Recensione: Random Killers

Di Alberto Fittarelli - 17 Dicembre 2002 - 0:00
Random Killers
Band: Prevail
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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60

Denso di luci ed ombre, questo Random Killers, primo demo dei genovesi Prevail: il loro è un genere difficilmente definibile, da loro classificato come thrash-core, ma che spesso entra in ambiti più estremi, racchiudendo una grande quantità di influenze.

La band nasce nel 2000 dalle ceneri di un gruppo locale e si mette subito al lavoro sui propri pezzi per trarne un risultato il più possibile personale: con la registrazione svoltasi presso i Nadir Studios del noto Tommy Talamanca, ex-Sadist, nasce quindi questo dischetto di 6 pezzi.

La struttura del demo è abbastanza strana, si va infatti da pezzi cortissimi ad altri molto estesi (la title track, 9 minuti di canzone), ma non sempre il risultato è buono: non si possono infatti fare a meno di notare certe pecche compositive non da poco, con alcune parti davvero prolisse e disomogenee; ma un difetto che salta subito agli occhi è la voce dell’ex-cantante Giampietro Mainardi (già sostituito da Fabio Porchi), che cerca di essere versatile ottenendo, però, buone cose solo coi timbri più distorti ed estremi (a volte riesce a ricordare persino un certo Chuck Schuldiner…). In quest’ottica è quindi da rivedere completamente la parte vocale melodica di The New Messiah, dove Giampietro stona non poco!

Ma parlavamo anche di luci, oltre alle ombre già descritte: da notare infatti come le strutture dei brani siano decisamente mature; il riffing, mai scontato e banale, ci riporta di nuovo ai Death del periodo di “Human”, e la sezione ritmica li enfatizza alla perfezione. Al chitarrista Alfonso Lucifredi suggerirei solo di studiare un po’ meglio gli assoli, a volte troppo sconclusionati, ma resta il fatto che il lavoro complessivo è davvero buono (da sentire Human Virus, ad esempio). Nelle restanti canzoni sono evidenti le influenze dei Pantera (soprattutto per le linee vocali) e di certo thrash tecnico tipico degli anni ’80, in una commistione che lascia aperti interessanti spiragli per il futuro.

Concludendo, quindi, direi che la band ha potenzialità da esprimere ancora compiutamente per poter raggiungere il traguardo di un contratto discografico: l’esperienza live e l’evoluzione del sound potranno servire in questo senso, soprattutto per compattare maggiormente ciò che adesso tende ancora ad estraniarsi dal resto; ma si tratta in ogni caso di un gruppo da tenere d’occhio, con buone idee ed ottima preparazione: una volta rifiniti i difetti evidenziati potranno davvero farsi notare.

 

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