Recensione: Opera 4Th [Reissue]

Di Stefano Ricetti - 9 Marzo 2010 - 0:00
Opera 4Th [Reissue]
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Anno: 2010
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74

Anno 1987. A distanza di pochi mesi dall’uscita della prima release della compilation Death SS: The Story of Death SS 1977-1984 (Minotauro Records), fortemente voluta da Paul Chain per suggellare in qualche modo su disco alcune delle cose realizzate dalla band più pericolosa d’Italia, il chitarrista pesarese invade il mercato con Opera 4Th, in vinile trasparente, sotto il monicker Violet Theatre. La side A del disco viene occupata interamente dal pezzo Our Solitude (Birth, Life, Death), della durata di ben trenta minuti filati. Il lato B, viceversa, contiene altri tre pezzi.          

Anno 2010. La Markuee, reincarnazione della storica Minotauro, fa uscire per la prima volta in Cd “a tiratura pienaOpera 4Th, con l’aggiunta di quattro bonus track, denominate “hidden”. In realtà il disco (con le sole quattro tracce originali) vide la luce all’incirca quindici anni fa già su supporto ottico in veste remaster, operazione effettuata direttamente da Paul Chain presso il Suo studio, ma fu stampato in un numero di copie esiguo, presto esaurite.

Come già espresso precedentemente, la prima canzone Our Solitude (Birth, Life, Death) si porta via mezz’ora d’ascolto fra sintetizzatori ed effetti musicali strani, creando un baratro artistico dal suono malvagio e inquietante. Affascinante, senza dubbio, ma di difficile digeribilità. Il cambio di ritmo e genere avviene già con il pezzo numero due, dal titolo Evil Metal: Obscurity of Error. Inevitabile, a questo punto, una serie di domande riguardo una scelta del genere. Paul Chain ebbe modo di spiegare che le parole “Evil” e “Metal” furono appositamente messe per dedicare il brano all’omonimo, maledetto, 45 giri del 1983 ma nello stesso tempo per affermare fortissimamente il disprezzo che lo stesso Chain provava, nel 1987, per l’Evil Metal in generale.

Lo statuto del Paul Chain Violet Theatre definisce infatti un netto cambiamento a livello di ideologie e di tematiche, segnando il distacco dal periodo occultista di Paul anche se, per quanto riguarda l’aspetto musicale, le differenze con i Death SS di sicuro non risultano siderali. I ripetuti esaurimenti nervosi di Chain – nonché la perdita di un occhio mentre praticava rituali magici – lo inducono a cambiare vita, distaccandosi dal nero e da male, da Lui identificato nel combo che lo vide assoluto protagonista, insieme con Steve Sylvester, della scena dura fra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta. 
 
Evil Metal: Obscurity of Error ricalca, nelle metriche, le inquietanti orme dei Death SS: riff catacombale, voce assassina e atmosfere Horror a profusione. L’ulteriore alone crepuscolare è garantito dal linguaggio fonetico di Paul Chain, trademark inossidabile in questi casi. Bath – Chair’s Mary presenta dei vocalizzi ancora più acidi del solito e un refrain asfissiante mentre torna a intravedersi la luce con Resurrection in Christ, probabilmente la canzone meglio riuscita di Opera 4Th e uno fra gli highlight assoluti della carriera di Paul. Ottime melodie accompagnate a un songwriting adulto, per certi versi catchy senza però perdere un’oncia di perfidia, come solo i grandi sanno fare. Le quattro hidden bonus tracks si risolvono in altrettanti brani d’organo, dalla resa sonora appena accettabile. Operazione un poco fuori contesto che però innegabilmente aggiunge valore affettivo a un’uscita del genere. I titoli sono: Time Of Life – del 1986 – e 3 Organ Part 1,2,3, tutte risalenti al 1992.

Booklet ben curato, con due poesie di Giancarlo Bolther e una facciata dedicata a una serie di disegni macabri in bianco e nero in due dei quali compare anche Paul. Il packaging si completa da un cartonato che avvolge totalmente il jewel-case del Cd, che peraltro riporta fronte e retro come nella versione vinilica originale. Chain, nel 1987, asserì che Opera 4Th sarebbe stato l’ultimo disco dei Violet Theatre della storia e così fu. Si chiuse un’epoca, un monicker che a proprio modo segnò a ferro e fuoco il movimento metallico degli anni Ottanta italiano, che da sempre e per sempre, volente o nolente,  resterà debitore di un personaggio atipico come l’uomo venuto da Pesaro…       

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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Tracklist: 
1. Our Solitude (Birth, Life, Death)  
2. Evil Metal: Obscurity of Error  
3. Bath – Chair’s Mary  
4. Resurrection in Christ

 Hidden bonus track:
 

5. Time Of Life
6. 3 Organ Part 1
7. 3 Organ Part 1
8. 3 Organ Part 1
 

Line-up:
Paul Chain – Guitar, Vocals, Keyboards, Effects
Alex Di Andrea – Drums
Paul Dark – Bass    

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