Recensione: Rebelution 666
Questi danesi hanno grinta da vendere. Nascono nel 2003 a Copenhagen e si lasciano sedurre istantaneamente dalle avance della Adrenaline Records che, appena ottenuto il sì e senza batter ciglio, rilascia un paio d’anni or sono l’album di debutto, Broken Halo.
Non so quanta esperienza abbiano accumulato sul campo di battaglia, non so nemmeno quanto codesti ragazzi siano riusciti a vendere col primo disco ma, ciò che appare chiaro dal primissimo accordo dell’esaltato ed esaltante Rebelution 666, chiaro come un sorriso durbans, è la voglia spassionata di divertire e divertirsi suonando dell’hard rock ultra sfrenato. Segnatevi il loro monicker; loro sono gli Starrats.
Intendiamoci: non inventano nulla, non sono virtuosi dello strumento, non hanno una produzione roboante, fisicamente sembrano i Backstreet Boys e per di più giocano a fare le rock star. E chissà se mai un giorno realizzeranno quel sogno.
Che cavolo suonano?
Rimembrate il debutto dei Tokyo Dragons? Massì, gli inglesi scalmanati che hanno catturato l’audience con quel disco pazzo ed iper movimentato, non si riusciva a stare fermi sulle note di Give me the Fear. Gli Starrats sono la copia grezza, spregiudicata, hanno nel sangue il suono naturale di Skid Row e Alice Cooper, provano a rileggerne le gesta prima avanzando giri di chitarra clandestini e poi attingendo dallo sleazy punk-rock tanto in voga.
E non è tutto! Non riesco ad emarginare lo stoner rock di Wednesday 13, ex Murderdolls, qui aggiunto e fuso nel pentolone come a voler creare un infuso da strage di cuori ma… pronto a saltare in aria non appena la prima goccia sfiorerà il suolo.
Ed è con questa lunga premessa che esorto a lanciarvi dal palco sulle note di Rebelution, sorretta da un impianto di chitarre mastodontico che ricordano il suono di Zakk Wylde (il suono, non la musica) e dalle vocals graffianti del personaggio che si fa chiamare Nico e che si distingue per i crediti rilasciati sul booklet: “nessuno di coloro che conosco merita di leggere il suo nome stampato qui. Grazie a Dio per questo”. Esagerate le party songs Slaughterh-h-house e Raise Raise Raise, dove l’influsso punk tende ad oscurare la vena hard rock, sangue da rock duro che zampilla, invece, nei pressi di Sinshine e Private Hell, a coronare una prestazione invidiabile del batterista Kass (del quale sentiremo parlare spesso).
Rebelution 666 mette in mostra anche qualche passaggio a vuoto, ma nel complesso centra l’obiettivo prestabilito scivolando via senza annoiare ascolto dopo ascolto. E’ questo che vogliamo, non è così?
Non mi resta che andare a recuperare il disco di debutto e attendere le nuove mirabolanti avventure del quartetto danese. A voi il compito di scoprire se un album creato, con molta probabilità, in stato di ebbrezza, possa nuocere gravemente alla salute oppure accompagnarvi al Nirvana del rock ‘n’ roll.
Gaetano “Knightrider” Loffredo
Tracklist:
1.The Angry Song
2.Rebelution
3.The Devil and I
4.Slaughter-h-House
5.Raise Raise Raise
6.Diablo Rising
7.I Wish I Was
8.Sinshine
9.Unleashed
10.Private Hell