Recensione: Reflecting Evil
Bel botto, i lombardi Grievers …
Dopo due soli anni di attività arriva il debut-album, “Reflecting Evil”, a marcare il primo punto della loro ancor giovane carriera. Fattispecie di per sé già di notevole valore impreziosita, poi, dal fatto che il genere suonato non è né di facile presa né di moda corrente.
Anzi …
Dopo almeno quindici anni dalla sua nascita, infatti, decidere di proporre ancora lo swedish death metal è stata una scelta coraggiosa, preso atto che tutto quello che si poteva dire in merito giace da qualche tempo nell’enciclopedia metallica.
Però, se si hanno delle non comuni qualità compositive, tutto diventa possibile: a prescindere dallo stile l’aspetto più importante, nel rock, è la canzone. Certo, la tecnica e la produzione non sono questioni da sottovalutare, se si pretende di uscire con decenza sul mercato discografico mediante un album di qualunque foggia esso sia. Tuttavia, e la Storia lo insegna, quello che rimane focalizzato più a lungo nella testa delle persone è – in primis – la melodia.
Melodia che non manca per niente, in “Reflecting Evil”. Partendo da “Universe” per arrivare a “One God In The Space” il cammino è ricco di ritornelli orecchiabili, armonizzazioni cristalline, ritmi accattivanti. La cadenza è sì quella del death melodico, tuttavia l’alleggerimento operato alla sovrastruttura può far pensare senza eresie ai Grievers come una band assai legata all’heavy classico. Michele Spallieri non si svincola né dallo screaming né dal growling che caratterizzano le ugole dedite al metal estremo ma, a ben vedere (o meglio, ascoltare), a parte certi pattern di batteria, il groove è caldo, avvolgente e per nulla riottoso. Il riffing è arcigno, questo sì, ma il lavoro complessivo dei chitarristi è comunque potente, vario e deciso. Un sound possente ma non invasivo.
La giovane età del combo di Busto Arsizio in ogni caso da qualche parte doveva pur emergere e, tale immaturità, va ricercata principalmente nel songwriting. Immaturità. Non incapacità o mancanza di talento. Difatti, il difetto più evidente è la difficoltà a mantenere un livello costante di vivacità e interesse nel passaggio fra i vari brani; circostanza che – fra tutte – è però quella che si può migliorare con l’esperienza e la volontà. Perché la sostanza di base c’è. Basta dedicare un po’ di minuti all’opener, ad esempio, per poterne gustarne i repentini cambi di tempo e la riuscita commistione fra melodia e aggressività; ben congegnata anche nella successiva “An Untruthful Shape”, poderosa e massiccia, segnata da un eccellente guitar-solo che lascia trasparire il background classico dei Nostri. Ancora evidente in “Reflecting Evil” e “One God In The Space”. Per essere semplici e schietti, se il platter avesse contenuto otto song artisticamente simili a “Universe”, staremmo qui a discutere di un must. Cosa che non è, ma che potrebbe essere per un successivo full-length, in futuro.
A questo punto credo di aver elencato a sufficienza pregi e difetti di “Reflecting Evil”, senza che sia necessario riassumerli.
Non rimane che il giudizio finale, quindi …
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Universe 4:52
2. An Untruthful Shape 4:08
3. Concept Of Wisdom 5:20
4. Born Again 4:45
5. Reflecting Evil 4:43
6. Something Beyond 4:33
7. Living Paradox 4:27
8. One God In The Space 4:28
Line-up:
Michele Spallieri – Voices, Screaming and Growling
Roberto Palmiero – Lead Guitars
Matteo Giugno – Rhythm and Lead Guitars
Luca Croci – Bass Guitar
Syra – Drums