Recensione: Obscene Repressed

Di Daniele D'Adamo - 10 Aprile 2020 - 0:01
Obscene Repressed
Band: Benighted
Etichetta: Season Of Mist
Genere: Death 
Anno: 2020
Nazione:
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75

Nono disco in carriera per i francesi Benighted, “Obscene Repressed“, che, come lascia intuire il titolo, tratta le vicende di un adolescente di quindici anni, Michael, alle prese con un mai risolto e anzi abnorme e vivo complesso di Edipo.

Un concept-album, insomma, che ruota attorno a una delle più sconvolgenti forme di metal estremo mai concepite, e cioè la terrificante miscela grindcore/death metal che i transalpini hanno messo a punto sviluppandola nel corso dei lustri. Una messa a punto si può dire ‘quasi’ perfetta – giacché la perfezione non esiste – , in perenne equilibrio stabile fra i due generi musicali suddetti. Un bilanciamento che piega leggermente verso il death metal, lasciando al grindcore i momenti più intensi dell’LP.

Dopo il classico incipit ambient, la title-track parte violentissima, scatenata da un inumano inhale, condita da cori riottosi, riff tritaossa, drumming da allucinazione. La tecnica posseduta da Nostri è ai massimi livelli, condizione necessaria per bombardare al tappeto l’Umanità intera. Le due chitarre battagliano cucendo accordi convulsi, taglienti come lame chirurgiche – in fondo, un pizzico di *-core c’è. Assieme al terrificante rombare del basso, esse erigono un muraglione di suono pazzesco, le cui tre dimensioni cartesiane appaiono infinite. Un cubo dai lati senza fine, insomma, assolutamente invalicabile da coloro che restano intrappolati fra le strettissime maglie di un sound dal peso specifico enorme. Condito dall’eccellente riproposizione dei cliché cari al grindcore, come si può udire nella complicatissima ‘Nails’.

Come detto, la bravura agli strumenti da parte del combo di Saint-Étienne consente al combo medesimo di elaborare le varie song nei modi a loro più consoni, parlando di difficoltà esecutiva. È qui, nelle canzoni, che s’innestano, anche, elucubrazioni arzigogolate di brutal e technical death metal, senza tuttavia inglobarle ma lasciandole spaziare in un stile abbastanza originale, che tuttavia non regala granché di nuovo. Purtuttavia, non bisogna dimenticare che lo stesso stile identifica in modo chiaro e distinto il quintetto dell’Auvergne-Rhône-Alpes. Sono ormai passati ventidue anni dalla sua nascita, per cui è logico pensare a un’evoluzione costante che abbia condotto a qualcosa di finito, di delineato in tutti i suoi aspetti, nei più minimi dettagli. Circostanza che non è detto che accada ovunque, anzi: il raggiungimento di tale maturità non può che essere un punto… pesante a favore dei Nostri.

Tale approccio alla questione pare prediligere la voglia di devastare tutto e tutti, invece che approfondire anche musicalmente i temi trattati. L’idea è che la concentrazione sia massima nel creare tracce quanto più violente possibili, sino ad arrivare alla totale trance da annichilazione, ben percepibile nella terremotante ‘Implore the Negative’; song movimentata, debordante potenza da tutti i pori nonché affrescata da caleidoscopiche mutazioni che la rendono adulta e piuttosto facile da mandare a memoria. A parere di chi scrive, trattandosi di un brano prettamente death metal, più interessante e piacevole da digerire rispetto alle più brevi, come durata, ‘picchia-duro-e-basta’, come per esempio ‘The Rope’.

Insomma, i Benighted appaiono essere a proprio comodo quando possono estrinsecare materiale che non sia solo esplosivo come una testata nucleare (‘Casual Piece of Meat’), come succede, sempre per esempio, in ‘Muzzle’, ove si odono echi jazzistici fra un breakdown e l’altro. A ogni modo, anche pezzi come il ridetto ‘Casual Piece of Meat’ o la mostruosa ‘Scarecrow’, un loro fascino lo posseggono comunque, seppure in maniera ridotta rispetto a quelli più variegati poiché, davvero, è dura trovare sulla faccia della Terra qualcuno che picchi più duro dei guerrieri post-apocalittici provenienti d’oltralpe.

“Obscene Repressed”, alla fine dei conti, non offre molto di nuovo da dire ma, di contro, rappresenta uno dei pesi massimi mondiali in termini di sfascio sonoro assoluto.

Devastanti.

Daniele “dani66” D’Adamo

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