Recensione: Rising out of the ashes

Di Redazione - 3 Luglio 2002 - 0:00
Rising out of the ashes
Band: Warlord
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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80

Defender di tutto il mondo, custodi del sacro fuoco della fiamma metallica, gioite perchè i signori del metallo americano sono tornati!!! Eh si, è con un pizzico di orgoglio, e non lo nego, qualche lacrimuccia sul volto, che mi accingo a recensire l?album che sancisce il come back sulle scene di una delle cult band più amate ed osannate in ogni angolo del globo, sto parlando naturalmente dei magici Warlord.

Un album che è stato atteso per ben diciotto anni, tanti ne sono passati dall?ultima fatica a titolo ?..And cannons of destruction have begun?, ma alla fine le incomprensioni e gli astii sorti fra i due leader della band Bill Tsamis e Mark Zonder, sono state sepolte sotto una valanga di richieste spasmodiche dei fans di tutto il mondo vogliosi di rivedere sulle scene una band che, con un solo album ufficiale alle spalle e senza aver suonato mai dal vivo, è riuscita a crearsi un seguito fedele di estimatori, cosa veramente straordinaria e mai ripetuta nel mondo musicale metallico.

Da quello che di certo sapete, oltre ai due deus ex machina, la line up della band viene completata con l?innesto di Joacim Cans degli Hammerfall, il quale si vede proiettato da semplice estimatore della band, a vera e propria punta di diamante dell?ensamble californiano. Cambia la formazione, ma non il percorso sonoro dei nostri, infatti il nuovo ?Rising out of the ashes?, sembra davvero il degno successore dell?album sopra citato, tanto da convincermi che almeno la metà dei brani presenti su questo platter, sono di sicuro stati composti all?epoca del debutto ?Deliver us?, anche perché non si potrebbero spiegare altrimenti le notevoli similitudini compositive e quelle atmosfere fra l?epico e l?arcano, di cui le nuove composizioni sono davvero pregne.

Quindi ancora una volta è la musica a recitare un ruolo di prim?ordine, infatti anche per ?R.o.o.t.a? i Warlord riescono a forgiare delle perle di inaudita splendore musicale che colpiscono essenzialmente per la snellezza e la semplicità degli arrangiamenti nonché per i limitati interventi solistici, che si contano sulle punte di una mano, e grazie sopratutto alla grande presenza di una vasta gamma di melodie diciamo quasi commerciali, sottolineate da vocals morbide e un uso intelligente dei cori, il tutto sorretto da atmosfere che riportano alla mente tempi e civiltà oramai dimenticate.

Naturalmente il perno su cui ruota la riuscita di questo disco risiede nell?abilità tecnico/compositive dei vecchi Thunderchild e Destroyer, i quali danno ancora una volta dimostrazione della loro infinita classe, tirando fuori dal cilindro delle magie degne della loro fama internazionale impreziosendo tutte le composizioni a partire da ?Battle of living dead?, un brano dominato da un riffing vorticoso dotato di brucianti accelerazioni in doppia cassa veramente imponenti, di sicuro uno dei brani più metallici mai composti dai nostri, e la seguente ?Enemy mind?, arcigno slow metallico fra reminiscenze Sabbath-iane e corpose parti incursioni più metalliche, alla quale tocca ad riportarci indietro di due decadi or sono in un?epoca in cui i Warlord con il loro particolare timbro sonoro, scrivevano pagine importanti della storia musicale contemporanea.

Ma non è finita, anche perché il meglio deve ancora incominciare, infatti oltre a trovare la rivisitazione di un classico della band, ovvero la celeberrima ?Lucifer?s hammer?, le similitudini compositive di cui parlavamo all?inizio, prendono corpo sulle note della suadente ?Invaders? le cui ambientazioni fanta/spaziali possono ricordare vagamente l?altrettanto splendida ?Aliens?, mentre le atmosfere ammantate di solenne eticità riscontrate su ?Winds of Thor?, sembrano veramente derivare da ?Deliver us?.

C?è ancora spazio per la delicata ballad ?My name is man? che ci presenta un Cans in pieno stato di grazia su un brano dal quit davvero toccante. Corrosiva quanto melodica ?Sons of a dreams? vero e proprio anthem da cantare a squarciagola e finchè si ha fiato. Beh non posso aggiungere altro, fatevi coraggio e mettete mano al vostro portafoglio, anche perché il cd costa più di 21 euro, avete letto bene, ma state sicuri che sono soldi spesi bene, perché questo è uno di quei lavori che meritano, giuro. Ed in attesa di poter assaporare ?Violence? dei nostri Dark Quarterer, pigio di nuovo il play del lettore cd, grandi Warlord, grandi davvero!!!!!!

Beppe “HM” Diana

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