Recensione: Purity

Di Paolo Beretta - 21 Maggio 2007 - 0:00
Purity
Band: Mercuria
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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60

Al loro primo demo i Mercuria, band anconetana formatasi quattro or sono, dimostrano di avere una buona dose di coraggio. Purity, questo il titolo del prodotto, mi è piaciuto nonostante la produzione abbastanza mediocre, che tende ad appiattire i suoni, e le evidenti difficoltà del singer che non gode di un timbro di voce lodevole. La musica proposta è diretta e riconducibile al filone del power più diretto ed incalzante con una buona propensione alle melodie, alla velocità e agli assoli tra le due chitarre soliste che offrono qualità e quantità. Quello che piace è che in un demo di debutto i ragazzi superano per cinque volte i 6 minuti con una suite finale che sfiora gli 11. Sia ben chiaro che la durata dei pezzi non è, a priori, un indice di qualità della musica ma può ben testimoniare la personalità di un gruppo che ha una buona tecnica, usa con sapienza le backing vocals e fa dei break i suoi punti di forza. Non ci troviamo nemmeno di fronte ad un prodotto monotematico e della durata di 50 minuti totali. Grande sforzo quindi, per un progetto serio.

Si parte sparati con Altar Of Stone per un up tempo nel quale le due chitarre soliste di Flamini e Lardelli fin dalle prime note ci fanno capire quanto siano rodate in fase di riffing e assolo: assolutamente essenziali per il suond della band. La sezione ritmica, con il basso di Monti e la batteria di Francioni, viene messa sotto torchio per tutta la durata del pezzo ma riesce a ben destreggiarsi anche su cambi di tempo. Dopo 4 minuti si capisce insomma che i Mercuria sono musicisti che hanno il controllo dei propri strumenti; peccato che tale discorso non possa essere esteso all’ugola della mente e chitarrista della formazione Luca Flamini. Le tastiere di Susanna Stacchiotti introducono invece Last Eternity: un brano convenzionale e molto melodico dotato di un coro ben studiato rovinato ancora dal cantato poco potente ed incisivo. Con Eyes Of Strangers i tempi rimangono sostenuti e le strofe si susseguono tra buoni lavori di chitarra e di sezione ritmica. I Mercuria sanno anche rallentare il ritmo e la dimostrazione palese è in I Am Here nella quale il duetto, con una piacevole femminile, unito alle tonalità basse di Flamini rendono la canzone, pregna di tastiere, particolarmente appetibile. La terremotate cavalcata Siege Of Troy non aggiunge molto alla proposta della formazione che conferma le sue qualità con un power convenzionale giusto mix tra velocità e melodia sia in fase di coro che di bridge. Lo speed metal più puro rivive in Bloody Romance: partenza in arpeggio per un’accelerazione secca e decisa della batteria, anticipata dall’introduzione delle tastiere, che brucia la delicatezza iniziale. Doppio pedale, uso pesante di backing vocals, riusciti cambi di tempo e solita prestazione opaca del singer prima del break di chitarre vincente negli assoli. The Book Of My Life è un mid tempo più orientato verso l’heavy metal e molto debitrice agli Iron Maiden nella fase chitarristica. Con la suite finale, nonché title track, i nostri si prodigano invece in un brano complesso nel quale pause, accelerazioni, regnano sovrane per uno sperimentare nuovi lidi più complessi e di difficile assimilazione.       

Il voto in gran parte è imputabile alla prova assolutamente insufficiente del cantante, a mio parere, non adeguato. La voce è fondamentale per una formazione e se da una parte può esaltare i brani allo stesso modo può distruggerli o quasi. Il chitarrista e compositore della band (bravissimo in queste vesti) a mio parere deve lasciare lo spazio dietro al microfono ad una persona più dotata perché, per quanto la produzione possa aver macchiato la sua prova canora complessiva, non ci siamo come estensione, timbro, potenza e pronuncia.

Tesso invece le mie sincere lodi per quel che concerne le parti strumentali, curate, tecniche e piacevoli con un invidiabile equilibrio tra tastiere e chitarre. Le chitarre gemelle in particolare mostrano di avere raggiunto una grande sintonia e gli assoli risultano essere l’arma vincente della band; non solo veloci e precisi ma molto melodici e capaci di esaltare a tratti chi ascolta. I cambi di tempo e i break riescono a rendere scorrevoli brani dalla durata non indifferente. Assolutamente promossi quindi per musica, tecnica e coraggio dimostrati, ma rovinati da un’ugola non all’altezza. Se sapranno rimediare (essendo al primo demo credo che ciò possa avvenire) potranno veramente dire la loro, con questa voce, invece, non potranno fare molta strada e sarebbe un peccato.

P.S. Molto curato il sito ufficiale (metalmercuria.com) e da sottolineare il ruolo del “non musicista” Daniel Sarnari autore di tutti i testi a dimostrazione di quanto questa band sia attenta ai particolari. 

TRACKLIST:

1. Altar Of Stone
2. Last Eternity
3. The Book Of My Life
4. The Siege Of Troy
5. I Am Here
6. Bloody Romance
7. The Eyes Strangers
8. Purity

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