Recensione: Of Carrion And Pestilence
L’encomiabile etichetta polacca Wydawnictwo Muzyczne Psycho, specialista in old death metal underground, dopo i Centurion tira fuori dal cilindro gli spagnoli Mass Burial (da non confondere con gli omonimi australiani). La putrida cover del loro primo full-length, “Of Carrion And Pestilence”, del resto, non lascia spazio a dubbi su quale sia la loro proposta musicale.
Una copertina, difatti, che rimanda al volo verso il death metal delle origini, quello del brodo primordiale in cui navigavano, a metà degli anni ’80, Possessed, Morbid Angel e Sarcófago. Quando, cioè, dalla costola più bestiale del thrash si staccavano i brandelli di coloro i quali, in una scellerata unione con il black metal, mettevano assieme le prime note di ciò che, immediatamente, si sarebbe chiamato ‘death metal’ (“Death Metal”, Possessed, demo, 1984).
Per i Mass Burial si tratta, allora, di un profondo tuffo nel passato. Totalmente incuranti di tutti i cambiamenti che, da allora, ha avuto il loro amato genere, essi si allineano, in tutto e per tutto, a quanto suonato da Jeff Becerra e compagni nei primi anni della loro tanto importante quanto breve carriera. È quasi inutile affermare che una copia non sarà mai uguale all’originale, tuttavia bisogna anche rilevare che il combo di Burgos ce la mette davvero tutta, nel cercare di ripristinare quelle mitiche, irripetibili atmosfere.
Impostando la critica a “Of Carrion And Pestilence” basandosi su questa impostazione di pensiero, non rimane da incorniciare, in primis, il marcissimo suono delle chitarre di Raúl Puente e Angel, il cui timbro sembra essere filtrato da un distorsore pieno zeppo di vermi brulicanti. Chiaramente non si è di fronte a due guitar-hero quanto a due personaggi che, comunque capaci di abbracciare il loro strumento, hanno per scopo la riproposizione di sonorità abbandonate da qualche tempo anche da quegli ensemble che dell’old school fanno la loro bandiera (es.: Stillborn). Come loro, anche gli altri due membri della band. Lo stesso Puente, in versione vocalist, sfodera un semi-growl totalmente (o quasi) monocorde, lontano anni luce da ogni minimo tentativo d’evoluzione da quello che è poco più di un ferale sfogo di rabbia. Oscar tortura le corde del suo basso facendole saltellare come insegna la scuola heavy, mentre Jorge spara a mille il suo drumming caotico che, non di rado, si avventura in blast beats dalla ferocia inaudita. Un sound così involuto non poteva che essere supportato da una produzione minimale, e così è: l’obiettivo di trasportare la mente dentro le morbose e sulfuree atmosfere di canzoni mitiche quali “The Exorcist” o “Evil Warriors” (“Seven Churches”, Possessed, 1985) si può dire centrato.
“Of Carrion And Pestilence”, la song, apre il lavoro direttamente, con veemenza, evitando qualsiasi tipo di intro. Del resto, con un sound così non c’è alcun bisogno di ‘creare l’atmosfera’, poiché a ciò ci pensano un break centrale da horror movie e dei laceranti guitar-solo. Il putrefatto riff portante di “Intense Genital Punishment”, unitamente a un ritmo dissennato, veloce ma non esagerato, fa venire in mente qualcosa dei Dismember. “Tomb Desecrator”, per far onore al titolo, opprime l’aria con il suo puzzo di disfacimento. “Mass Burial” azzarda alcuni passaggi d’oscura melodia, calcando la mano su un mood malefico e tenebroso. “Post War Psychosis” è per l’headbanging da chiodo, toppe e crani lungo-criniti. Lo stupendo, elementare fradiciume del mid-tempo di “Rotten Rise Again” si lega efficacemente all’orrore psicologico scatenato dall’incipit di “Deathlike Dream”. “Virulent Infestation” va assai vicino alle timbriche del black metal e, di nuovo, un main riff degenere tiene su il brano; esattamente come nella successiva, violentissima “Time To Take Revenge”, devastata dai blast beats. Un vago rimando agli Slayer connota “Only One Bullet Left”, quando “When Fury Became Blood” chiude il disco con uno sfascio totale.
“Of Carrion And Pestilence” va preso per quello che è: una fedele rivisitazione dei primi istanti vitali del death metal. Di più, i Mass Burial non hanno inteso fare. E, quindi, il progetto può avere un senso e, soprattutto, un valore per coloro che all’old school non riescono a rinunciare. Old school di quello vero, però.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. Of Carrion And Pestilence 3:17
2. Intense Genital Punishment 2:51
3. Tomb Desecrator 2:42
4. Mass Burial 3:46
5. Post War Psychosis 4:17
6. Rotten Rise Again 3:45
7. Deathlike Dream 3:14
8. Virulent Infestation 2:59
9. Time To Take Revenge 3:10
10. Only One Bullet Left 4:03
11. When Fury Became Blood 3:14
Durata 37 min.
Formazione:
Raúl Puente – Chitarra e voce
Angel – Chitarra
Oscar – Basso
Jorge – Batteria