Recensione: Fear Inoculum

Di Alex Lugli 2 - 30 Agosto 2019 - 9:11
Fear Inoculum

“Exhale, expel
Recast my tale
Read my allegorical elegy”

13 anni di attesa. Tanti sono serviti per vedere alla luce l’ultima uscita discografica della Band californiana di Los Angeles. Tra dichiarazioni, smentite e iter burocratici-legali vari tra i membri della Band in questi anni dopo l’ottimo “10,000 Days” del 2006 l’hype era decisamente alle stelle.

Poi la rivelazione del titolo del nuovo album a fine Luglio 2019 ed il 7 Agosto (dopo l’anticipazione di 2 brani Live a Giugno a Firenze, “Invincible” e “Descending”) l’uscita del singolo, la title-track “Fear Inoculum”, direttamente in classifica di Billboard nonchè brano più lungo mai apparso nella Hot 100.

E’ un disco molto lungo e complesso all’ascolto, assolutamente non di facile fruizione come ormai da comprovata tradizione Tooliana. Soltanto l’EP “Opiate” (1992) ed “Undertow” (1993), lavori della gioventù ancora acerbi (ma che adoro, personalmente, anch’essi) collocabili a tutti gli effetti nel calderone anni ’90 dell’Alternative Metal risultano meno ostici, più diretti e concisi anche nel suono.
Un lungo mantra in musica con testi astratti di Maynard James Keenan che tratta temi come la trascendenza filosofica ed in cui il numero ricorrente è il 7. 7/4 è anche il tempo predominante dei brani, ma non sempre.

La Band pare prendere l’ascoltatore per mano in un lungo (79 minuti l’edizione fisica, sopra gli 86 quella Digitale) viaggio ipnotico (o meglio dire “trip”) musicale. Entrare nella meccanica delle canzoni non è semplice, “scardinarle” ancor meno: sono costruite in maniera non convenzionale sullo stile di “Jambi” o “Rosetta Stoned”, con un’apice assoluto di estro e follia creativa nella conclusiva “7empest”.
Ottima anche la produzione di Joe Barresi, tra i migliori produttori mondiali: il disco ha dei suoni impeccabili, soprattutto della batteria di Carey ma anche di tutto il resto.

Il gruppo è sempre più maturo e coeso e si sente: strumentalmente eccelsi come prassi vuole, soprattutto il lavoro mastodontico qui presente del batterista (tra i migliori al mondo) Danny Carey, le linee di basso sinuose (e tortuose) di Justin Chancellor ed il lavoro chitarristico cesellato alla perfezione di Adam Jones, tra arpeggi elettro-acustici dilatati ed ispirati assoli di scuola progressive (e in parte psichedelici). Maturo anche dal punto di vista lirico con gli ottimi testi di Keenan. Sono flussi filosofici di pensiero (alcuni ci trovano riferimenti alla gnoseologia e gnosticismo; purtroppo però ammetto che personalmente non me ne intendo su tali dottrine ed argomenti), astratti e criptici ma che allo stesso tempo si sposano ottimamente con il comparto strumentale a supporto.

“Fear Inoculum” è forse il brano più immediato, scelto non a caso come singolo (scelta che solo dopo l’ascolto completo di tutto l’album si arriva a capire che assolutamente condivisibile). Posto in apertura, ha un’introduzione strumentale di circa 2 minuti con uso di tabla e marimba. Scarno per 6 min. verso i 6 e 30 si trasforma e diventa qualcosa di diverso, molto articolato ed efficace. Chiude un ispirato assolo noise di Jones.

Con “Pneuma”, “Invincible” e “Descending” siamo invece già ai 3 pilastri portanti dell’opera (assieme alla conclusiva “7empest”).
Su tenui e ripetuti arpeggi iniziali della chitarra si imbastiscono successivamente tappeti sonori ipnotici, con la voce spesso effettata di Maynard, che trasportano in una sorta di dimensione mistica d’ascolto, una trance eterea. Non c’è melodia, il testo è un fluire di macchie “impressioniste”, di quadri visivi che si consumano e svaniscono sul momento, ogni parola dosata e ponderata sapientemente.
Rispetto la controparte Live poi “Invincible” e “Descending” hanno mostrato tutto il loro enorme potenziale in studio, acquisendo maggior sostanza ed incisività. Pressoché perfette e collocabili tra i migliori brani in assoluto della carriera del gruppo, così come la stessa “Pneuma” (nell’antico pensiero greco un termine filosofico indicante il “principio di vita” o “principio vitale cosciente di ogni organismo”).

