Recensione: Rapturous Flesh Consumed

Di Daniele D'Adamo - 11 Dicembre 2020 - 0:00

Formatisi a Santa Fe nel 2018, dopo solo due anni gli Heretical Sect danno alle stampe il debut-album: “Rapturous Flesh Consumed”. Peraltro con un’etichetta discografica underground sì, ma la cui importanza è in fase ascendente, la Redefining Darkness Records. Nel cui roster, ormai, si contano soltanto band dal livello complessivo più che buono.

Il concetto testuale che muove “Rapturous Flesh Consumed” è incentrato su Salvador de Guerra, prete cattolico nonché, soprattutto, fanatico religioso famigerato per le sue tremende torture. L’opera esplora la sua insana follia e postula alcuni ragionamenti immaginari alla base delle sue azioni, nell’ossessione delle relazioni tra il cristianesimo e le credenze native tradizionali dei popoli del Sud-Ovest americano.

È quindi abbastanza scontato che l’aspetto musicale, allacciato definitivamente a quello tematico, segua le orride gesta dell’individuo suddetto, seguendo una strada nella quale emergono sentimenti ed emozioni sostanzialmente negative. Talmente cupe da azzerare la calura tipica delle terre più sopra menzionate.

Come spesso accade, quando non si sa bene da che parte andare, si appioppa al combo di turno lo stile doom/death (o viceversa) che, a parere di scrive, non significa nulla. O è death, o è doom. In questi specifica caso, benché siano presenti alcuni dettami, i più bui, del doom, il genere corretto è il death. Punto e a capo.

Un death davvero angoscioso, alimentato dal growling soffuso di Warg, che pare provenire dagli anfratti più reconditi della mente umana o dagli Inferi più profondi. Completamente intelligibile, ha tuttavia la facoltà di rapire l’attenzione dalle cose della vita per trasportarla in un mondo in cui regna indisturbato l’orrore. E, accanto a esso, un sound potente, a volte retto da BPM che, grazie allo stesso Warg, anche batterista, sfondano come un treno in piena velocità la folle barriera dei blast-beats. Coffin Beast manovra la sua chitarra eiettando riff rapidi, secchi, convulsi; apparentemente senza nessi logici ma invece elaborati per tessere un tappeto nero su cui, come disegni colorati di grigio, sono vergate le immonde gesta compiute a suo tempo del crudele religioso. Esemplificativa, in tal senso, la lunga ‘Baptismal Rot and Ash’, gigantesca suite che attecchisce sulla pelle dei coraggiosi ascoltatori per trasportarli in una dimensione onirica, arcaica, nella quale è piacevole immergere i propri pensieri per lasciarsi andare verso uno stato di allucinazione che allontani i vividi colori che ammantano un Mondo in cui regnano violenza, sopraffazione, ignoranza e prevaricazioni varie. Quello attuale ma non solo.

Odore di cripta, poi, tetra raccoglitrice dei più efferati crimini commessi dagli uomini per soddisfare i propri impulsi sadici nel nome di divinità fallaci. Crimini che, di fatto, sono assimilabili agli olocausti di etnie inermi e ingenue. Crimini che, grazie al bassista Crypt Hammer, war-name non casuale, paiono visualizzarsi nell’etere come visioni immaginarie i cui tempi sono dettati dalle linee del rombante strumento.

Dissonanze arcaiche, come nell’incipit di ‘Pit Abominations’, soddisfano la completa annichilazione della materia cerebrale, aiutate in ciò da ritmi furibondi, chiusi in se stessi, estremamente rabbiosi. In questo stato di esistenza gli Heretical Sect sviluppano le loro canzoni, sei, più che sufficienti per disegnare, a mò di graffiti di ere lontane, uno stile non originalissimo ma certamente indicativo di una forte personalità. Nonché un marchio di fabbrica dai contorni netti, atto a identificare in maniera univoca l’act del New Mexico. A onor del vero non così semplice riuscire a comprendere rapidamente le differenze che sussistono fra le varie tracce ma questo non è un difetto. “Rapturous Flesh Consumed” è, difatti, un lavoro che va inglobato dentro di sé nella sua interezza e nella sua formidabile forza stupefacente.

Inquadrato e digerito partendo da questo punto di vista, l’LP può scatenare intense emozioni e raccapriccianti visioni. Il che, forse, è l’obiettivo primario degli Heretical Sect.

Daniele “dani66” D’Adamo

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