Recensione: Power Of The Dragonflame

Di Simo Narancia - 24 Marzo 2002 - 0:00
Power Of The Dragonflame
Band: Rhapsody
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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80

Dopo le ultime prove non del tutto convincenti (per una parte della critica), i Rhapsody sono chiamati con il loro quarto full-lenght a dimostrare di essere ancora una band viva ed in piena forma. E c’è da dire che con questo Power of the Dragonflame ci riescono in pieno.

Il nuovo materiale infatti ci restituisce il gruppo triestino in splendida forma e il loro Hollywood Metal risulta più pomposo ed epico che mai. In questo lavoro i Rhapsody hanno racchiuso tutto quanto fatto nei precedenti lavori, fondendo alla perfezione quelle che sono le loro caratteristiche peculiari ovvero velocità, orchestrazioni perfette, tanta melodia ed epicità.
Inoltre “azzardano” alcune novità (peraltro già accennate sul mini): così fanno la loro comparsa in grande stile i cantati in italiano (disseminati qua e là lungo tutto il Cd) e un aggressività mai sentita, tanto che in un paio di brani Lione è autore di un cantato molto vicino al growl(!). C’è anche da dire che l’ottima produzione, affidata come sempre alla coppia Paeth/Miro, rende sempre il tutto impeccabile e straordinariamente potente.

I brani sono tutti di ottimo livello a partire dall’ opener “Knightrider of Doom” brano veloce ed epico di sicuro impatto. Sugli stessi livelli, ma più aggressiva si attesta la title-track “Power of the Dragonflame”. “The March of the Swordmaster” è, come dice il titolo stesso, una bella marcia dal sapore medioevale dove la voce di Lione inizia ad inasprirsi in modo più deciso.Questa cattiveria vocale sfocia in “When Demons Awake“: un brano fortemente sinfonico (sulla scia di “Beyond the Gates of Infinity”) dove Fabio esplora lidi per nulla consueti ai suoi standard. Tutto continua in “Agony is my Name”, forse il pezzo più vicino a quanto proposto su “Symphony … ”.

Si arriva così all’oramai famosa “Lamento Eroico”: brano interamente in italiano, carico di pathos dove ancora una volta Lione ci stupisce con un cantato estremamente melodico e vicino ad un certo pop lirico. “Steelgods of the Last Apocalypse”, per certi versi un po’ più distante dai canoni Rhapsody, e la più classica e corale “The Pride of the Tyrant” ci conducono al pezzo forte del disco, “Gargoyles, Angel of Darkness” la lunga suite conclusiva. Anche qui una piccola sorpesa: i primi due minuti sono esclusivamente dedicati ad un bell’arpeggio di chiatarra spagnola.
Il brano si attesta sui soliti livelli del gruppo ma, nonostante la lunga durata, il risultato è più compatto e legato rispetto a quanto accadeva per le suite presenti sui vecchi lavori.Oltre la buona prova di tutti è da notare in particolare la prova di Turilli, più malmsteeniano del solito. Una curiosità: i tanto “odiati” pezzi recitati sono presenti solo su quest’ultimo brano e sono talmente ridotti che quasi non ci si accorge .

Bella prova dunque da parte dei Rhapsody che ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, dimostrano di essere uno dei più importanti gruppi del momento sia a livello internazionale che nazionale. Con buona pace dei detrattori che stavolta avranno ben poco da dire.

Tracklist:

01) In Tenebris
02) Knightrider Of Doom
03) Power Of The Dragonflame
04) The March Of The Swordmaster
05) When Demons Awake
06) Agony Is My Name
07) Lamento Eroico
08) Steelgods Of The Last Apocalypse
09) The Pride Of The Tyrant
10) Gargoyles, Angels Of Darkness

Nota di Enkidu

Finalmente si respira di nuovo l’aria di “Legendary Tales” in questo nuovo lavoro dei Rhapsody, che io ritengo nettamente superiore rispetto ai 2 precedenti. Veramente ottima l’idea degli inserti di cantato in italiano e molto bella e commovente “Lamento Eroico
Nota particolare per la canzone numero 4 “The March Of The Swordmaster“. Il tema del brano appartiene ad una canzone tradizionale scritta nel 16° secolo da Pierre Attaingnant e riproposta anche da Ritchie Blackmore in “Shadow Of The Moon” con i “Blackmore’s Night” nella canzone “Play Minstrel Play“. Stranamente nel booklet non viene riportata questa notizia ma invece troviamo scritto “All music, vocal lines, classical interludes and bass lines composed by Luca Turilli & Alex Straropoli…Orchestral arrangements by Alex Straropoli“.

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