Recensione: Ritual Supremacy

Di Manuel Gregorin - 9 Giugno 2025 - 0:05
Ritual Supremacy
Band: Sacred Steel
Genere: Heavy 
Anno: 2025
Nazione:
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77

Tra i numerosi portabandiera dell’heavy metal più intransigente ed incontaminato usciti dalle terre di Germania, non si possono non menzionare i 09. La formazione di Ludwigsburg, ha tanto di quel metallo nell’anima e nelle vene, da poter mandare in tilt i metal detector di tutte le banche e gli aeroporti del mondo. Praticamente se passano vicino ad una calamita, rischierebbero di rimanerci attaccati.

Con un’attitudine fiera e potente abbinata ad un’immagine tamarra da vero defender in linea con quanto gli Dei del metallo impongono, i Sacred Steel nel corso degli anni, hanno portato avanti un discorso musicale di vera fedeltà nei confronti dell’heavy metal classico. Una devozione fatta di abiti in pelle, borchie, album roboanti e tonnellate di watt.

Dopo ben nove anni dal precedente Heavy Metal Sacrifice, la band torna con il suo decimo album in studio, intitolato Ritual Supremacy, che esce sotto il marchio dalla ROAR-Rock Of Angels Records.

La formazione vede dei cambiamenti con l’arrivo di Toni Leva (basso) e Jörn Langenfeld (chitarra), entrati in squadra nel 2023 a fianco di Gerrit Mutz (voce), Mathias Straub (batteria) e Jonas Khalil (chitarra). Lasciano la band quindi, oltre a Kai Schindelar, anche il membro fondatore Jens Sonnenberg, che saluta i compagni di avventura dopo ben 26 anni.

La gran cerimonia del metallo inizia con la fragorosa title track, brano ruvido e spigoloso, con il cantato di Gerrit Mutz che in questa occasione, si presenta particolarmente arcigno. Segue Leather, Spikes & Chains, un inno più in linea con lo stile tipico del combo teutonico. Una buona prova, ci viene data su The Watcher Infernal, un mid tempo compatto con protagonista il basso martellante di Toni Leva a scandire il passo di marcia. Shadow In The Bell Tower ci fa assaporare sonorità vicine al US power, mentre con Omen Rider i Sacred Steel vogliono provare ad omaggiare gli Omen statunitensi. Giunti a questo punto, ci aspetta Entombed Within The Iron Walls Of Dis, uno degli episodi più riusciti di Ritual Supremacy. Il brano esordisce con un incedere fiero, per restare poi sospeso su di una chitarra tesa che accompagna la voce. Entombed Within The Iron Walls Of Dis si lancia poi in una cavalcata di oltre sette minuti con epicità, cambi di tempo ed acellerazioni.

Fin qui i Sacred Steel hanno offerto una buona varietà di brani, rendendo il disco abbastanza scorrevole pur facendo ricorso a formule già usate da molti altri. Bedlam Eternal è una marcia cupa dalle forti tinte doom, dove i Sacred Steel ben si destreggiano nel creare un’atmosfera claustrofobica ed opprimente. Demon Witch Possession è una speed track che strizza l’occhio ai Grave Digger, con Mutz che azzarda anche qualche nota in sceaming, mentre Covenant Of Grace, è un pezzo tetro dai risvolti spettrali.

Gli oltre vent’anni di carriera hanno fatto dei Sacred Steel una formazione ben rodata, ed anche i nuovi entrati Leva e Langenfeld, paiono essersi ben inseriti negli ingranaggi della band. Buona la prova di Mutz, che qui dimostra un buon equilibrio nel misurare la voce. Ricordo che ai tempi dell’esordio Reborn In Steel, fu proprio la prova del cantante a non convincermi, avendola trovata eccessiva nell’ostinata ricerca di prendere più note alte possibile. Ora, pare aver finalmente trovato il modo di interpretare al meglio i brani, dosando la voce nella giusta misura. In conclusione Let The Blackness Come To Me, una ballata che fa sfumare il disco con delle note nostalgiche.

Come immaginabile, anche con il loro decimo album i Sacred Steel continuano a percorrere la via del heavy metal più classico e tradizionale. Ci pare pertanto superfluo parlare di originalità delle composizioni, visto che questa non rientra nei piani della band, come nemmeno in quelli dei suoi estimatori.
Ritual Supremacy offre una certa varietà di tracce, alternando speed song, brani epici, marce doom ed una ballata. Una miscela che  dona  fluidità al disco, renendolo genuino e fresco, Soprattutto adatto ad essere suonato dal vivo.

Un cd da ascoltare ad alto volume, contornati da giubbotti di pelle, bigiotteria borchiata e fiumi di birra.

https://www.facebook.com/sacredsteelofficial/

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