Recensione: Novembrine Waltz

Di Onirica - 31 Dicembre 2001 - 0:00
Novembrine Waltz
Band: Novembre
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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90

Semplicemente squisito.
Triste, malinconico, nervoso, emozionante e soprattutto introspettivo.
Queste le caratteristiche dell’ultimo album degli italianissimi Novembre. Le
aspettative non sono state per niente deluse, anzi Novembrine Waltz,
questo il titolo dell’album, dimostra sin dall’inizio un sound più maturo, fratello
maggiore dell’indimenticabile Classica. Ne sono rimasto estasiato, affascinato,
stupito, commosso.
Si parte con “Distances“. L’energia di questo pezzo iniziale preannuncia
l’atmosfera dell’intera nuova uscita. Troviamo subito alternanze nell’uso della
voce e rapidi cambi di ritmo da parte degli instancabili fratelli Orlando, sempre
più grandi.
Con il secondo brano scopriamo le prime frasi rigorosamente in italiano all’interno
di Novembrine: “Everasia” parla di viaggi, di scoperte, di abissi e sentimento.
Un viaggio di 8min e 23, ma a mio parere indimenticabile. Immediatamente, i
miei complimenti Carmelo. Ecco cominciare il pezzo più malinconico: un pianoforte
accompagna le prime parole di un singer che, soprattutto dal punto di vista
interpretativo, è irrangiungibile. La canzone prosegue liscia come l’olio nelle
mie orecchie lasciando tuttavia un senso di angoscia non indifferente.
Ma il bello deve ancora cominciare.
Tenetevi stretti adesso. I Novembre hanno iniziato nel settembre del 1990 sotto
il nome di Catacomb. Ebbene dopo i demo Unreal e Return Of The Ark, trascorrono
quattro anni, e finalmente esce il primo vero e proprio album firmato Novembre,
intitolato “Wish I Could Dream It Again”: nell’ottava traccia di quest’album
troviamo ciò che sta per ripetersi dopo circa sette anni. Pelle d’oca. In Child
Of The Twilight
di Novembrine Waltz la musica si ferma ancora una volta
mentre Carmelo sussurra la frase: “é come impazzire, impazzire, in un mare dorato”.
La chitarra sotto, quella voce. Non so come spiegarmi, ma personalmente credo
di aver provato la stessa emozione di tutti coloro che conoscendo i lavori precedenti
si sono trovati davanti questa canzone, anzi questo capolavoro. Si riparte.
Una batteria convinta e impetuosa, degna di uno dei migliori batteristi della
scena metal mondiale, suona la carica che porta con infinita nostalgia alla
fine del brano. Dopo questo enorme pugno nello stomaco, si passa alla quinta
traccia: si tratta di una cover di Kate Bush, straordinariamente riarrangiata
dai Novembre e cantata da Ann-Mari Edvardsen. Ecco un piccolo particolare su
cui non mi sono trovato molto d’accordo. Come ho già detto, il risutato di questo
piccolo esperimento è molto carino, ma la posizione all’interno del cd, la voce
femminile, il sound complessivo finale insomma, sembra quasi spezzare l’intero
percorso di quasi un’ora. Penso sia un’impressione comune.

Comunque, si passa a quella che io chiamo conseguentemente “seconda parte del
cd”. Un profumo quasi acido tocca le nostre orecchie, inizia “Flower“.
Acido ma squisito ragazzi. Ancora una volta il nostro singer dimestra una buona
padronanza della sua voce, che in questa track dimostra tutte le sue sfumature:
dal pulito al growl più cupo e oppressivo. Da ascoltare. Segue “Valentine(almost
an instrumental)
“: il titolo dice praticamente tutto e assolutamente niente,
ma introduce all’ascolto di un pezzo che merita di essere attentamente seguito.
Difficile da comprendere, strano e quasi sordo in alcuni suoi punti introduce
i due pezzi finali forse più malinconici dell’intero album. Il primo dei due
è “Venezia Dismal“che ripercorre un viaggio interiore all’interno di
una città bellissima, ma anche grigia e scura. Percorriamo il canale in gondola,
e passato il freddo dicembre, raggiungiamo l’ultimo brano di Novembrine Waltz,
Conservatory Resonance“, un’antica e sempre rinnovata ricerca, una nuova
lode alla musica stessa, così come era accaduto sempre nel 94 con “The Music”.

I Novembre non mollano la presa signori, è pura energia fino alla fine. Fino
alla fine del pezzo, fino alla fine dell’intero album. Ma non si tratta di cattiveria
e violenza, è qualcosa di più profondo, è angoscia e tristezza, è riflessione.
Con questo album (e non solo) i Novembre confermano la loro abilità, dimostrando
per l’ennesima volta di non dover invidiare nessun gruppo nè italiano nè…
svedese ad esempio. Semplicemente squisito. Una piccolo particolare per i più
curiosi: il chitarrista Massimiliano Pagliuso è ancora all’interno della band,
non preoccupatevi.

Tracklist:

1 Distances

2 Everasia
3 Come Pierrot
4 Child of the Twilight
5 Cloudbusting
6 Flower
7 Valentine
8 Venezia Dismal
9 Conservatory Resonance

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