Recensione: Rise of the Wise

Di Fabio De Carlo - 16 Aprile 2016 - 16:26
Rise of the Wise
Band: Wisdom
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2016
Nazione:
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60

Nati nel 2001 per volontà di Gabor Kovacs e Mate Molnar, unici due membri fondatori della band presenti ancora oggi, gli Wisdom sono una band che propone un power di chiaro stampo “teutonico” con influenze direttamente dal power metal classico degli anni ’90. Nel corso di questi anni il gruppo ha pubblicato tre album: “Words of Wisdom” (2006), “Judas” (2011) e “Marching for Liberty“, rilasciato due anni dopo, che hanno avuto un ottimo riscontro da parte del pubblico.
L’attuale lineup è composta da Mate Molnar al basso, Tamás Tóth, alla batteria, Anton Kabanen e Gabor Kovacs alle 6 corde, e Gabor Nagy dietro il microfono. Tutti elementi di provata esperienza che danno vita a questo “Rise of the Wise”: un lavoro certamente interessante ma, come vedremo, fin troppo derivativo.

Nel nuovo “Rise of the Wise” sono presenti almeno tre o quattro pezzi di ottima fattura fra i quali possiamo senza alcun dubbio citare: “Ravens’ Night la convincente track di apertura, che lascia ben sperare per il proseguio dell’album, piuttosto che la doppietta in sesta e settima posizione: “Through The Fire” e la successiva “Nightmare Of The Seas“. Tutto il resto purtroppo passa decisamente inosservato.
Come detto, dopo un promettente inizio ritroviamo brani che a malapena raggiungono la sufficienza, come “My Heart Is Alive” o la scialba “Hero“. La sensazione è quella di un compitino svolto con il minimo impegno, nel tentativo di scrivere un disco di classico power metal anni 90, che prevedibilmente non aggiunge nulla alla scena. La mancanza di idee è palese, lo si evince durante l’ascolto di “Secret Life” brano fine a se stesso, o la title track “Rise of the Wise“, in cui lo stile sembra quasi un “copia/incolla” dei ben più famosi HammerFall, senza riuscire neppure lontanamente ad avvicinarsi alla band svedese.  
Un altro momento interessante dell’album è rappresentato dalla ballad “Believe In Me“, un pezzo ben articolato, a tratti struggente. Peccato che sia anche l’ultimo episodio degno di nota di questo album, del quale segnalo anche la mancanza di “orchestrazioni pompose” (che al giorno d’oggi vanno tanto di moda): personalmente la considero un’ottima scelta per smarcarsi un po’ dall’agguerrita concorrenza.

In conclusione, se cercavate qualcosa di diverso classico power Metal ancorato agli anni 90 questo album non fa per voi, se invece siete dei fans dei Wisdom probabilmente riuscirete ad apprezzare questo album in quanto si tratta comunque di un lavoro onesto. Resta comunque la sensazione che dopo un primo periodo di ascolti “Rise of the Wise” possa correre il rischio di finire nel dimenticatoio.

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