Recensione: Rock Believer

Di Vito Ruta - 27 Febbraio 2022 - 0:01
Rock Believer
Band: Scorpions
Etichetta: Vertigo
Genere: Hard Rock 
Anno: 2022
Nazione:
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90

A distanza di ben sette anni dal precedente “Return to Forever” tornano i leggendari Scorpions, con l’album intitolato “Rock Believer”, il primo che vede alle pelli Mikkey Dee (Motörhead), che ha rimpiazzato nel 2016 James Kottak.
La band di Hannover, che celebra 50 anni di onorata carriera costellata da hits planetarie e da vertiginosi numeri di vendita, non ha bisogno di presentazioni: pertanto, ogni accenno biografico viene saltato piè pari, per affrontare il corposo contenuto della nuova fatica che, nella versione deluxe, conta ben sedici tracce.

Di solito ogni uscita di una band storica è preceduta dalle abusate dichiarazioni secondo cui il nuovo lavoro rappresenta un ritorno alle origini, l’ultimo nato è il migliore di tutta la precedente produzione discografica, l’ultima fatica lascia trasparire l’affiatamento tra i membri e quanto la band si sia divertita nel comporre l’album… e via discorrendo.
Anche gli Scorpions non si sono sottratti al rituale con l’unica eccezione che quanto affermato da Meine e soci, nelle imminenze del lancio sul mercato del loro diciannovesimo studio album, risponde assolutamente alla realtà.
Rock Believer” è un lavoro in puro stile Scorpions, maturo e dinamico, dal suono live, che alterna momenti energici e dirompenti, a episodi più intimi e malinconici. Un album che sa emozionare.

Sin dalle prime note del riff stoppato di “Gas In The Tank”, si comprende che il pezzo entrerà nella rosa dei classici. Ritmo serrato, chorus divertente e fresco, esecuzione impeccabile.
Roots In My Boots” è, non solo per il titolo, un ritorno alle radici e vede Klaus Meine in ottima forma, a dominare una tempesta di chitarre.
Knock ‘em Dead” si pone sulla scia e conferma la grande carica del gruppo, che pare rivitalizzata dalla presenza di Dee.
Bello nella sua classica sobrietà l’assolo di Mathias Jabs.
La titletrack “Rock Believer” che apre alla ballad, da sempre cavallo di battaglia degli Scorpions, è un altro pezzo destinato ad entrare da subito nel novero dei classici della band. Una dichiarazione d’amore per il rock cementata da un altro memorabile assolo.
Shining Of Your Soul” risulta un ottima traccia mid tempo che unisce un fraseggio orientaleggiante di chitarra a suggestioni reggae, mentre il seguente “Seventh Sun” è un pesantissimo pezzo hard rock, dal testo profondo, retto da un ritmo di batteria ipnotico in cui le plettrate si traducono in rasoiate precise e impietose. Capolavoro.
Il gruppo, che sembra attingere ad una inesauribile fonte di energia, snocciola uno dietro l’altro tre ulteriori brani ad alto contenuto adrenalinico. “Hot And Cold”, “When I Lay My Bones”, uptempo rock & roll spruzzato di punk, e “Peacemaker”, primo singolo di “Rock Believer”, dedicato alla pace e alla voglia di cambiare (tema quanto mai attuale alla luce della recente invasione dell’Ucraina). Un po’ come la celeberrima e poetica “Wind of Change” (1989), inno per la fine della guerra fredda e la riunificazione della Germania.
La metà dell’album è abbondantemente superata senza alcun passo falso quando attacca la prima di due ballad in successione: “Call Of The Wild”, calda e avvolgente con altro solo superlativo nella sua semplicità, a cui segue l’intimistica “When You Know (Where You Come From)” che sottolinea la necessità di essere consapevoli delle proprie radici per essere padroni della propria vita.

Shoot For Your Heart” è un altro riuscitissimo pezzo nel solco della tradizione con chorus accattivante.
Sebbene fuori dal tipico stile che contraddistingue la band, “When Tomorrow Comes” è un brano di grande presa di cui il basso di Maciwoda regge le fila.
Unleash The Beast” è il primo pezzo che non risulta dotato della medesima forza delle precedenti tracce, senza, tuttavia, intaccare la media altissima.
Crossing Borders” è un godibilissimo brano di rock classico. Chiude la versione acustica “When You Know (Where You Come From)”.

WOW!!! Disco epocale.

P.S.
Rileggendo la entusiastica recensione prima di pubblicarla, mi faccio prendere dai dubbi. L’album è oggettivamente molto bello, ma mi chiedo: “Sono obiettivo? Sono imparziale? Sono nostalgico?
Mi rispondo: “sono un Rock Believer” e pigio di nuovo il tasto Play.

 

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