Recensione: Psalms of The Moribund

Di Stefano Risso - 22 Maggio 2007 - 0:00
Psalms of The Moribund
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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78

A tre anni dal sorprendente
Prelude to
the Tragedy
, i tedeschi Defeated Sanity danno alla luce il
secondo full-length, sempre all’insegna della violenza sonora più sfrenata unita
a una importante componente tecnica. Sono cambiate diverse cose dal debutto a
questo Psalms of The Moribund, a partire dal logo della band, sino
a giungere a cambiamenti ben più importanti, come ad esempio l’avvicendamento di
tre quinti della band, registrando anche una leggera virata nel sound che tanto
aveva impressionato allora. Fortunatamente, la cosa più importante è rimasta
immutata, la qualità della musica.

Possiamo dire che i Defeated Sanity hanno bagnato i propri panni nel
fiume putrido del brutal americano, accentuando moltissimo le influenze a stelle
e strisce che avevano caratterizzato il debutto. Il risultato è un brutal che
diviene leggermente più canonico, che obbedisce alla regola che sembra vada per
la maggiore ultimamente, ovvero l’inserimento di parti slam che si riscontrano
in tutta la durata del disco, e con un growl che diventa ancor più gutturale e
incomprensibile. Ma non c’è da preoccuparsi, perchè la voglia di inserire
variazioni su variazioni, cambi di regime, stop ‘n go, e accelerazioni
spaventose, è sempre viva nelle intenzioni dei nostri, che dimostrano di essere
maturati sotto il profilo compositivo, riuscendo a tenere a bada tutti questi
elementi e racchiuderli in brani che perdono leggermente in complessità, ma
guadagnano in compattezza e violenza pura.

Nonostante tutto, il bilanciamento tra le parti più intricate e quelle più
lineari è stato reso in maniera molto efficace, con la piacevole sensazione di
essere sballottai in lungo e in largo, passando nel giro di pochi secondi da
riffoni slam accompagnati dall’immancabile grugnito di Jens ‘Cannibaloki’
Staschel
, a soluzioni eseguite a grandissima velocità e con mirabile perizia
tecnica, su cui si erge la grande prova del batterista Lille Gruber,
rapidissimo e sufficientemente fantasioso. Vero asso nella manica della band è però
l’aurea di grezzume che viene sprigionata da chitarre sature e ribassate, una
sensazione di morbosità che è stata mantenuta dal debutto discografico, anzi,
resa ancor più importante da soluzioni smaccatamente “americane”, come
nell’opener Stoned Then Defiled, un succulento pasticcino per tutti gli
appassionati, a cui seguono tracce che non temono cali né flessioni. Fatal
Self Inflicted Disfigurement
stupisce per la facilità dei Defeated Sanity
di apportare tali e tante variazioni senza mollare la presa sull’ascoltatore,
come Hideously Disembodied, Butchered Identity, brani tutti da
scoprire ascolto dopo ascolto, o Engorged With Humiliation, che ci
accoglie dopo pochi secondi con terrificanti blast beat.

Un gran bel disco insomma, che conferma le buonissime capacità di questa
formazione. Un lavoro in cui non viene inventato nulla, ma in cui tutto è svolto
alla perfezione, dando vita a uno dei lavori più interessanti e validi della
scena.

Stefano Risso

Tracklist:

  1. Stoned Then Defiled
  2. Fatal Self Inflicted Disfigurement
  3. Prelude To The Tragedy
  4. Hideously Disembodied
  5. Butchered Identity
  6. Psalms of The Moribund
  7. Engorged With Humiliation (mp3)
  8. Arousal Through Punishment
  9. Artifacts of Desolation

 

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