Recensione: Proverbial Lambs to the Ultimate Slaughter

Di Daniele D'Adamo - 29 Luglio 2018 - 17:39
Proverbial Lambs to the Ultimate Slaughter
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2018
Nazione:
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75

Terzo full-length per i dissennati deathster di Cincinnati Faithxtractor che, rispetto al predecessore del neonato “Proverbial Lambs to the Ultimate Slaughter”, “The Great Shadow Infiltrator” (2013), presentano finalmente una formazione completa in tutto e per tutto (Ash Thomas, Cody Knarr, Zdenka Prado e Marquis Thomas) invece di uno scarno duo (Ash Thomas, Marquis Thomas).

Ciò può sembrare una considerazione marginale invece è, per i Faithxtractor, motivo per un deciso salto qualitativo in avanti, perlomeno a livello generale del genere da loro suonato. Death metal furibondo, senza pietà nel maciullare i timpani di chi ascolta, votato alla totale annichilazione. Il che non è molto distante da ciò che la band esibiva in “The Great Shadow Infiltrator”, stavolta con un potenza maggiorata e un sound decisamente più preciso e violento.

Il death dei Nostri è di matrice arcaica, ai limiti dell’old school dal quale si discosta per la presenza di un flavour più in linea con i tempi. Certo non si tratta di una proposta né progressista, né tantomeno rivoluzionaria. Dietro al folle growling di Ash Thomas, altrettanto allucinato come drummer di ritmi pestati e brutali, spesso oltre la barriera della psicosi delineata dai blast-beats, si cela o, anzi, emerge un sound mostruoso, illimitato, elaborato per mietere più vittime possibili mediante song sfasciatutto come la scarnificatrice ‘The Slaughter Ultimate’, completo macello di membra, carne e ossa. Brani in cui anche i break centrali, teoricamente meno esplosivi, cineticamente, affondano la loro lama nel ventre per entrare in profondità con una razione di energia maggiorata, spaventosa.

Non esiste tregua, in “Proverbial Lambs to the Ultimate Slaughter”: tutto è esagerato per andare più in là possibile, oltre l’estremo più estremo (‘Spiritual Fog Dissolve’). L’etere è rovente, sulfureo, abbacinante nel furore di una musica che non presenta alcun compromesso: «più forte e più veloce possibile», è il motto dello scellerato combo dell’Ohio. Che, comunque, in certe occasioni, muta radicalmente il proprio umore in direzione di atmosfere plumbee e oscure, le quali, tuttavia, convergono inevitabilmente nel totale, assoluto massacro sonoro.

È davvero ai massimi livelli sopportabili dal fisico umano, la pressione sonora esercitata dall’esecuzione di brani devastanti come ‘Scathe of Scythe’, crudeli assalti alla giugulare spinti da una sezione ritmica terremotante. I fulminanti assoli delle due asce da guerra procurano lesioni come il bisturi di un chirurgo, giacché sono rapidi e taglienti nella loro malata e morbosa costruzione.

‘Assailing Phantoms’ propone un incipit ambient (sic!) dai tratti angoscianti, subito rimpiazzato dal malsano vigore di un mid-tempo dissonante, destabilizzante. Anche in queste occasioni, in cui appare cioè maggiore lo spazio per la riflessione, lo scellerato quartetto accelera verso la trance da hyper-speed. I contorni degli oggetti si fanno sfumati, i colori impazziscono, è il delirio totale (‘Human Debris’).

Non esiste pace, non esiste tregua, “Proverbial Lambs to the Ultimate Slaughter” è uno degli olocausti sonori più esagerati dell’anno, e i Faithxtractor si dimostrano essere una delle formazioni più belligeranti del globo terracqueo.

Nessun prigioniero.

Daniele “dani66” D’Adamo

 

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