Recensione: Psychoschizophrenia

Di Daniele D'Adamo - 14 Ottobre 2007 - 0:00
Psychoschizophrenia
Band: Lillian Axe
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
81

I Lillian Axe, band proveniente dal Sud degli Stati Uniti, (New Orleans, LA), sono nati nel 1983, e propongono a livello professionale il loro Hard Rock a partire dal primo album – ”Lillian Axe” (1989, MCA) – sino all’ultima produzione, ”Water Rising” (2007, Locomotive), in uscita proprio in questo periodo.
Il platter oggetto della presente recensione è ” Psychoschizophrenia”, del 1993, prodotto da Leif Mases, realizzato con la formazione incentrata sul talentuoso Stevie Blaze (Voce, chitarra e tastiere, nonché unico songwriter di tutte le canzoni, sia per quanto riguarda la musica, che i testi), coadiuvato da Ron Taylor (Lead Vocals), Jon Ster (Chitarra, Back Vocale e tastiere), Darrin DeLatte (Basso), Tommy Scott (Batteria), Frank Grande (Tastiere) ed infine Adam e Noel Mueller (Intro voices in ”Stop The Hate”).

Quello che propongono Stevie Blaze e soci, in questo frangente della loro carriera, è un Hard Rock piuttosto lontano dai classici stilemi del genere, in particolare per quanto lo stesso ha espresso nel periodo a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90.
L’album, infatti, non contiene, al suo interno, quelle scintillanti, cristalline cromature ed orecchiabili armonie tipiche dell’Hard melodico di quegli anni.
Al contrario, pur mantenendo inequivocabilmente un chiaro fondamento riconducibile allo stile di cui sopra (in virtù della costruzione delle canzoni e del loro svilupparsi entro i canoni tipici, per via delle parti di chitarra, del cantato e delle soluzioni ritmiche), compie un immaginario viaggio introspettivo all’interno della psiche e dell’anima umana (come del resto il titolo suggerisce), con una manciata di canzoni dal groove decisamente chiuso e profondo, poco propenso all’ariosità melodica ed alla composizione di singoli da classifica.

Già dal primo brano, ”Crucified”, si percepisce questo intento compositivo, nel quale il tono del riffing è oscuro, il ritmo basato molto sul basso e sulla cassa, ed il refrain composto in maniera da rendere l’armonia non immediata, anzi di difficile assimilazione.
Questa caratteristica, peraltro, si ritrova costantemente nel platter, dove le canzoni non risultano mai lineari ed orecchiabili, ma piuttosto di difficile digestione e comprensione. Tutto ciò si verifica a causa di una notevole ricercatezza melodica ed elaborazione in fase di stesura delle canzoni, nell’intento di regalare al disco un forte segno d’originalità ed unicità, in un ambito assai inflazionato come quello del periodo in cui è stato dato alle stampe.
Andando avanti con l’ascolto, ecco poi ”Deepfreeze”, dall’introduzione più melodica: lo stile del disco prende sostanza e direzione verso le caratteristiche sopra descritte.
Notevolmente elaborato il riffing di Stevie Blaze, che edifica la base su cui si erge il cantato di Ron Taylor, dal tono caldo, piacevole all’orecchio, e mai sopra le righe, quasi a sottolineare l’atmosfera “introspettiva” del platter.
Ormai il groove unico ed originale dell’album è ben definito: le canzoni si susseguono con regolarità stilistica, ma anche con singolarità compositiva, grazie al lavoro difficile e di classe da parte di Blaze in fase di songwriting.
”Moonlight In Your Blood” ci offre invece un ritornello orecchiabile e melodico, seguito da un bell’assolo dell’onnipresente Stevie Blaze, che, in ogni modo, si dimostra chitarrista molto pulito, melodico, tecnico ed elegante.
Un’introduzione inquietante in ”Stop The Hate” è quindi preludio ad un pezzo dalla forte componente “anthemica”; l’incedere è maestoso ed il cantato sofferto, impreziosito da pre-chorus e chorus e da un brillante break di chitarra dai toni barocchi.
In ”Sign Of The Times”, il ritmo si appesantisce per lambire i confini dell’Heavy Metal, con un ritornello che si snoda sui più canonici binari dell’”Hard Rock style”.
Impetuoso e melodico l’assolo di chitarra di Ron Taylor.
Con ”The Needle And Your Pain”, il ritmo cala vistosamente per una lenta ballata, sempre avvolta da toni lievemente tetri, oscuri e dissonanti.
Note di piano, malinconiche e struggenti, sono l’introduzione di ”Those Who Prey” (impreziosita dal caldo e dolce tono vocale di Ron Taylor): la traccia poi si irrigidisce, per rientrare nei confini stilistici propri dell’album, con un refrain marcato e cadenzato.
In ”Voices In My Walls”, prende forma compiuta la tonalità introspettiva del lavoro, dove ritmo, cantato ed armonia raggiungono un insieme complesso, dal tono interiorizzante.
Un altro lento arriva con ”Now Your Know”, che rappresenta la classica, cadenzata ballata Rock da ascoltare in pace e serenità. Forse, come costruzione e riuscita complessiva, l’unica canzone di più immediata assimilazione.
Il ritmo però si alza nuovamente con ”Deep Blue Shadows”, dallo svolgimento relativamente lineare e più vicino all’Hard Rock cristallino, in uno dei rari momenti in cui tale peculiarità emerge dal generale tono del platter.
In ”The Day I Met You”, si percorrono nuovamente le vaste praterie della nostra anima, grazie ad un delicato ed onirico lento, cantato con trasporto da Taylor.
A chiudere, ecco infine la title-track ”Psychoschizophrenia”, dal ritmo potente, accidentato e dissonante, supportato da un riffing duro e quadrato e da un cantato aggressivo, sublimato in un ritornello cadenzato ed assolutamente disarmonico.
Notevole anche questa volta, il scintillante assolo di Stevie Blaze.

Un album, in conclusione, molto particolare ed originale in virtù del genere di Hard Rock proposto, praticamente rarissimo se non unico, in quanto di difficile assimilazione e comprensione.
Un disco che necessita di ripetuti ed attenti ascolti per individuarne il filo conduttore, e che identifica un immaginario percorso introspettivo nell’ascoltatore, ricco di momenti ove si può percepire il “colore” della propria anima.

Tracklist :

1 – Crucified
2 – Deepfreeze
3 – Moonligt In Your Blood
4 – Stop The Hate
5 – Sign Of The Times
6 – The Needle And Your Pain
7 – Those Who Prey
8 – Voices In My Walls
9 – Now Your Know
10 – Deep Blue Shadows
11 – The Day I Met You
12 – Psychoschizophrenia

Ultimi album di Lillian Axe