Recensione: Omnivium

Di Francesco Sorricaro - 29 Marzo 2011 - 0:00
Omnivium
Band: Obscura
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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83

Dopo soli due anni di distanza dalla pubblicazione di Cosmogenesis, lavoro impressionante che li ha fiondati definitivamente verso l’olimpo del death metal tecnico, tornano sul mercato gli Obscura, con ancora nelle orecchie gli elogi incassati dalla critica internazionale per la perizia e la brutalità di quel disco.

Difficilissimo era il compito di bissare quel tipo di successo e questo spiega in gran parte l’enorme attesa che suscitava tra i fan questo Omnivium. Bisognava attendersi qualcosa di più o forse qualcosa di completamente diverso e spiazzante?

Forse entrambe le opzioni, anche con il senno di poi, risultano ora alquanto improbabili. Gli Obscura di Steffen Kummerer, ensemble mostruoso che può annoverare tra le sue fila ben 2 membri dei Necrophagist, nonchè uno dei migliori bassisti in circolazione, l’olandese Jeroen Paul Thesseling, già dei Pestilence, hanno voluto cavalcare l’onda dell’entusiasmo e del clamore suscitato e, questa volta, hanno spinto talmente tanto il piede sull’accelleratore da tirar fuori un altro disco al limite della perfezione, ma anche, ahimé, incredibilmente glaciale nello spirito.

Di una brutalità assoluta, i nove brani presenti nella tracklist, le cui liriche sono ispirate tutte allo scritto forse più profondo e spirituale del filosofo tedesco dell’ottocento Friedrich Schelling: Clara, ovvero sulla connessione della natura con il mondo degli spiriti, fanno godere di primo acchito ogni fanatico del genere, con fraseggi di indubbia qualità tecnica, velocità inverosimile e violenza apocalittica ma, a lungo andare, soffrono di ripetitività congenita nello schema di fondo, facendo spiccare, per forza di cose, solo e sempre quei momenti in cui la tempesta si placa e vengono fuori quelle intuizioni geniali che sono proprie dei grandi musicisti che fanno parte di questo progetto.

L’inizio dell’album, affidato alla chitarra acustica è di sicuro effetto (Metallica docent) e Septuagint, che irrompe con la sua energia devastante mette subito in chiaro il livello della band che stiamo ascoltando: un arrangiamento ricco di sfumature, con la chicca del 6 corde fretless di Thesseling che asseconda lo sporadico intermezzo vocale pulito ed etereo di Kummerer, richiama influenze tra le più sofisticate, in particolare i Cynic, veri mentori aleggianti da sempre in ognuno dei ricami più insoliti tessuti dalla band.

Vortex Omnivium, con i suoi cori demoniaci, non si dicosta più di tanto dal mood iniziale, terminando, dopo una serie infinita di controtempo, con una coda epica e martellante, vera manna per le incredibili capacità di un alieno come Hannes Grossmann, uno che non aveva certo bisogno di conferme, superlativo e tentacolare come al solito.

Ocean Gateways è una lunga e tenebrosa marcia verso l’abisso più oscuro che, salvo un nucleo leggermente più trascinante, comincia cadenzata e termina sempre più nera e fangosa; un più che valido intervallo prima di poter seguitare con la furia geometrica di Euclidean Elements, pezzo che vede tra l’altro, come ospite d’eccezione, Tommy Talamanca dei Sadist cimentarsi in un assolo dei suoi.

Ancora ombre del passato risuonano nel riverbero del cantato introduttivo di Prismal Dawn e non solo. Questo è un brano dominato dalla componente chitarristica fin dall’inizio, che mette in luce tutte le doti melodiche degli Obscura, altro grande loro fiore all’occhiello, nonchè la tecnica spaventosa di Christian Muenzner e del suo socio, impegnati qui in velocissimi duelli al limite del muro del suono. Un succulento antipasto per chi avrà la fortuna di vedere questa formazione suonare davanti ai propri occhi nel prossimo futuro.

Celestial Spheres è, a mio parere, la più particolare oltre che la più “orecchiabile”, per certi versi, del lotto. La traccia, giocata molto sull’onnipresenza di sinuosi tempi sincopati, presenta cori e voci pulite come suo cuore pulsante, una caratteristica cui Kummerer ci ha ormai abituato, e contiene un’entusiasmante alternanza solistica tra chitarre e basso: un frammento che i cultori ascolteranno a ripetizione con la bava alla bocca per mesi.

L’infernale, martellante Velocity, con il suo nucleo sulfureo e gustoso precede un’altra piccola chicca assoluta del disco, la strumentale A Transcendental Serenade: un crescendo verso l’alto di violenza e tecnica sopraffina (ma questo è ormai superfluo dirlo) che porta, sempre più vorticosamente, al finale in cui, dai meandri siderali, giunge un cantato sfuggente e quasi inconsistente che fa trascendere, per l’appunto, ogni cosa. Finale ideale per un album del genere, se non fosse per Aevum, altra scrosciante pioggia di note e brutalità rabbiosa che chiude con i toni alti, questa volta definitivamente, Omnivium.

Un lavoro del genere, c’è da dirlo chiaramente, denota uno sforzo compositivo oltre che di studio, considerevole. La produzione e gli arrangiamenti sono di altissimo livello, l’artwork curato e la qualità delle componenti in gioco indubbia ma, a mio modesto parere, il gruppo ha avuto forse troppa fretta di “battere il ferro”. Così facendo, l’effetto novità del disco precedente è andato a farsi benedire e lo stupore per un giocattolo perfetto si è ben presto trasformato in assuefazione e, a tratti, addirittura in noia. Nonostante abbia perso un tantino in spontaneità e si attesti dunque, per me, un gradino sotto Cosmogenesis, Omnivium è da considerare comunque un’opera di livello superiore alla media, e di questo la scena non può che essere grata a band come gli Obscura che la tengono in vita, ma non potendo evidentemente andare oltre a quanto già detto con grande maestria solo due anni fa, sarebbe stata forse più apprezzabile, da parte loro, una qualche virata verso lidi più sorprendenti. Per il momento si tratta di un’occasione persa per entrare nelle leggenda, anche se con grande, grandissimo stile.

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro

 

Tracklist
01. Septuagint  07:21    
02. Vortex Omnivium  04:14    
03. Ocean Gateways  05:56    
04. Euclidean Elements  04:51    
05. Prismal Dawn  06:20    
06. Celestial Spheres  05:28    
07. Velocity  06:04    
08. A Transcendental Serenade  06:13    
09. Aevum  07:51
    
Durata totale  54:17

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