Recensione: Nuwa (五色石 )

Di Elisa Tonini - 9 Marzo 2022 - 23:22

Dall’America il metalcore giunse pure in Estremo Oriente, variando per espressività e diffusione. In Cina abbiamo i veterani Yaksa e gli Ego Fall, mentre a Taiwan ci sono band come i Flesh Juicer ed i presenti Orchid Sword (蘭花刀). Nati nel 2010, il quintetto ha rilasciato un EP, alcuni singoli e due full-lenght. L’ultimo di questi è “Nuwa”, uscito a novembre 2021.

Per contestualizzare il sound dei Nostri dobbiamo ricondurci al significato del loro monicker. “Orchid”, è la bellezza nella cultura orientale e simboleggia la madre terra che porta vitalità e splendide risorse. “Sword” è un simbolo di offesa, l’altra faccia della natura che porta disastri e morte. L’unione di questi due intenti punta a fondere una grazia lussureggiante dal sapore elettronico, respiri più o meno folk e naturalmente brutalità metal.
Ne risulta un groove carico eppure fluido che incorpora prevalentemente death metal melodico ed ambientazioni moderne. All’occorrenza soffia una tensione spirituale. La batteria scandisce i brani con particolare estro mentre le chitarre denotano cura ed una tecnica virtuosa. Il cantato scream, growl oppure in pulito è pressoché mirabile nell’espressione, ed è talvolta combinato agli ospiti provenienti dalla scena locale. Per dire “你的夢” con Mandark gioca su un favoloso contrasto tra la combattiva voce maschile e la leggera voce femminile. Questi elementi espandono all’unisono un fuoco indomito, tra le punte assolute del disco. In questo senso però, “眾⼭山” è l’apice compositivo tra melodia elaborata e ritmiche senza compromessi. Gli assoli di chitarra sono magnetici ed integrati in un’epicità dall’aura storica, immortale. Uno spirito vicinissimo ai Rotting Christ di “Theogonia” pur essendone estremamente lontano musicalmente e culturalmente.

Il lato folk di ” 我們到不了的地方” trascina l’ascoltatore in un vortice scintillante, orecchiabile ma grintoso mentre “船破海海坐底” seduce con furia terremotante, dall’autorità divina.
“大水蟻” si differenzia dalle altre tracce per essere una sorta di pseudo-ballad distesa, eterea ma tenace. Si trova qui un’aspirazione mistica, affine a Devin Townsend ma anche a The Edge degli U2. Un ottimo brano, tra i più particolari del lotto.

Il resto delle tracce ( con l’eccezione di “是故空中無⾊色”) sono meno memorabili rispetto a quelle menzionate sopra. Comunque gradevoli.

Con “Nuwa” gli Orchid Sword hanno creato un album di  qualità generale molto buona. C’è un perfezionamento del trademark ed una crescita nella scrittura dei brani. Ottima la produzione. I Nostri potrebbero essere accostati ai  Bring Me The Horizon di “Sempiternal” ma anche al già citato Devin Townsend solista. I taiwanesi però combattono per la loro originalità e sono convinti come pochi. Un album potenzialmente adatto a chi non è avvezzo al metalcore. Da ascoltare per gli appassionati di folk metal in tutte le forme.

Elisa “SoulMysteries” Tonini

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