Leggermente meno incisiva “Culling Voices” ma soltanto perchè necessita di ascolti reiterati per svelare anch’essa il suo grande valore e marginale invece lo strumentale (di synth e batteria) “Chocolate Chip Trip”: funge da interludio batteristico come da tradizione della Band, un esercizio di stile e come tale va preso.
Sono brani strumentali di raccordo anche i 3 scaricabili on-line con il codice presente nella Deluxe Edition (“Litanie contre la Peur”, “Legion Inoculant” e “Mockingbeat”) e che quindi non alterano il quadro d’ascolto del disco. Anzi non hanno proprio nulla da che spartire con i bei intermezzi di Ænima, Lateralus e 10,000 Days sono cacofonie di suoni che denotano carenza di idee, soprattutto la assolutamente inutile “Mockingbeat”.

Menzione (d’onore) a parte per “7empest”: sono 15 minuti assolutamente anticonvenzionali, uno dei brani dalla struttura più atipica mai concepita dai Tool, sorta di loro sintesi musicale e compendio di tutto ciò che hanno rappresentato, con un eventuale sguardo anche verso il futuro (se non sarà, come alcuni sostengo, questo l’ultimo lavoro discografico). Stacca un po’ con quanto sentito fino a questo punto ma ci sta. Keenan torna a graffiare vocalmente dopo un intero album cantato in maniera pacata, tenue (senza essere questa una critica, adoro la sua voce come viene utilizzata in ogni singolo brano di “Fear Inoculum”, la saggezza e maturità anche vocale di un uomo ormai 55enne). E tornano a graffiare anche gli altri strumenti, chitarra di Jones inclusa.

Il 30 Agosto l’uscita, Digitale e con una sontuosa edizione fisica Deluxe in CD con libretto da 36 pagine, apertura a 3 ante, schermo integrato HD da 4 pollici (con il quale sarà possibile vedere il video di un brano aggiuntivo, “Recusant Ad Infinitum”), casse speakers da 2 watt, cavo USB di ricarica dello schermo e codice Download per scaricare i 3 brani Bonus sopra menzionati.

E’ un’opera questa della ormai raggiunta maturità artistica che non si può paragonare alle altre, va presa a sé stante: forse non ha, costantemente, i lampi di puro genio creativo di “Ænima” (1996), del capolavoro “Lateralus” (2001) o in parte di “10,000 Days” ma ha in egual modo un valore artistico incommensurabile, soprattutto nel panorama musicale odierno in cui una proposta artistica del genere la offrono assolutamente soltanto loro.
Necessità ovviamente, come sempre nei Tool (e fa parte del piacere), di più ascolti ma successivamente vi catturerà.
Unico rammarico il numero esiguo di brani: sono ufficialmente 6 e quattro strumentali più quello contenuto nello schermo HD. Finito l’ascolto c’è appunto il senso di dispiacere per non avere più materiale. Una scelta artistica probabilmente anch’essa, tuttavia dopo ben 13 anni ci si poteva aspettare decisamente qualcosa di più, anche per incentivare maggiormente l’acquisto di una Deluxe molto costosa ed al momento l’unica edizione fisica disponibile.

Non do votazioni in quanto parliamo di un’opera musicale a tutti gli effetti come ho scritto, non di un riduttivo album (Pop-Rock o di altro genere) dall’ascolto immediato brano per brano fruibile sul momento. E’ puro Progressive Metal complesso, “cervellotico” ed elaborato e come tale si colloca in una valutazione e contestualizzazione a parte.
Non hanno mai fatto Concept nel puro senso del termine i Tool ma il progetto minuzioso e finemente studiato che ci sta dietro nonché il flusso tematico e lirico fanno sì che i loro ultimi 3 dischi, a partire da “Lateralus” e compreso questo “Fear Inoculum”, in pratica lo siano.

Alex Lugli

Tracklist:

Edizione fisica
01. Fear Inoculum – 10:20
02. Pneuma – 11:53
03. Invincible – 12:44
04. Descending – 13:37
05. Culling Voices – 10:05
06. Chocolate Chip Trip – 4:48
07. 7empest – 15:43
Total length: 79:10

Edizione digitale
01. Fear Inoculum – 10:20
02. Pneuma – 11:53
03. Litanie contre la Peur – 2:14
04. Invincible – 12:44
05. Legion Inoculant – 3:09
06. Descending – 13:37
07. Culling Voices – 10:05
08. Chocolate Chip Trip – 4:48
09. 7empest – 15:43
10. Mockingbeat – 2:05
Total length: 86:38