Recensione: Opus Arise

Di Massimo Ecchili - 14 Luglio 2011 - 0:00
Opus Arise
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Anno: 2011
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80

Esordio discografico sotto la svedese Inner Wound Recordings per i Lost In Thought, quintetto di Swansea (Galles), formatosi nel 2007 e con all’attivo un solo EP autoprodotto uscito l’anno successivo. Il debutto arriva con poca gavetta sulle spalle e una biografia minimal, quindi, ma va bene così perchè i ragazzi in questione la sanno lunga e hanno le idee piuttosto chiare. Se è infatti vero che da un lato la musica che propongono non colpisce certo per originalità, dall’altro i cinque hanno fatto tesoro della lezione di Dream Theater prima e di Circus Maximus e Seventh Wonder poi per assemblare (e suonare, con perizia ammirevole) una cinquantina di minuti di prog metal avvincente e coinvolgente.
La domanda da porsi, visto e considerato che le capacità ci sono e che Opus Arise vale quantomeno un po’ di ascolti, è se nel full length in discussione ci sia il valore aggiunto che rende un disco ben concepito e ben suonato un lavoro di qualità superiore. Ora, il difficile è mettere insieme una risposta che prenda in considerazione tutto; quantomeno un tentativo va fatto per capire al cospetto di chi ci troviamo.

Un ascolto globale mette subito in luce un aspetto importante: non ci sono grossi cali o veri e propri filler nella tracklist. Seconda cosa che si nota immediatamente: i Lost In Thought hanno parecchia confidenza con la melodia e molto buon gusto nel non abusarne continuamente. E ancora: la produzione è senz’altro degna (seppure non eccellente) e ci regala un suono bello corposo, con un più che buon equilibrio tra i vari strumenti.


Beyond The Flames mette subito in luce i diversi aspetti della musica dei gallesi, proponendo dei solidi riff di chitarra, linee vocali accattivanti (in particolar modo nel ritornello), una sezione ritmica martellante e solidissima, un unisono chitarra/tastiera eccellente e, cosa più importante, una struttura del pezzo robusta, scevra da inutili lungaggini o momenti ad effetto slegati dal tema portante. Una nota a parte è dovuta per Nate Loosemore, cantante dall’estensione impressionante (sentire gli acuti in Entity e Seek To Find per credere… ) e con una voce dal timbro cristallino, ottimo sotto tutti i punti di vista, nonostante in alcuni frangenti un po’ di aggressività in più avrebbe giovato alla causa.
La già citata Entity nulla aggiunge a quanto ascoltato nell’opener, mentre Blood Red Diamond, pezzo di facile assimilazione e molto orecchiabile, vale da solo un surplus di attenzione per i Lost In Thought. Se è infatti ormai assodato che i musicisti (soprattutto nel genere in questione) capaci di impressionare con esagerato sfoggio di tecnica si trovino ad ogni angolo di strada, è altrettanto evidente come sia ben più raro incontrarne di capaci di impressionare in modo semplice. A confermare che i gallesi possono rientrare in questa seconda categoria ci sono l’arpeggio iniziale di David Grey ed il riff di Greg Baker in bella mostra all’inizio di Seek To Find, uno dei pezzi più interessanti del disco. In più c’è una prova di Loosemore, come già accennato, letteralmente da applausi; ancora una volta, poi, viene inserito un unisono chitarra/tastiera convincente, tanto per rendere vincente anche la fase solistica.
Poteva mancare la ballad? Ovviamente no! Ecco dunque le suggestioni acustiche di New Times Awaken: quattro minuti carichi di sentimento, con una manciata di assoli da brividi da parte di Grev. Le cose continuano a filar via lisce anche con Delusional Abyss, brano più strutturato nel quale la coppia ritmica Pike/Billingham gioca un ruolo importante, nonostante si ancora una volta un Loosemore emozionante ad accaparrarsi la parte del protagonista.
A questo punto però (e nonostante tutti gli aspetti positivi riscontrati fin qui) emerge il vero difetto (presente fin dall’inizio, seppur latente) dei Lost In Thought: non osano. La loro musica scorre senza battute a vuoto, sempre su livelli qualitativi alti, ma senza mai spiccare veramente il volo. Anche la title-track, nonostante ancora una volta si presenti ben scritta, strutturata e suonata, non riesce a far completamente centro, lasciando la sensazione che tutto sia al posto giusto ma che manchi qualcosa per renderla indimenticabile; qualcosa che non può certo essere rappresentato da un breve inserto elettronico. Per fortuna Assimulate, Destroy chiude la partita lasciando, in ogni caso, un ottimo ricordo nell’ascoltatore; sarà per le ritmiche e i riff più tosti del disco, sarà per i cori decisamente incisivi o per le ennesime linee vocali azzeccate, ma il pezzo se la gioca alla grande per la palma di migliore dell’intera scaletta.

A conti fatti non si può che accogliere positivamente questo Opus Arise, tantopiù che si tratta di un esordio. Le capacità tecniche dei cinque ragazzi gallesi ed un songwriting piuttosto fresco (anche se non troppo coraggioso) ci consegnano un lavoro che difficilmente lascerà indifferenti gli amanti del prog metal classico.
Tirando le somme, dunque, il valore aggiunto che andavamo cercando c’è o no in questo Opus Arise? Con ogni probabilità nessuno risponderà positivamente, come è giusto che sia. Però attenzione: i Lost In Thought, dopo una sola uscita, sono già pronti per comporre un lavoro che vale una carriera. Sempre che, come in questa occasione, non siano frenati dalla paura di osare qualcosa in più.

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Tracklist:
01. Beyond The Flames 7:00
02. Entity 6:35
03. Blood Red Diamond 5:31
04. Seek To Find 5:14
05. New Times Awaken 4:06
06. Delusional Abyss 7:18
07. Lost In Thoughts 7:30
08. Assimulate, Destroy 6:33

Line-up:
Nate Loosemore: vocals
David Grey: guitars & vocals
Greg Baker: keyboards
Simon Pike: bass
Chris Billingham: drums

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Anno: 2011
80