Recensione: On The Edge Of Time

Di Mauro Gelsomini - 22 Febbraio 2005 - 0:00
On The Edge Of Time
Band: Ivory Moon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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75

Anche i romani Ivory Moon giungono al sospirato debut dopo anni di
gavetta, grazie all’interesse suscitato per la neonata Battle Hymns
Records, messasi in mostra con “Hellgate” dei Bejelit.

Autori di un power metal sinfonico molto legato alla scuola Nightwish e
Therion, gli Ivory Moon avevano già fatto la loro comparsa su Truemetal.it
con l’autoproduzione
del 2002
, di cui tutti i brani sono qui riproposti in una nuova veste
che tende un po’ a ridimensionare la pomposità del promo, puntando su una
minimalità, specie nelle chitarre, che riporta il sound degli Ivory Moon su
terreni heavy-oriented, anche se la componente epico-sinfonica è comunque
ben salda anche nelle nuove composizioni. Migliora dunque, dal punto di
vista dell’impatto, l’approccio dei sette musicisti, ed a farne le spese è
inevitabilmente la componente più intimista e d’atmosfera, con tagli netti
a quelli che erano stati gli arrangiamenti corali. Tuttavia le tastiere di
Filippo Natoli riescono a fornire la qualità necessaria a non far sembrare
troppo rudimentali e grezze le song del lotto, e la voce ora romantica, ora
distaccatamente lirica di Cecilia Serra dona grazia e armonia alle ficcanti
melodie. Anche la voce di Gianluca Sbarbati risulta decisamente migliorata,
sebbene ancora infastidisca l’iterato ricorso ad un vibrato eccessivo e
poco fluido, ma è d’altro canto apprezzabile l’espressività sui
medio-bassi, al contrario di un appiattimento timbrico sulle tonalità
medio-alte che confonde Gianluca con molti altri suoi “colleghi”. Purtroppo
la produzione sulle voci lascia a desiderare, togliendo ai due cantanti la
brillantezza ed energia peraltro conferita agli altri strumenti.
Nell’universo tipicamente fantasy/epico dei brani, non mancano certo i
riferimenti a certo power neoclassico (ne sono un esempio i soli di
chitarra di Davide Calisse), ben alternati con i rallentamenti quasi
progressive/doom intessuti dalla sezione ritmica retta dal batterista
Emanuele Valabrega, dal bassista Andrea Campisano, e dal chitarrista
Fabrizio Zucchini. La loro presenza fuga il pericolo che ci si trovi
davanti il “solito” disco power, approssimativo e impersonale, di cui
abbiamo già sovrabbondanti esempi, e mette in luce con la sua vena oscura e
a tratti rozza un non so che di cult, conseguenza del vero epic metal,
specie quello made in U.S.A.
Tra i pezzi migliori, annoveriamo l’incedente “Hell”, già apprezzata in
sede live, e l’elegante “Asteroid”, vera sorpresa e speranza per il futuro.

In conclusione, lascerei ad altri i paragoni, su cui si potrebbe
discutere a lungo, ma che distoglierebbero l’attenzione dal prodotto che
sicuramente merita un ascolto, soprattutto da parte di chi ricerca nel
sommerso le chicche da scaffale, ovvero le ingenuità sonore che fanno la
felicità dei cultori. Alla faccia degli smaliziati.

P.S.: il CD è multimediale, vi troverete dunque una traccia dati con
foto e info non reperibili sul sito ufficiale della band.

Tracklist:

  1. Fading Away
  2. Back To Life
  3. Lord Of Mountain
  4. Hell
  5. White Wings
  6. Milites Templi
  7. Raining Tears
  8. Valhalla
  9. Asteroid

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