Recensione: Once And Future King

Di Mauro Gelsomini - 12 Dicembre 2003 - 0:00
Once And Future King
Band: Gary Hughes
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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90

Mi scuso subito per il ritardo con cui giunge questa recensione, ma non è stato possibile fare altrimenti, per cause organizzative. Ci tenevo molto, però, e dopo aver acquistato entrambe le parti (non ho voluto ascoltare la prima senza sapere che avrei potuto, in caso di necessità dei sensi, proseguire col seguito) mi accingo a raccogliere in un’unica soluzione le impressioni suscitate dalle due release.

La monumentale opera pensata, composta e prodotta dal  mastermind dei Ten, Gary Hughes, è un concept epico sulla leggenda di Re Artu con riferimenti soprattutto alle versioni di Goffredo di Monmouth (la prima, forse) e al Mallory Poem. Gli appassionati, dunque, troveranno pane per i loro denti, dal momento che la materia trattata è davvero approfondita e ogni dettaglio è stato studiato da Hughes con una fase di documentazione durata più di tre anni.
Dal lato prettamente musicale, la narrazione è tutt’altro che votata all’istrionismo: seppure non mancano le orchestrazioni pomp tipiche della produzione aor dei Ten, l’attenzione è più concentrata sull’atmosfera tesa e melanconica delle lotte politiche interne, evitando di lasciarsi andare a facili “hollywoodianismi”.
Si tratta dunque di un purissimo hard rock melodico impreziosito da elementi pomp e sinfonici, come l’incipit dal chorus Queen-style di “Sinner”, e costantemente velato da quell’alone di misticismo che a sprazzi consente addirittura una certa libertà nella sperimentazione.   Come annunciato, gli interpreti scelti da Gary per i personaggi formano un cast stellare, capace di caratterizzare i ruoli assegnati in maniera molto colorata.
Lo stesso Gary Hughes si prende la parte del protagonista – e come potrebbe essere altrimenti – caricandola di pathos grazie alla sua voce calda ed espressiva; DC Cooper è Re Aelle, Lana Lane è la miglior Ginevra che io abbia potuto immaginare.
Doogie White è Mordred, Irene Jansen (dei Karma) è Morgana, Bob Catley è un impareggiabile Merlino… Completano il cast Sabine Edelsbacher (Edenbridge), Sean Harris (Diamond Head), Harry Hess (Harem Scarem), Damian Wilson (Threshold, Ayreon) e Danny Vaughn (Tyketto).
La classe con cui i brani sono arrangiati permette di ascoltare l’intero platter in grande scioltezza, senza quasi soluzione di continuità, riuscendo allo stesso tempo a far assumere una certa individualità ai singoli brani, che con rare eccezioni non soffrirebbero in condizioni di stand-alone, magari in vista di passaggi radiofonici… Svantaggio questo, per molti, che affligge la gran parte dei concept, e il carattere commerciale del rock melodico di “Once And Future King”, peraltro confermato dallo spazio concesso alla love-story d’obbligo tra Lancillotto (Danny Vaughn) e Ginevra, non fa altro che dimostrarmi che questa sia stata una scelta coscienziosa da parte di Hughes.
Non riuscirei, però, in questa sede, a descrivere singolarmente i diversi pezzi che compongono questo affascinante mosaico, né a limitarmi a un giudizio tecnico sulle varie esecuzioni, che tra l’altro mi sembrano rasentare la perfezione. Non è questo che un concept deve mettere in evidenza. Se la musica deve emozionare, posso citare la prestazione di Irene Jansen su “Shapeshifter”, da togliere il fiato, oppure i duetti tra Gary e Lana Lane su “At The End Of Day” e di Bob Catley e Sabine su “Believe Enough To Fight”, oppure ancora la performance di Danny Vaughn, che con le sue armonizzazioni rende “Avalon” una perla di puro hard rock commerciale…
Ad ogni modo concorrono a creare la magia della narrazione anche strumentisti di grande spessore artistico come Chris Francis (nuova chitarra dei Ten), John Halliwell (chitarra e sax, Pink Floyd), Steve Mckenna (straordinario nella opener “Excalibur”, basso, Ten, Ayreon e Bob Catley), Greg Morgan (batteria, Hugo, Ten, Ayreon) nonché l’immancabile Arjen Lucassen alle tastiere, “colpevole” soprattutto di aver trascinato nel progetto almeno metà dei musicisti coinvolti.

La nota finale, va all’artwork. Non posso che consigliarvi di prendere l’edizione in digipack: spenderete qualcosa in più, ma il lavoro di Chris Achilleos (già autore della grafica di “Spellbound” dei Ten, “Lovehunter” dei Whitesnake) merita di essere apprezzato in tutto il suo splendore.

Tracklist:

Part I

  1. Excalibur
  2. Dragon Island Cathedral
  3. At The End Of Day
  4. The Reason Why
  5. Shapeshifter
  6. King For A Day
  7. Avalon
  8. Sinner
  9. In Flames
  10. Lies

Part II

  1. Kill the King
  2. There by the Grace of the Gods
  3. I still love you
  4. Oceans of Tears
  5. Rise from the Shadows
  6. Believe enough to Fight
  7. The Hard Way
  8. The Pagan Dream
  9. Demon Down
  10. Deius (Instrumental)
  11. Without You
  12. Once And Future King

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