone di confusione che spesso può subentrare ascoltando un genere difficile come l’hardcore ed il grind; i puristi del genere probabilmente potranno storcere il naso, ma se osservato oggettivamente questo album è uno dei migliori della loro ormai lunga carriera e conferma i Cripple Bastards come una delle punte di diamante della scena italiana e non solo.

Benvenuti nell’inferno.

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