Recensione: Noble Savage

Di Mauro Gelsomini - 12 Luglio 2002 - 0:00
Noble Savage
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Anno: 1996
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90

Nel 1985 esce l’LP “Noble Savage”, album di pomposa magnificenza, iniziatore di quel romantic epic metal che sarà un marchio di fabbrica per tutta la produzione di Defeis e soci.
Nel 1996 il disco viene riproposto dall’etichetta T con ben 6 bonus tracks, scritte nell’85 ma lasciate fuori dall’LP originale per problemi di spazio.
La ruvida voce di David sul galoppante riffing di Ed Pursino apre le danze con “We Rule The Night”, maideniana all’inverosimile nelle ritmiche, barbara e teatrale nelle liriche (soprattutto nel chorus).
Straniante il riff iniziale di “I’m On Fire”, per poi trasformarsi in quanto di più classicamente heavy ci sia quanto sezione ritmica, seguendo in un certo senso il canovaccio del pezzo precedente, anche se aumentano le sovrancisioni di chitarra a riempire ulteriormente il sound, e compare anche un assolo di Pursino prima della ripetizione del chorus, non troppo azzeccato.
“Thy Kingdom Come” è una mid-tempo epica che ricorda molto gruppi come Manilla Road e Cirith Ungol, anche nel sound delle chitarre, per poi distaccarsene sul chorus, romanticamente interpretato da Defeis.
La magica strumentale “Image Of A Faun At Twilight” sembrerebbe aprire per una ballad di stampo bucolico, ma è la titletrack a fare il suo ingresso, più vicina alla recente produzione dei Virgin Steele, quindi per l’epoca vero e proprio gioiello di barbaric-romantic epic metal, con quel suo refrain guerresco e sognante perfettamente reso dallo stato di grazia di David Defeis. Il pezzo contiene un interludio tastieristico di grande effetto il cui stile sarà sfruttato per creare l’ormai leggendario tema di “Marriage…”. Il generosissimo uso di effetti quali echi, riverberi e delay dà alla voce di David un’attitudine ancora più istrionica e la sua performance sul finale del pezzo è quanto di più epico possa esserci in un momento ricco di pathos come questo.
“Fight Tooth And Nail”, veloce e senza fronzoli, risulta un po’ debole nel refrain, anche se dotata di una buona linea corale sul bridge. Dal ritornello quasi glam, “The Evil In Her Eyes” è una buon ballad che non convince in pieno forse a causa da linee vocali troppo stranianti sulle strofe, ma è comunque apprezzabile il tentativo di discostarsi da soluzioni superficiali. Un falsetto ai limiti dell’ultrasuono introduce la seguente “Rock Me”, dal titolo non bisognosa di troppe descrizioni: accomunabile a tutto il filone hard’n’heavy anni ’80 rappresentato dai vari W.A.S.P., Warlock, Ac/Dc, ecc., il pezzo non sorprende pur rimanendo di godibilissimo ascolto.
Ballatona dalle tinte tutt’altro che melense, con vocals grezze (per molti versi qualcuno potrebbe sentirci i Guns’n’Roses di qualche anno dopo) e stridule, “Don’t Close Your Eyes” è solo l’intermezzo che riporta alla magia dell’epic metal. Infatti “The Angel Of Light” è anthemica al punto giusto per riportare alta la tensione epico-tragica degli inizi, con il suo chorus dal gusto quasi pop, ma poggiato su stravaganti tappeti tastieristici. Molto interessante la sezione ritmica di basso, dissonante rispetto al solo di Pursino. Il senso di confusione arriva al suo massimo con una voce narrante demoniaca, per poi riproporre il motivo precedente. E’ ancora il lirismo del falsetto di Defeis a disegnare le malinconiche linee di “Obsession”, prima che con grande irruenza il brano si trasformi una ruggente cavalcata, ancora una volta in ombra per via delle scelte delle melodie vocali sulle strofe. Notevolissimo il riffing di chitarra e il lavoro di basso su “Love And Death”, senza contare l’eccezionale solo di Pursino, mentre viene relegato al ruolo di comprimario il tuttofare Defeis, che qui sperimenta persino un timido growl sul finale.
“Where Are You Running To” ricalca le orme di “Don’t Close Your Eyes”, aggiungendo più elementi catchy grazie all’innesto di pianoforte e chitarre acustiche, mentre risulta quasi fastidiosa la continua ricerca del falsetto stridulo e super-effettato da parte di Defeis, con il quale il brano si conclude, e con il quale si apre il successivo “Come And Love Me”, caratterizzato dal repentino cambio di tempo tra strofa e refrain, veloce e diretto come un pugno nello stomaco. Maestosa e malinconica al contempo è l’autocelebrativa “The Spirit Of Steele”, lenta e melodica, prima della conclusiva strumentale “The Pyre Of Kings”.
In definitiva l’album è un concentrato di gusto e potenza, e va tenuto in grande considerazione proprio per lo stile personalissimo dei Virgin Steele che va forgiandosi, anche se nel complesso i due filoni stilistici (epic metal e heavy rock classico) non sempre riescono a fondersi alla perfezione, anche se costituisce comunque il punto di svolta rispetto agli album precedenti, grazie all’elevazione stilistica in termini di classe e raffinatezza che caratterizzerà l’attività della ban di qui in avanti.

Tracklist:

01) We rule the night
02) I’m on fire
03) Thy kingdom come
04) Image of a faun at twilight
05) Noble savage
06) Fight tooth and nail
07) The evil in her eyes
08) Rock me
09) Don’t close your eyes
10) The angel of light
11) Obsession (it burns for you)
12) Love and death
13) Where are you running to
14) Come on and love me
15) The spirit of steele
16) The pyre of kings

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