Recensione: Ritchie Blackmore’s Rainbow

Di kella - 11 Aprile 2001 - 0:00
Ritchie Blackmore’s Rainbow
Band: Rainbow
Etichetta:
Genere:
Anno: 1975
Nazione:
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85


Ritchie Blackmore’s Rainbow, 1975

Nell’Aprile del 1975, Blackmore arrabbiato con i Purple perché la band non gli faceva registrare i pezzi che voleva (uno dei quali, Black Sheep of the Family, scritta però dai Quatermass) e dopo lunghe liti abbandona il gruppo e assolda la band degli ELF di Ronald Padovano (in arte Ronnie James Dio) e dopo aver fatto licenziare il chitarrista precedente, incide con loro il primo lavoro della saga dei futuri Rainbow.
Parlando dell’album in generale si sente che è un disco nato per togliersi alcuni “sfizi”, più che come progetto per un gruppo vero e proprio, vista anche la presenza di divertissment come “If you don?t Like Rock and Roll” con un grande assolo di piano, e la cover di “Black Sheep of the Family”, ma nel 33 giri sono presenti altre canzoni che fanno intendere chiaramente le nuove intenzioni musicali di Blackmore, che definiscono molto chiaramente il suono Rainbow. Sono presenti capolavori come “Man on the Silver Mountain” e “Sixteenth Century Greensleeves” che mostrano un Blackmore che parte da quanto di buono fatto con i Purple per spingere ancora di più sull’aspetto epico/mistico, coadiuvato da un Ronnie James Dio in un forma eccezionale. Notevoli le song “Self Portrait” e lo strumentale “Still I?m Sad” (cover degli Yardbirs), che permetterà in live a Blackmore e Soci di improvvisare ad oltranza. Assolutamente incredibili sono le gemme melodiche come “Catch the Rainbow”, che in live arriverà a durare anche 18 minuti, e “Temple of the King” con Dio nelle vesti di menestrello medioevale. Due canzoni mistiche e veramente commuoventi. Prima di partire per il tour visto i grandi risultati dell?album, Ritchie decide di volere un’altra band che fossa più solida e soprattutto più potente perché egli stesso aveva in mente già il futuro ovvero di quello che sarebbe diventata la macchina da guerra Rainbow. Assoldò quindi alla batteria il mitico Cozy Powell (ex- Jeff Beck), due buoni professionisti come Jimmy Bain al basso e Tony Carey alle tastiere e alla voce rimane Ronnie James Dio (obviously!!).

Questo album non deve mancare in nessuna discografia di appassionato hard rock, perché se volete, la chitarra non sarà terremotante, però questo lavoro è il padre di quello che sarà uno degli album che contribuirà a delineare la nuova e futura strada dell’heavy metal…parliamo del successivo Rising. Buon Ascolto!!!!

Tracklist

  1. Man on the Silver Mountain
  2. Self Portrait
  3. Black Sheep of the Family
  4. Catch the Rainbow
  5. Snake Charmer
  6. Temple of the King
  7. If you don?t Like Rock and Roll
  8. Sixteenth Century Greensleeves
  9. Still I?m Sad

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