Recensione: Paranoid

Di MotorcycleMan - 3 Luglio 2003 - 0:00
Paranoid
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Anno: 1970
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95

I Black Sabbath sono sicuramente una d hard rock (per alcuni metal) bands più famose e seminali di tutti i tempi. Dopo aver dato alla luce un lavoro oscuro, tetro, lento e pesante nei suoni come l’omonimo debutto che ha delineato i caratteri di ciò che diventerà heavy metal, nello stesso anno il quartetto formato dal celeberrimo Ozzy Osbourne (vocals), Tony Iommi (guitar), Geezer Butler (bass) e Bill Ward (drums) da luce al loro album più famoso che li ha portati alla conquista del mondo musicale. Una pietra miliare del rock e della musica in generale, Paranoid. In origine intitolato War Pigs (come l’opener) e con una cover leggermente diversa (l’omino con la spada aveva una maschera da maiale originariamente) è stato poi per problemi politici rinominato in Paranoid e con una cover variata.

Il capolavoro si apre con la meravigliosa War Pigs, a detta di molti la migliore canzone dei Sabbath. E’ strutturata benissimo, mai lineare, con una composizione molto varia e dotata di una forte componente melodica non di facile assimilazione, lyrics di giustizia contro i malvagi organizzatori di guerre in cui gli innocenti muoiono (I Sabs sono stati sempre criticati di satanismo, ma questo non è assolutamente evidente nelle lyrics, ma solo in qualche stupido 666 messo fra le copertine o nella cassa di bill ward, il resto sono tutte voci e pregiudizi di cui è meglio fregarsene). In questa canzone si vede tutta l’abilità tecnica e musicale dei componenti, il geniale basso di Geezer, gli assoli di Iommi mai troppo veloci ma fortemente melodici ed originali, i rullanti di batteria di Bill Ward che arricchiscono la costruzione melodica sempre di quel tocco di carica in più. Nel contesto di questi grandi nome e grandi musicisti forse l’unico elemtneo a peccare sotto il profilo tecnico è Mr.Ozzy, che grazie a quella voce che non è mai stata un esempio di grandiosità e tecnica, dona tuttavia ai brani quella sensazione giusta di “malato”, scuro, cupo mostrando un feeling immenso con i pezzi interpretati, feeling che lo ha reso un grande personaggio prima ancor di un buon cantante. La seconda canzone, la title track Paranoid, è una song scritta molto probabilmente in molta fretta quasi a dar l’impressione di voler usarla come “riempimento” dell’album, ma nonostante ciò è diventata una vera e propria hit del disco, forse l’unica vera hit tendenzialmente con un sound di facile presa (commerciale?) dei quattro inglesi. E’ una song molto catchy, dal riff lineare, ottimo assolo anche se corto, e cantata più che dignitosamente da ozzy, ottima. Il terzo pezzo è il più inusuale del disco, Planet Caravan, contraddistinto da un ottimo uso di percussioni e da una voce molto particolare e distorta, atmosfere sognanti e spaziali, in una sola parola: poetica.
La quarta è probabilmente il migliore brano del disco, parliamo della leggendaria e a dir poco storica Iron Man. Distorsioni iniziali e voce robotica ci introducono ad una canzone dal riff vincente e dannatamente heavy, ed alla storia di un robot abbandonato e maltrattato, che sfoga tutta la sua rabbia uccidendo la gente dopo averla salvata. Semplicemente favoloso il pezzo accelerato con i terremotanti rullanti di batteria di Ward ed un assolo stupendo ed espressivo di mr.Iommi, è in assoluto la mia canzone dei Sabs preferita. Si prosegue con un ennesimo capolavoro, Electric Funeral tetra, mostruosa, dotata di un riff davvero spaventoso, è adatta per fare da colonna sonora ad un film horror. Musicalmente geniale e con un testo liberamente riconducibile agli eventi della bomba atomica su Hiroshima, si mantiene tutta su livelli piuttosto lenti, per accelerare nella parte centrale con un ritornello ossesivo che grida “eletric funeral! eletric funeral!” per poi tornare ancora lenta e pesante. La successiva Hand Of Doom è un grande pezzo, dal testo piuttosto misterioso, inizia molto lentamente e con molta calma, per poi sfociare in sfuriate con un Ozzy particolarmente ispirato, anche qui vi è una parte centrale completamente diversa dal resto della song, non veloce ma piena di inserimenti chitarristici. In Rat Salad si sente particolarmente l’influenza Led Zeppeliniana di Moby Dick, una strumentale con rullanti di batteria spaventosi e riff molto coinvolgenti e melodici, peccato sia un pò corta. L’ultima traccia è Fairies Wear Boots, un altro rinomato capolavoro dell’LP, molto rock and roll nel suo incedere, contraddistinto da una grande prestazione di Bill e Tony, peccato il testo piuttosto stupido di un ozzy drogato che vede fate che ballano con nani…

In definitiva questo album in linea con il capolavoro precedente, rappresenta una parte a dir poco fondamerntale della storia del rock mondiale, in particolare dell’hard rock, e dell’heavy metal e della musica intesta in ogni sua eccezione. Un disco che ha influenzato generazioni di musicisti ed è un masterpiece essenziale per ogni amante della buona musica. Imperdonabile non averlo.

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