Recensione: Operation: Mental Castration

Di Daniele D'Adamo - 19 Marzo 2021 - 0:00
Operation: Mental Castration
Band: Necrotted
Genere: Death 
Anno: 2021
Nazione:
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77

Una buona carriera, quella dei Necrotted. Ben noti in ambito underground, sin dal 2010, anno di nascita, hanno prodotto con regolarità dischi ed EP e, in particolare, “Operation: Mental Castration”, l’ultimogenito.

Ben attenta ai tempi e all’evoluzione, la formazione tedesca propone una versione avanzata di death metal. Avanzata nel senso che lo stile pesca sì in abbondanza dal genere classico, tuttavia ripulendolo da ragnatele e dettami ormai triti e ritriti. Certo, sempre di death metal si tratta, ma fedele alle più moderne sonorità in materia. Uno stile, insomma, che può fare da esempio a chi volesse addentrarsi nella fitta boscaglia del metallo della morte.

Death metal puro e basta? Sì, anche se la mistura che ha dato la vita al full-length è segnata da venature di brutal e, anche, di istanti in cui emerge un po’ di melodia (‘Compulsory Consumption’). Malgrado questi inserimenti, però, i Nostri sono una band che fa del death la sua filosofia di partenza e di sviluppo di una foggia musicale discretamente originale. A meno di non stravolgere completamente le caratteristiche di base, i margini di azione non sono poi così ampi, per chi prova a dare in pasto ai fan qualcosa di diverso dal solito. I Necrotted, però, ci provano, riuscendoci abbastanza bene. Niente di sconvolgente, è bene sottolinearlo, ma comunque sufficiente a dare a essi la dignità per lo sforzo di proporre soluzioni avulse da ciò che erutta dalle migliaia di gruppi che praticano la medesima tipologia artistica.

Come sempre più spesso accade ultimamente in altri ambiti estremi, il combo di Abtsgmünd aggiunge l’ingrediente atmosferico, anche se velatamente, appena accennato. Utilizzo di tastiere, campionamenti e ambient (‘My Mental Castration’), cioè, volti a strappare via dal sound quella sensazione di crudezza, gioia e dolore degli appassionati. A tal proposito, almeno a parere di chi scrive, detta operazione è assolutamente necessaria per la progressione del genere di cui trattasi, pena una ripetitività che può portare solo alla… morte.

Detto questo, occorre evidenziare che il sestetto teutonico pesta come un dannato. Il sound, nella sua pulizia di esecuzione e produzione, è un vera mazzata sui denti. L’evidente abilità con cui vengono suonati i vari strumenti, unitamente all’interpretazione da manuale dei due vocalist, regala un sound perfetto, pulito, facilmente leggibile; affilato e tagliente come quello del deathcore, per intendersi. Ma altrettanto brutale, aggressivo, violento; in alcuni tratti esacerbato da segmenti in cui impera la follia allucinatoria dei blast-beats (‘Cynic Suicide’). Eccellente il lavoro delle due chitarre, compresse dalla tecnica del palm-muting alla maniera thrashy, che eiettano una quantità abnorme di riff. Non particolarmente complicati bensì sciolti e lineari, a tutto vantaggio della comprensione dell’album nel suo complesso.

Un sound anche profondo, ricco di elementi da scoprire a mano a mano che si susseguono i passaggi ma soprattutto vario. Nel senso che a tirare avanti il platter c’è un solo filo conduttore, che è lo stile che contraddistingue in modo unico la band tedesca, al quale sono strettamente legate le canzoni. Ciascuna dotata di una propria, autonoma personalità, per regalare all’LP una buona dose di longevità.

I Necrotted, insomma, svolgono un’importantissima funzione, con il loro “Operation: Mental Castration”: dimostrano che il death metal non è finito. Anzi, fanno vedere che con qualche buona idea in saccoccia si può dare alle stampe una sequenza di brani che perpetuano nel tempo l’importanza di un genere fondamentale nel panorama metallico.

Bene così!

Daniele “dani66” D’Adamo

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