Recensione: Poems for the Aching, Swords for the Infuriated

Di Giorgio Vicentini - 8 Ottobre 2005 - 0:00
Poems for the Aching, Swords for the Infuriated
Band: Animus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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74

Poche, selezionate parole per descriversi, dando voce con il contagocce ad un booklet muto quanto il nero che lo domina: “Animus is none and nothing but sheer artistic devotion”, Animus non è nessuno e niente, soltanto pura devozione artistica.

Da una definizione fascinosa e dalla note degli Animus si percepisce un potere, quello di creare brani mediamente consistenti per durata ma che trascendono il minutaggio reale sfumandosi, comparendo e scomparendo in un corpo musicale unico, entrando “silenziosamente” sotto pelle. 
Strutturazione semplicissima nella sostanza, brani essenzialmente monoriff, rumorosi nel suono e nelle vocals distorte, drumming monotonamente ritmato ed una base quasi onnipresente di tastiere basse come un fluido denso che si insinua tra le pieghe. Suoni stratificati, di primo acchito fatti soltanto di sensazioni superficiali, ma che celano un substrato vivo come le orchestrazioni che affiorano in “01”. Vari momenti dalle sfumature nascoste, variazioni sul tema ridotte al lumicino per un efficace minimalismo di facciata. 
A spezzare questa sorta di magia creata dalla coppia iniziale c’è “03”, estranea alla ripetitività delle sue sorelle e per questo leggermente fuori contesto, sipario portatore di un buon potere figurativo che lascia presto il campo allo stile assodato, perfino più cupo, tra l’inquietante sdoppiamento vocale di “05” e la lenta progressione malinconica di “06”.

Poems for the Aching, Swords for the Infuriated
, dal titolo tutt’altro che schematico ma diretto, è lavoro seducente, oscuro, avvolgente, capace di dare dignità anche a scelte che normalmente definirei scontate come la mancanza di note o di informazioni. Qui, anch’esse riescono ad acquisire una propria dignità come tasselli di un’idea più ampia del metal (“no words, no musical notes – emotions”), per un esordio con personalità ed una atmosfera propria, fasciante quanto la stasi mentale e fisica che può provocare un depressive di questa forgia, già efficace ma meritevole di ulteriore affinamento attraverso uno studio ancor più scrupoloso dei suoni.
Voglio chiudere da subito la porta agli habitué delle “sveltine” musicali o dei viaggetti poco impegnativi: di fatto Poems for the Aching… non lascia seconde vie di approccio, non cede ad ammiccamenti easy ma punta al cuore e alla mente, cercando di procurare sensazioni che io ho avuto la fortuna di sentire dal primo ascolto, ma che non posso garantite a tutti.

Sono quasi certo che Poems for the Aching… a molti sembrerà monotono, ridicolo, tutt’altro che attraente; poco male, in fondo lo scopo degli Animus non è “piacere”, è “trasmettere”… e non ci sono emozioni adatte a tutti.

Tracklist:

01. 
02. 
03.
04.
05.
06.

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