Recensione: Realm Of Fantasy

Di Mauro Gelsomini - 10 Novembre 2005 - 0:00
Realm Of Fantasy
Band: Graal
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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83

Segue a ruota il demo dello scorso anno questo primo full length dei romani Graal, ambiziosamente e coraggiosamente autoprodotto, che include tutti e quattro i brani del suddetto demo, anzi ne prende a titletrack la opener “Realm Of Fantasy”, e ne ribadisci i canoni stilistici già messi in luce in sede di recensione.

Si fanno più magniloquenti gli arrangiamenti, anche in grazia dell’entrata in pianta stabile nella formazione di un tastierista, al secolo Danilo Petrelli, che porta profondità alle composizioni dei nostri, esaltando maggiormente le influenze Deep Purple e Uriah Heep, a discapito, forse dei passaggi più atavici e minimali, nonché di certe psichedelie che a dir la verità non ci avevano pienamente convinto. La maggiore presenza di keys è un vantaggio anche per la prestazione dietro il microfono del leader Andrea Ciccomartino, a suo agio con melodie raffinate e ben amalgamate, mai preda di facili istrionismi, e non troppo esuberanti dal punto di vista corale. Certo, il paragone con l’influenza compositiva degli Uriah diventa a volte ingombrante, ed a giudicare dagli intermezzi acustici dal flavour quasi medieval-folk, direi che gli stessi Graal abbiano voluto rendere il dovuto omaggio ai loro idoli; e la matrice settantiana della musica dei Graal emerge anche dalla struttura tutt’altro che ovvia dei brani, la cui durata spesso e volentieri supera i sei minuti, durante i quali gli strumentisti non si lasciano mai andare ad assurde evoluzioni acrobatiche, pur rimanendo ad un livello tecnico decisamente alto, e, ciò che più importa, donando sempre classe alle proprie parti.
Stride, a volte, l’interpretazione del singer sulle tonalità più alte… il suo timbro si chiude e assottiglia perdendo gran parte delle armoniche, rischiando di somigliare troppo all’odiatissimo – per chi scrive – timbro di James Labrie.
Anche la produzione ripercorre i fasti degli antichi, certo non si può parlare di un sound perfetto, la cui qualità è ancora piuttosto legata ad uno status situazioni demo, ma è apprezzabile lo sforzo di volerlo rendere più caldo, in memoria delle gloriose produzioni analogiche che oggi vengono considerate retrò ma, chissà perché, continuano ad essere le più costose.

Una graditissima conferma, dunque, con azzeccatissime correzioni al tiro precedente, già decisamente preciso!

Tracklist:

  1. Water For A Dead Man
  2. The Crown
  3. Born To Go
  4. Realm Of Fantasy
  5. Spiders
  6. Crash Of Steel
  7. World Of King
  8. Demon’s Dancer
  9. Still Of Night
  10. The Last And The First

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