Recensione: Psychic Death – The Shattering Of Perceptions

Di Alessandro Marrone - 15 Settembre 2020 - 3:33
Psychic Death – The Shattering Of Perceptions
Band: Acherontas
Etichetta: Agonia Records
Genere: Black 
Anno: 2020
Nazione:
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83

I greci Acherontas sono tornati, lo fanno con l’ottavo album di una carriera cominciata nel 2007 e che ha visto Sorcerer quale imperterrita e imperturbabile guida di una delle realtà black metal più solide e fedeli ad un sound permeato da un’anima tetra, dalle sfumature rituali e liriche ancestrali che non nascondono la propria ammirazione e totale devozione al Maligno. Psychic Death – The Shattering Of Perceptions arriva a due anni di distanza dal precedente Faustian Ethos e riprende quella fiamma che è in grado di illuminare un percorso che va in una sola direzione. Tutt’intorno, man mano che ci si allontana dal calore scricchiolante offerto da uno dei gruppi che insieme a Rotting Christ e Varathron delinea il trittico riconducibile al black metal ellenico, si staglia un disegno pronto a lasciare il segno nell’ascoltatore.

Una discografia compatta, che non ha mai snaturato la propria identità eppure ha sempre saputo offrire ispirazione e un lento mutamento, identificato perlopiù in quel desiderio di costruire brani carichi di atmosfera, misticismo e un alone di mistero che, se per un momento chiudeste gli occhi, saprebbero trascinarvi nei cunicoli di civiltà più vecchie degli antichi Dei, quando il Diavolo era giovane e l’universo non conosceva altro che il vuoto e il totale silenzio. Non è un viaggio nello spazio e nel tempo, in Psychic Death c’è spazio per tematiche prevalentemente legate all’occulto – come è giusto che sia – il simbolismo non si risparmia, ma ciò che sorprende piacevolmente è quello che conta, trattandosi di un prodotto musicale che oltre allo spirito deve saper soddisfare l’udito.

Ogni brano messo a segno dal quintetto è devastante, costruito attorno a strutture che sanno evolversi e rendere il sound personale sin dalle prime note. Senza dubbio, l’ottima produzione valorizza quei passaggi che grazie alle dovute attenzioni in fase di rifinitura rendono l’album capace di pizzicare le corde che nel nostro subconscio danno il via a visioni di cripte, claustrofobici corridoi in pietra e altari sacrificali. Come un’entità venuta da un mondo esistito prima del nostro che però sa esattamente come accendere in noi quell’irrefrenabile desiderio di proseguire nell’ascolto, lasciandoci prima ammaliare e poi stordire con la devastante precisione della sezione ritmica, lodevole per le molte variazioni e le soluzioni mai scontate. Sopra questo disegno occulto, sin dai rintocchi di campana che danno il via all’annichilimento, è come se scivolassimo nel buio più profondo di un pozzo senza fine. La voce di Sorcerer è lo straziante inno che risveglia gli oscuri Dei dormienti e così Paradigms Of Nyx incarna in pieno l’identità del disco, tra parti veloci, altre più lente e quelle che accentuano la malvagità dei racconti dell’oscuro oratore, come nell’epica Kiss The Blind.

The Brazen Experimentalist da prova di quanto gli Acherontas siano in grado di offrire, variando la costruzione dei propri brani, ma mantenendo al centro del disegno una violenza inaudita ed uno spirito ancestrale che non trovavo in un album da parecchi, troppi anni, perlomeno in maniera così incisiva e sincera. La title-track è un esempio di come Sorcerer e soci non si pongano dei paletti e riescano a imprimere la propria impronta nel brano più emotivo dell’intero disco, mentre con la successiva Coiled Splendor si viaggia su binari decisamente più colmi di ira, cupidigia e con l’avidità concessa da un elevato tasso di bpm, come se uno spirito antico ci fosse uscito dal petto e ormai pronto a inghiottire il mondo a noi conosciuto. The Offering Of Hemlock e Sermons Of The Psyche potrebbero venir fuori dagli anni d’oro del black metal scandinavo – avete detto The Secrets of the Black Arts? – e sfogano l’oscura ferocia degli Acherontas giusto in tempo per la conclusiva ed emozionante Magick Of Mirrors.

Psychic Death – The Shattering Of Perceptions non è affatto un disco semplice. A molti e soprattutto a chi non presta le dovute attenzioni, potrebbe quasi passare inosservato – follia – ma concedetegli la dovuta riverenza e anche al primo ascolto saprà come ricompensarvi, catturando la vostra attenzione come un racconto mai letto che man mano che ti trascina nelle sue pagine sa come svelare i segreti di una grandiosità non troppo difficile da scrutare, a patto che si sappia dove cercare. Il sound degli Acherontas è una costante evoluzione che non sconvolge la propria fedeltà ad un black metal di vecchio stampo, in questo caso ancora più convincente grazie ad un sapiente e maturo uso delle atmosfere e di testi mai scontati. Una prestazione maiuscola, uno degli highlights del 2020, soprattutto per il genere e che nonostante la consistente durata media dei brani che compongono l’album, girerà spesso nella vostra playlist personale. Aggiungete poi il fatto che è praticamente impossibile da posizionare temporalmente e che eccelle per una produzione che profuma di analogico e avrete trovato anche voi il disco black metal che stavate aspettando. Non passate oltre, sarebbe un peccato mortale.

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