Recensione: Panic

Di Kont - 5 Giugno 2002 - 0:00
Panic
Band: Death SS
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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85

 

I Death SS sono una tra le band più sottovalutate del panorama italiano e si tirano dietro cattive fame (naturalmente infondate!), in realtà sono una delle poche band che si è fatta conoscere anche fuori dal nostro paese anche con la scarsa/scarna pubblicità che la distributrice estera ha fatto loro e un motivo ci sarà bene…con questo album del 2000 hanno veramente dato una svolta ai suoni che caratterizzavano le loro origini (cosa che per altro si intuiva già nel precedente lavoro Do what thou Wilt).Per i più conservatori e nostalgici sarà un disco da stroncare ingiustamente perchè i Death SS in realtà hanno sempre avuto il coraggio di scrivere e suonare ciò che vogliono fregandosene in un certo qual modo del parere della gente.Certo risulta palese che gli ultimi lavori sono infinitamente più orecchiabili e adatti ad un più ampio bacino di utenza ma questo non significa affatto che siano caduti in basso.

Tralasciando la intro Paraphernalia che non ha nessun valore aggiunto musicale (anche se è sempre suggestiva e rimane sempre fedele all’SS concept con citazioni di LaVey e Criowley e
liriche scritte dal grande regista Alejandro Jodorowsky di “La
Montagna Sacra, El Topo e Santa Sangre”) e passando alla prima vera song dell’album Let the Sabbath Begin!! , si nota subito che la grinta non passa con gli anni, il riff è di quelli giusti, quasi classico del sound old style dei Death SS, ma è evidenziabile un suono più marcato della batteria (sembra quasi una drum machine)molto potente e pulito che tende quasi a essere messo in primo piano al contario del passato in cui come strumento era molto meno considerato, sembra davvero che un Sabba debba iniziare da un momento all’altro, con i cori di sfondo a invocarlo.
Il terzo pezzo Hi Tech Jesus che è poi anche il singolo estratto dall’album è veramente un pezzo potente e graffiante che inizia, come nelle migliori tradizioni di Steve Sylvester con uno sfottò alla religione (nel nome del padre etc etc…) che è ormai un suo marchio anche negli spettacoli live.
Lady of Babylon ha dei suoni quasi tribali con quei tamburi e le voci angeliche di sfondo alla sempre potente voce di SS, Equinox of the Gods rallenta di parecchio il ritmo (si avvicina molto all’essere delle ballad)e lascia esterefatti per la sua bellezza decadente con richiami sonori che mi riportano alla memoria le migliori songs gothic pur con una voce sempre potente e cattiva al punto giusto.
Con  Ishtar esce allo scoperto quello che già si intuiva nelle tracce prescedenti cioè la nuova vena Industrial dei Death SS,questa song è veramente atipica, il cantato sembra quasi in contro tempo rispetto al tappeto sonoro ma dopo pochi secondi esplode in una potenza che non lascia scampo (difficile non muovere la testa a tempo) fusa con cori angelici, The Cannibal Queen è un’altra canzone in cui non si può fare a meno di dimenarsi a tempo e Rabies Is A Killer è una cover molto ben riuscita degli Agony Bag;queste tre canzoni sono veramente le più innovative.

Si può dire che dopo una partenza grintosa le ultime songs sembrano perdere leggermente lo smalto pur rimanendo comunque di un buon livello realizzativo, forse proprio per una scelta compositiva.La forza di questo album rimane comunque il saper unire alla perfezione una parte di chitarre molto heavy metal vecchio stampo con le sonorità Industrial che soprattutto dalla metà disco sono veramente molto evidenti.

Un appunto da non sottovalutare e che avevo già sottolineato nelle prime righe è l’evidente evoluzione e cambio di direzione che i Death SS hanno avuto che a molti farà storcere il naso, se questo album dovesse essere giudicato con un ottica conservatrice meriterebbe un voto scarso,non piacerà di sicuro a quelli “tutto spade e martelli(oops..)”; invece ritengo sia da premiare il coraggio del rischiare nuove strade, sono palesi le assonanze con il genere Industrial elettronico che molti bistrattano ma che invece in futuro avrà molto da dire,chi ama suoni heavy classici non se li aspetti da questo lavoro, chi invece ha voglia di sentire qualcosa di diverso si butti a capofitto, non rimarrà sicuramente deluso dal nuovo corso dei demoni Death SS!

Track list

01 Paraphernalia
02 Let the Sabbath Begin
03 Hi Tech Jesus
04 Lady of Babylon
05 Equinx of the Gods
06 Ishtar
07 The Cannibal Queen
08 Rabbies is a Killer!!
09 Tallow Doll
10 Hermaphrodite
11 Panic
12 Auto Sacramental

 

 

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