Recensione: Of Death
La furia scardinatrice che alimentava l’anima di Ace Börje Thomas Forsberg, più conosciuto come il Quorthon degli inarrivabili Bathory, è una forza che si trasforma, si scatena, si acquieta ma non muore. Viaggia invisibile nell’etere, attraversa le pianure, supera i mari, sale e scende gli altopiani e gli abissi oceanici per finire, chissà, in un luogo ove s’infrangono gli eoni. Un luogo ove, anche, nascono e muoiono i sogni.
Sogni che sicuramente hanno tormentato le notti di HeavyHarms, R.I.P. Meister e Alkolust affinché prendessero in mano i rispettivi strumenti allo scopo di brandirli per generare una band dalla gigantesca forza demolitrice. Così, nel 2008, essi stabilizzano definitivamente la line-up dei Byfrost (altro nome di Bivrost/Bifrost, il ponte che collega Midgard ad Asgard nella mitologia norrena), nati l’anno precedente in quel di Bergen. Dopo il debut-album “Black Earth”, è l’ora di “Of Death”, secondo full-length dei norvegesi, che affilano le armi per mettere a ferro e fuoco l’Europa e, perché no, anche il resto del Mondo.
Il sound del trio, come si poteva già intuire dalle premesse, è nient’altro che un terribile cozzo fra i più violenti e rozzi elementi sia del black, sia del thrash; mistura esplosiva plasmata in maniera rudimentale, senza l’apposizione né di fronzoli, né di orpelli. L’obiettivo di HeavyHarms e compagni non è quello di percorrere i sentieri senza fine dell’epopea viking, bensì quello di scatenare l’inferno sulla Terra con la potenza inarrestabile della loro musica. Nonostante il cantato roco e stentoreo di HeavyHarms si avvicini parecchio a quello di Quorthon e nonostante in certi passaggi si sentano echi dalle bathoriane memorie, i Byfrost riescono a dipingere un sound dalla chiara personalità e ben definito in tutte le sue parti: nulla di originale, ma sicuramente qualcosa che, invece, rimanda inequivocabilmente alla band medesima. HeavyHarms, oltre a cantare, è responsabile di un guitarwork connotato da riff secchi e tagliati con l’accetta, robusto sostegno di un sound arricchito dai vorticosi giri di basso di R.I.P. Meister e dall’incessante drumming di Alkolust. Inutile aspettarsi finezze stilistiche: il suono dei guerrieri dell’Hordaland è una mazzata sui denti. Sempre e comunque. Con una continuità e una determinazione, in ciò, che può solo essere presa come esempio.
E, con una mazzata sui denti, inizia appunto “Of Death”. È quella di “May The Dead Rise” che, dopo un terremotante incipit, martella un up-tempo da ribaltare qualsiasi ostacolo si trovassero davanti i Byfrost: una presentazione di tutto rispetto, indicativa della ferrea volontà di cosa suonare e di come farlo. In “Eye For An Eye” HeavyHarms prende in mano le operazioni guidando gli accordi musicali verso un ritornello epico nonché pregno di lirismo. La velocità, come da filosofia di base, a volte si scatena in paurosi blast-beats; tuttavia si assesta mediamente su tempo più pesanti e massicci che rapidi e leggeri. “Buried Alive” evita di fare il verso ai Venom impegnandosi invece in una maestosa cavalcata nei territori dell’inferno pagano. Il mid-tempo messo su da Alkolust è di rara forza e potenza e consente, fra l’altro, ad HeavyHarms di sciorinare alcuni soli di pregevole fattura. Le partiture ritmiche dell’ascia del medesimo sono sì semplici, ma dannatamente efficaci nell’alimentare un sound che, spesso, rimanda alle più sanguinose battaglie all’arma bianca; evocate dalla spaventosa potenza di “Of Death”, title-track dal ritmo tanto poderoso quanto travolgente. “Full Force Rage”, come da titolo, è uno sfascio sonoro, una violenta bastonata sulla schiena: aggressività e dinamicità allo stato puro! Con “Shadow Of Fear” i norvegesi scatenano la forza del thrash per una song sì cupa ma ‘picchia duro e basta’ che, di nuovo, alimenta l’attitudine dei Nostri nel provocare il lato bestiale dell’Uomo. “Sorgh”: l’Era dei Sogni… un brano strumentale dal quasi nauseante sapore lisergico, preparatorio all’allucinante assalto finale di “All Gods Are Gone”. Pezzo di chiusura di “Of Death”, il brano assomma a sé tutte le caratteristiche e peculiarità tecnico/artistiche possedute dal combo nordeuropeo, con una decisa risalita del mitologico sentimento bathoriano assopito, invece, nelle altre composizioni del disco.
Definire i Byfrost una sorta di ‘piccoli Bathory’ sarebbe ingeneroso e soprattutto riduttivo nei loro confronti; dotati, invece, di una ricca e decisa personalità sì da renderli merce rara nel panorama metal internazionale. D’accordo, il Meglio è già stato fatto; ciononostante “Of Death” è un lavoro schietto e genuino, concepito per piacere e, soprattutto, per rendere concreta una visione della vita legata al suo aspetto più ferale. Senza condizionamenti. In piena libertà.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. May The Dead Rise 3:34
2. Eye For An Eye 5:50
3. Buried Alive 5:05
4. Of Death 3:49
5. Full Force Rage 2:43
6. Shadow Of Fear 4:27
7. Sorgh 5:59
8. All Gods Are Gone 6:07
All tracks 37 min. ca.
Line-up:
HeavyHarms – Vocals, Guitars
R.I.P. Meister – Bass
Alkolust – Drums