Recensione: Reduced to Ashes
Il brutal death a quanto pare è in piena ripresa non solo quantitativa, ma anche qualitativa, e proprio nelle terre che lo hanno creato: i Deeds of Flesh, pur essendo californiani e non parte, quindi, della fondamentale scena floridiana, dimostrano ai fans del death più brutale di potersi presentare con un sound tutto sommato definito e personale, appagando allo stesso tempo chi cerca in questo stile musicale brutalità e complessità strutturale.
Band di soli 3 elementi, per di più di una certa esperienza (sono in giro dal 1994), i Deeds of Flesh confezionano un platter feroce e chirugicamente preciso, livellato sì per quanto riguarda la varietà compositiva ma comunque soddisfacente; la tracklist è ben assortita, con pezzi in generale molto articolati ed un sound che, per dare qualche punto di riferimento, si potrebbe descrivere come un incrocio tra il “catchy” brutal dei Monstrosity di In Dark Purity ed il suono ultra-tecnico degli ultimi Dying Fetus. Ma il combo è capace, fortunatamente, di metterci abbondantemente del suo con una performance strumentale molto buona: come sempre viene automatico chiedersi cosa mangino, negli Stati Uniti, per poter suonare in maniera così complessa e comunque millimetricamente esatta, da studio come dal vivo… pensate solo ai succitati Dying Fetus, ai canadesi Cryptopsy, ai Disgorge americani, ai Nile e così via. Ecco, i Deeds of Flesh riprendono le stesse qualità tecniche dei gruppi nominati, con qualche tocco di classe in meno, naturalmente, ma riuscendo a piacere lungo l’intera durata dell’album.
D’altra parte il tallone di Achille del gruppo non può che essere la monotonia: la band perde qualche punto se andiamo a guardare la varietà compositiva, inficiata da una costruzione dei pezzi basata sull’alternanza di riffs intricati, ma con variazioni ritmiche minime ed un uso di chitarre e basso che a lungo andare risulta ripetitivo; i capisaldi del disco si rivelano infatti quelli dove la band si prende qualche momento per ragionare e rallentare i tempi, lasciando alle orecchie dell’ascoltatore un attimo di respiro senza però perdere nulla in potenza: sto parlando soprattutto del binomio costituito da Infested Beneath the Earth e Avowed Depraved, 2 pezzi di ottimo death metal, da vedere assolutamente dal vivo. Una menzione a parte la riservo invece alla conclusiva The Endurance: un titolo, un programma, si potrebbe dire… il pezzo è infatti una vera e propria suite di 11.51 minuti! Nelle intenzioni dei Deeds of Flesh la track doveva essere una sorta di esperimento: in essa non doveva essere infatti ripetuto neanche un riff. La cosa poi è ovviamente risultata impossibile, ma l’insieme che ne è uscito è comunque tutt’altro che trascurabile, dato che dà molto bene la misura delle capacità di questi 3 ragazzi.
Reduced to Ashes è quindi un’uscita nettamente underground, sia nelle intenzioni che nei propri effettivi limiti, ma non è assolutamente detto che questo sia un male: la qualità si mantiene sempre su livelli alti ed i deathsters possono essere soddisfatti di un acquisto del genere. A patto che non cerchino da esso grandi sorprese o soluzioni innovative.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Reduced To Ashes
2. Infested Beneath The Earth
3. Avowed Depraved
4. Empyrean
5. Human Trophies
6. Banished
7. Disinterred Archaic Heap
8. The Endurance