Recensione: Nevernight

Di Stefano Ricetti - 7 Maggio 2010 - 0:00
Nevernight
Band: Nevernight
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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74

Esordio discografico ufficiale per i veneti Nevernight che porta le stimmate dei tempi eroici della prima ondata heavy metal italiana anni Ottanta per via della gavetta che i Nostri hanno sopportato prima di approdare al tanto agognato full length. La band è infatti attiva fin dal 2001, vanta i demo di default come miriadi di altre situazioni e si presenta all’appuntamento fornitogli dalla Steelheart Records con i contatori delle ore in sala prove e dei chilometri macinati per suonare in giro letteralmente in overflow. Le premesse per fare bene, quindi, paiono esserci davvero tutte, a partire da una copertina di disco estremamente professionale e soprattutto azzeccatissima, da parte di Alessandro Cini. Meno d’impatto rispetto al solito – ma è normale per le nuove uscite, prive di memorabilia d’antan da esibire – il booklet di sedici pagine marchiato Steelheart, con tutti i testi e le foto della band di prassi, più uno scatto a The Night, misterioso figuro ritratto anche sulla cover.

Dopo l’intro obbligatorio, inizia l’assalto a dosi di thrash che ricordano molto da vicino l’esordio dei valtellinesi SNPEmpty Words Empty Promises Ep del 1993 -, sia per la somiglianza nell’interpretazione vocale di Stefano Bellon con Reggy Forenzi che per la struttura del brano nelle parti più veloci. Still Rage ha il pregio di elargire parecchio hook nonostante l’impianto-canzone “duro-duro” e veloce, con in bella evidenza il notevole lavoro alla chitarra di Andrea Colusso. Night Of Death parte iper-cassica con dei riffoni da paura per poi accelerare alla morte fino alla fine, a dimostrare che i Nostri sanno “tirare” alla grande senza perdere impatto. Ottima la pace dopo la tempesta significata dalla strumentale Fly Part 1, poi è la volta della seconda tranche: ipnotica, malinconica ma per certi versi necessaria a significare che il singer può molto di più che avere “i Bollocks in gola” ogni piè spinto. Evidentemente i Nevernight sanno come scrivere una canzone adulta con i contro****. Grande giusto, grande feeling, grande songwriting e grandi tastiere, nell’occasione. Per chi scrive l’highlight assoluto del disco, senza dubbio alcuno, il classico brano che regala emozioni nuove ad ogni ascolto: chapeau, quindi, rigorosamente in Marca Trevigiana.

The Reaper non poteva essere una canzone d’amore e infatti l’impatto dei Nostri si sviluppa violento sulla scia di un ipotetico “Metallica meets Judas Priest” con l’innesto di qualche growl che sa essere NON fuori posto. HM straclassico condito da tastiere in The Siege, episodio molto ben riuscito che sa mescere in maniera dignitosa impatto e melodia, il tutto accompagnato da un singer volutamente più oscuro del solito. Beh, da un titolone come Metal Child non ci si potrebbe di certo aspettare un pezzo Dance, infatti si rivela brano diretto dal ritmo incalzante ancora vicino ai Four Horsemen di inizo carriera. Insanity scomoda ancora il Sacerdote di Giuda per quanto attiene l’inizio, dolce e allo stesso tempo marziale, poi growl a ristabilire le debite distanze dal miele per il consueto riffing affilato di Colusso ad accompagnare un pezzo tutto sommato che passa senza lasciar traccia di sé.

L’inizio di The Road porta a lidi immaginifici anche se riproposto in passato migliaia di volte da altri gruppi, poi ordinaria amministrazione fino al termine. Chiusura a sorpresa, in stile Savatage: preparate gli accendini e lasciatevi andare al sogno metallico di Prayer, un viaggio che val la pena di precorrere più volte lungo quattro minuto e venti di durata. Semplicemente immensi, nell’occasione, i quattro di Montebelluna.

Nevernight è un album che non passa inosservato, senza dubbio, anzi costituisce una piacevole sorpresa, di quelle che non si improvvisano con dei colpi ad effetto ma che partono da lontano, dopo aver sputato sangue, perso sonno ed essersi fatti un mazzo tanto. In parecchi frangenti, però, si sente la mancanza di una seconda chitarra, che potrebbe costituire l’inizio di una nuova era per la band veneta, rendendone più piena la proposta – quando serve, ovviamente – per pestare davvero sul serio quando non c’è da lasciare prigionieri. Viceversa brani come Fly e Prayer sono lì da sentire, a marchiare a fuoco l’avvenuta maturità dei Nevernight in certi frangenti più soft.

Da seguire senza indugio, ‘sti Nevernight…

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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Tracklist:
1.Nevernight
2.Still Rage
3.Night Of Death
4.Fly Pt. 1
5.Fly Pt. 2
6.The Reaper
7.The Siege
8.Metal Child
9.Insanity
10.The Road
11.Prayer (Bonus Track)

Line-up:
Stefano Bellon – Vocals
Andrea Colusso – Guitars, Keyboards
Dimitri Salomon – Bass
Andrea Cini – Drums

Contatti Steelheart Records: info@metal-force.com

 

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