Recensione: Of Winter Born
Dopo l’EP “Deeds Of Days Long Gone”, demo auto-prodotto realizzato nel recente 2008, giunge l’ora del primo album completo della band inglese Ignominious Incarceration, “Of Winter Born”, stampato dalla Earache Records e prodotto da Scott Atkins (Gama Bomb, Sylosis).
Carriera rapida, quella dei giovani inglesi, che si mettono assieme nel 2006 a Bath (U.K), con una formazione che, al momento, risulta composta da Andy Wardle alla voce, Sam Bailey alla batteria, Steve Brown alla chitarra e Chris Ball al basso.
Nonostante il gruppo sia nato da poco, mette inaspettatamente sulla tavola un menù di tutto rispetto, ricco di piatti vari, saporiti e cotti a puntino.
Innanzitutto, occorre evidenziare che il quartetto coniuga efficacemente i canoni tipici del Death Metal di stampo classico con le sonorità più moderne ed evolute.
Segno, probabilmente, che il combo, pur muovendosi a 360° nel presente, è composto da musicisti che gettano le proprie basi artistiche sino ad arrivare, indietro nel tempo, al Thrash Metal della seconda metà degli anni ottanta.
Non mancano, poi, elementi Heavy, Progressive ed anche melodici; ma nonostante il sound presenti quindi una matrice complessa, alla fine lo stesso è di semplice ed immediata comprensione.
Varia ed eterogenea la tracklist (l’edizione limitata presenta ulteriori quattro tracce rispetto a quelle dell’edizione normale), che si snoda costantemente entro i confini segnati dalla decisa personalità dei britannici.
Come scritto sopra, la padronanza tecnica del gruppo unita alla produzione pulita e chiara, fan si che non si debba lambiccare il proprio apparato uditivo per comprendere ciò che fuoriesce dagli altoparlanti.
Questo, tuttavia, non deve trarre in inganno: dal punto di vista compositivo, l’album è di difficile digestione, il songwriting è curato, articolato ed in alcuni passaggi anche complesso, le idee sono numerose, e possono stancare con relativa facilità anche se alla lunga ne giova la longevità dell’opera.
Un album ostico, per palati fini, dati i numerosissimi elementi, di classe ma anche eterogenei, che lo assemblano; un album che inizia a mostrare il proprio carattere solo dopo ripetuti ascolti, propedeutici se non alla piena, alla buona comprensione del lavoro nella sua globalità.
Difficile se non addirittura inutile cercare di descrivere singolarmente le varie tracce: ciascuna di essa, abilmente legata all’altra dallo stile del gruppo, rappresenta un microcosmo a sé stante, ed in tutte si possono riconoscere quei tratti somatici che segnano univocamente la creazione: parti lente e pesanti, parti secche e rapide, parti violente e rabbiose, divergenze ed accidenti musicali sparsi ovunque, continui cambi di tempo, riff a profusione, cantato principalmente in growl con spruzzate di scream che, in maniera naturale e spontanea, si lega perfettamente alla parte musicale.
E sintomo della classe cui si è accennato poc’anzi, è stato senza dubbio quello di esser stati in grado di amalgamare in un unico contenitore ingredienti a volte anche in contrapposizione.
Per evidenziare comunque i (molti) passaggi particolarmente riusciti, si possono citare il furioso inizio di “Avarice”, il riffing d’assalto di “Deeds Of Days Long Gone”, il corposo tocco Thrash di “Elegance In Aggression”, le linee melodiche di “Saviour”, il movimentatissimo mid-tempo di “Of Winter Born”, la complessità strutturale di “Solitude” ed “Elusion Of Mortality”, la profondità armonica di “Dynasty Damnation”, l’aggressività di “Tide Of Pestilence”, la progressione di “In The Face Of Absolution”.
Poco da aggiungere, per chiudere: “Of Winter Born” è un album elegante, meditato, possente, vario, maturo ed infine classico/moderno allo stesso tempo.
Daniele “dani66” D’Adamo.
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Tracklist:
1. Avarice 3:51
2. Deeds Of Days Long Gone 3:30
3. Elegance In Aggression 3:45
4. Saviour 3:45
5. Of Winter Born 2:32
6. Solitude 3:22
7. Dynasty Damnation 3:58
8. Tide Of Pestilence 2:47
9. In The Face Of Absolution 3:54
10. Elusion Of Mortality 4:05
Total playing time 35:37