Recensione: Onyx

Di Ottavio Pariante - 3 Febbraio 2012 - 0:00
Onyx
Band: Ava Inferi
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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75

Gli Ava Inferi sono una gothic band portoghese, precisamente di Almada, capitanata dall’ex chitarrista dei Mayhem Rune Eriksen, meglio conosciuto in campo metal col nick di “Blasphemer”, e dalla soprano Carmen Susan Simoes. Nati artisticamente nel 2005, sono al quarto disco in soli 6 anni di attività.
Dall’esordio intitolato “Burdens” del 2006, i nostri hanno dato alle stampe: “The Silhouettes” l’anno successivo, “Blood of Bacchus” nel 2009 e, uscito il giorno di San Valentino 2011, questo “Onyx”, che ha portato con se anche un repentino cambio al basso con l’inserimento di Joana Messiah al posto di Jaime S. Ferreira.

“Onyx” è un concept album incentrato sulle misteriose proprietà dell’onice, una varietà di calcedonio che si forma principalmente in ambiente termale a basse temperature. Si dice che conferisca fiducia in sé stessi, che doni calma e serenità e che, soprattutto nei momenti di confusione e disorientamento, faccia in modo che le azioni siano guidate da prudenza e moderazione.
Dalle premesse è facile intuire che tipo di atmosfere gli Ava Inferi abbiano cercato di evocare in questo album e, fin dalle prime battute del disco con la titletrack “Onyx”, le sensazioni dapprima sfiorate vengono tutte quante confermate. L’aria che si respira è subito gelida, severa, alla lunga persino opprimente, ma terribilmente ammaliante. I ritmi sono lenti e compassati, mentre i tratti somatici apocalittici vengono esaltati dalla perizia tecnica di Rune, abile a miscelare tutti gli ingredienti della musica degli Ava Inferi con intermezzi strumentali, effetti elettronici e divagazioni di natura cinematografica.
Il secondo brano, “The Living End”, mantiene inalterate le linee guida del pezzo precedente con risultati ancora migliori. Lo fa grazie ad un refrain semplicemente splendido e ad una prova magistrale della soprano Carmen Susan Simoes.
Si continua a viaggiare attraverso visioni mistiche e suoni soffusi e ossessivi anche nella successiva “A Portal” che, nonostante non sia molto diversa dal punto di vista stilistico rispetto ai primi due brani, al suo interno mostra una serie di spunti tecnici davvero interessanti. Ad esempio il gioco ritmico possente di basso, chitarra e batteria, posto all’inizio del brano, arricchito da un tappeto tastieristico leggero, ma nello stesso momento inquietante. Tutti elementi che contribuiscono a renderlo Uno dei migliori pezzi del lotto.
Fin qui tutto molto bello, a tratti anche assai rilassante. Un disco che, ascoltato nelle condizioni giuste, è in grado di scavare dentro l’ascoltatore mettendolo a nudo di fronte ai propri pregi e ai propri difetti.
Tornando al discorso squisitamente artistico, possiamo ammettere che, in questo “come-back” discografico degli Ava Inferi, ci sono anche alcuni pezzi come “((Ghostlights))” o la successiva “Majesty” che possiedono strutture più melodiche e accessibili. Brani che, però, riescono a loro modo ad enfatizzare quel senso di riflessione ed inquietudine che si distende inesorabilmente lungo le otto tracce di “Onyx”.
Ci si avvia dunque verso la fine di questo convulso e, al contempo, intrigante viaggio lungo le visioni distorte e le sonorità soffuse della band di Almada, ma non vi è stanchezza nell’animo dell’ascoltatore, quanto, piuttosto, curiosità di sapere come si concluderà tutto questo.
Il sesto pezzo “The Heathen Island” è l’ennesima rappresentazione in musica delle convinzioni ideologiche e artistiche di questa band: le dinamiche ritornano ad essere compresse, lente ed involute, ma terribilmente ammalianti. Stesso obiettivo, ma con risultati ancora migliori, per la successiva “By Candlelight & Mirrors”: un pezzo intimo e rassicurante che ci traghetta lentamente verso l’apoteosi del gran finale. “Venice in Fog” è un brano articolato e bellissimo, un trionfo di umori e colori contrapposti, con un senso d’inquietudine che raggiunge livelli irraggiungibili nell’arte di dipingere un paesaggio spoglio dei suoi normali contorni. Una canzone unica nel suo genere, che chiude in maniera incredibile un album già notevole di suo.

Per concludere, “Onyx” è un disco che ti seduce con la sua malignità, t’inquieta con la sua lentezza e ti penetra con le sue atmosfere. Gli Ava Inferi sono riusciti nel difficile compito di realizzare un CD che merita sicuramente di essere ascoltato, un ascolto che deve essere svolto con calma e con partecipazione, senza pregiudizi né timori alcuni.

Tracklist:
01 Onyx
02 The Living End
03 A Portal
04 ((Ghostlights))
05 Majesty
06 The Heathen Island
07 By Candlelight & Mirrors
08 Venice in Fog

Ottavio “Octicus” Pariante

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