Recensione: Retrogression

Di Daniele D'Adamo - 19 Gennaio 2012 - 0:00
Retrogression
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Anno: 2011
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68

Che miscuglio, “Retrogression”

L’omonimo full-length della band finlandese, che coincide con il suo primo lavoro ufficiale dopo due demo (“Faint Of Heart”, 2004; “… And The Fiancee Was A Total Fiasco”, 2006) e un EP (“She.Came.Blazing”, 2008), rappresenta un enigma stilistico la cui soluzione è così ardua da renderla inutile. Perché, cioè, lambiccarsi il cervello in arditi tentativi di classificazione quando, alla fine, quello che conta è solo la musica?

Certo, fra le pieghe del platter si possono scovare elementi anche eterogenei fra loro, come prog, death/metal-core e post thrash; tuttavia la proposta del combo di Tuusula va osservata da lontano, nella sua globalità, diluendo nella miscela di cui si è scritto più sopra i tanti particolari presenti nell’album. Un approccio a questi distratto potrebbe far pensare a qualcosa di simile a quello che viene da più parti nominato ‘progressive death metal’, ma approfondendo la questione è facile accorgersi di quanto sia limitante e criticabile una siffatta definizione.
I Retrogression non rinnegano l’aspetto meramente aggressivo che connota le frange più oltranziste del metal, anzi pestano duro in più di un’occasione. Ponendo questa caratteristica come base per i propri sviluppi evoluzionistici, Antti e compagni esplorano il panorama metallico a 360°, non tralasciando di mettere il naso anche nei suoi più bui e reconditi anfratti cui riescono ad arrivare. In tali spazi angusti, allora, sono analizzate con cura alcune soluzioni musicali viste con la lente dello sludge o, addirittura, del doom. Una distorsione della realtà dal forte sapore lisergico, che spezzetta lo stile dei finnici in mille frammenti poi compattati con risultati altalenanti; sintomi di un’obiettiva difficoltà a costruire un sound organico e, soprattutto, riconoscibile con immediatezza.      
Del resto quest’impresa non era facile a priori, per definizione, e solo dei fuoriclasse del genere come per esempio gli Intronaut potevano riuscirci appieno. I Retrogression non riescono a esprimere un progetto ottimamente definito e rifinito come quello degli americani ma non sono nemmeno così scarsi, per cui si può affermare che l’obiettivo di creare un sound allo stesso tempo vario e compatto sia stato centrato a metà.  

Antti, assai bravo se si tratta di discutere di chitarra, mostra qualche limite nell’interpretazione delle linee vocali, impostata su delle harsh vocals – a volte sconfinanti un po’ scream, a volte un po’ nel growl – abbastanza anonime; insufficienti a tipizzare il sound della band. Se poi si rileva che Tipi si limita a svolgere il suo ruolo di batterista con pulizia, precisione e professionalità ma sempre entro i limiti di un lavoro scolastico, allora è nella coppia d’asce e nel bassista che si devono cercare quelli in grado di fare la differenza. Fatto, questo, che accade: il guitarwork di Antti e Pekka è ottimo sotto tutti i punti di vista, soprattutto quando si tratta di generare spesse e allucinate atmosfere, così come l’opera di Timo, abile a sostenere con gran mobilità un suono, grazie a lui, carnoso e possente, dal groove caldo e avvolgente.        

Anche il songwriting risente della discontinuità stilistica che affligge i Nostri, regalando pertanto brani dall’interesse a corrente alternata. “Cynical”, per cominciare dalla fine, è una mini-suite ben strutturata, che racchiude al suo interno tutti o quasi i migliori caratteri distintivi che disegnano “Retrogression”. Passaggi visionari, melodie accattivanti, maschia ruvidità, toni drammatici e potenza fisica. Accanto ad essa, purtroppo, ci sono pezzi come “Purity For All”, che invece non lasciano molto sapore, in bocca, anzi impantanandosi in un tedio incipiente. In mezzo, una song come “Blossom Of Society” esemplifica la media delle altre due appena menzionate.

Media che, alla fine, si può considerare discreta ma nulla di più. Nonostante una buona volontà e, anche, alcune trovate stimolanti, non ultima una preparazione tecnica senza difetti, i Retrogression non riescono a bucare l’etere con il loro disco, troppo frammentario e quindi non abbastanza intenso da catturare l’anima di chi l’ascolta.  
    
Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Intro 0:27
2. As We March 5:15
3. Purity For All 5:56
4. For The Pathetic 5:08
5. Blossom Of Society 6:10
6. Close The Curtains 5:23            
7. Cynical 8:02

Durata 36 min.

Formazione:
Antti – Chitarra e voce
Pekka – Chitarra
Timo – Basso
Tipi – Batteria
 

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