Recensione: Øl, Mørke Og Depresjon

Di Daniele Balestrieri - 2 Giugno 2008 - 0:00
Øl, Mørke Og Depresjon
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Anno: 2008
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78

Problemi psichici, turbe mentali, disagio fisico, psicosi, nevrosi, disturbi della personalità, depressione, isteria, reazioni depressive, malattie mentali, malinconia, demenza, follia, dissociazione mentale: tutti questi segni allontanano le persone dall’umanità.
In molti sono convinti di essere preda della follia; in molti vengono tacciati di essere preda della follia. Alcuni cercano istintivamente dei cambiamenti, mentre altri sono costretti a cambiare. Un tempo i malati di mente erano responsabilità delle famiglie: fino al 1500 i più sfortunati venivano rinchiusi in piccole celle, imbavagliati e incatenati dalla testa ai piedi: dopo breve, quelle celle divenivano case di bambole, e gli squilibrati ne erano gli unici abitanti.
Era da tempo, probabilmente da quel capolavoro di Supervillain Outcast, che un assembramento di all-stars norvegesi non partoriva un lavoro così distintamente avanguardistico, perfettamente allineato lungo quel sentiero inaugurato da colossi come Ulver e Arcturus e seguito da chi, nel corso degli anni, ha deciso di dare al proprio black metal una virata a 1080°.

Le chitarre di Sykelig, l’umida voce di Niklas Kvaforth che in molti ricorderanno nei Funeral Dirge, negli Ondskapt o negli Shining, il basso di Seidemann dei 1349, il tocco sintetico di Jormungand – ovviamente di casa Dødheimsgard… e la maledizione nientemeno che di Hellhammer, che ha prestato le sue leggendarie pelli in un determinato stadio della creazione di questo ibrido multiforme, non possono non riportare alla mente le congreghe pan-scandinave che hanno modellato quello che ora è considerato certamente il movimento più progressista del black metal.

I “Den Saakaldte” nascono letteralmente dal nulla. Non hanno di certo bisogno di demo o sample vagabondi su myspace: la fama dei componenti della band basta a spianare la strada e a garantirgli un contratto discografico con l’italianissima Avantgarde Music, portando in dote un album che sgomita per lasciare il segno in questo genere di difficile realizzazione e assimilazione.
Chiunque abbia un po’ di dimestichezza con band di primo pelo come Dødheimsgard, Solefald, Arcturus saprà già cosa aspettarsi da questo lavoro tipico dell’avantgarde norvegese: sopra un tappeto predominante di black metal, conditio sine qua questo genere non avrebbe di che nutrirsi, si distendono infinite variazioni di tema: brevi ingressi industrial, pause sceniche ricche di pathos, rumori improvvisi e piccoli camei vocali e rumoristici atti a rendere viva e palpitante la caratteristica, sia teorica che strettamente tecnica, fondamentale della band: la deviazione mentale, clinicamente intesa come mancamento nevrotico e cerebrale a ogni livello.
Degna di plauso è proprio la voce di Niklas, in grado di passare da uno scream glaciale a un lamento tormentato da corsia di manicomio di massima sicurezza. C’è un sussulto a ogni rintocco di pianoforte e a ogni voce di bambina che lacera tracce come la deviatissima “Den Sorgløse Latterens Sang” o l’epopea “Jag ar den Fallna“. Notevole la prestazione di tutti i musicisti, eclettica e sicura anche nei passaggi più intricati, ma questo era decisamente lecito aspettarselo.

Nonostante i pregi artistici e concettuali, purtroppo l’album è abbastanza breve, e tolto il pregio non indifferente di comunicare con efficacia disagio e malinconia depressiva, non si allontana particolarmente dagli stilemi del genere pionieristico in cui è incuneato. Manca la presenza teatrale di un Vortex o gli immensi strati sonori multiformi dei Dødheimsgard. Questo sembra un disco ancora un po’ grezzo creato per soddisfare una mania perversa passeggera o una sadica voglia di divertimento.

Nonostante siano un progetto creato nell’oscurità, ignorato dalla stragrande maggioranza dei seguaci dell’estremo nonostante la loro partecipazione all’Inferno e artefici di un disco uscito in sordina, questi Saakaldte si dimostrano una piacevole sorpresa del recente 2008. Se l’Avantgarde saprà giocare bene le sue carte, potremmo ritrovarci di fronte a un nuovo colosso della grande flotta del neoblack del ventunesimo secolo.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

TRACKLIST:

1. Gjenspeilingen av Knuste Minner 
2. Drikke ens Skål
3. Vandringen
4. Øde
5. Jag ar Den Fallna 
6. Den Sorgløse Latterens Sang

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