Recensione: Rock n’Roll Rebirth

Di Fabio Vellata - 6 Dicembre 2021 - 18:44

Semplice e senza fronzoli.
Rock alla vecchia maniera che non pretende di inventare nulla e si accontenta di offrire una manciata di canzoni orecchiabili e scorrevoli.

Detta così sembrerebbe quasi una formula per liquidare – erroneamente – in due parole un disco privo di qualità o valori. Una definizione forse un po’ annacquata che, tuttavia, si attaglia alla perfezione all’esordio dei connazionali 5ive Years Gone. Album che, detto per inciso, è stato ristampato da Sneakout Records dopo una prima pubblicazione autonoma avvenuta nel corso del 2020.
Profilo lineare, un po’ polveroso e vissuto nello stile, dal risvolto quasi cantautoriale in alcuni frangenti, “Rock n’Roll Rebith” sin dal titolo evoca in modo esplicito le coordinate fondanti della proposta del quintetto, in effetti, radicata in un hard rock americaneggiante dal forte sapore vintage e old style.

Senza dubbio piacevole, tuttavia per nulla al riparo da un costante alone di “già sentito”, il formulario utilizzato dal chitarrista Davide Falconetti e dal cantante Paolo Cernic prevede l’utlizzo di pochi effetti speciali a favore di una “sostanza” molto diretta e concreta. Riferimenti al Southern d’oltreoceano, qualche rimando vagamente country-blues e tanto rock diretto e basilare, fanno venire alla mente Outlaws, Rolling Stones, Red Hot Chili Peppers, Cheap Trick e soprattutto Black Crowes, band probabilmente da assumere quale termine di paragone più calzante.

I suoni sono buoni ma anch’essi privi di particolari raffinatezze, il tutto a vantaggio di un risultato complessivo che contribuisce all’idea di un lavoro molto “vero” e genuino. Un rock decisamente “true”, quasi root che non stupisce più di tanto, ottenendo però forza dalla propria linearità semplice ed essenziale.
Si potrebbe quasi pensarli come una band punk (genere citato tra le principali influenze) se non fosse per uno stile che, al di là dell’essere diretto e schietto, non ne possiede in alcun frangente metriche, dinamiche ed attitudine.
Ci sono canzoni – praticamente tutte a dire il vero – che si lasciano ascoltare con favore, accompagnando l’esperienza con la più classica delle ricette. Riff portante, ritornello, coro e ritorno al tema di base: quello che il manuale insegna dalla notte dei tempi.
Fatto però, in modo più che dignitoso e mai dozzinale. Anzi, pure con qualche piccolo colpo di coda come ben chiaro in brani come “Don’t Shoot Me” e “The Way You’re Pleased“.
Tracce che non possono laurearsi quali capolavori, ma che parimenti sanno porre in evidenza la buona caratura ed il discreto spessore dei 5ive Years Gone.

Un quintetto non certo d’annoverarsi tra gli attori di prima fascia, ma comunque onorevole esponente di un modo di far rock “vecchio stampo” che è sempre un piacere ritrovare, qua e la, tra il marasma sovradimensionato delle troppe uscite di settore.
Come dice la definizione: “No frills guitar-driven Hard Rock”, hard rock senza fronzoli e chitarristico.

Ecco, quello…

 

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