Recensione: Rocks

Di HeavyZinco - 19 Aprile 2007 - 0:00
Rocks
Band: Aerosmith
Etichetta:
Genere:
Anno: 1976
Nazione:
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91

Nel 1976 gli Aerosmith, dopo il magnifico ‘Toys In The Attic’, tornano sul mercato con un disco se possibile ancora più bello ed importante del precedente: ‘Rocks’.
Reduci da un promettente debutto nel 1973, da un convincente successore l’anno seguente e da un trionfo qualitativo e commerciale nel 1975 con il già citato ‘Toys In The Attic’, i cinque iniziano il 1976 euforici e motivati.
In quel periodo la band era sulla cresta dell’onda, gli eccessi dietro l’angolo e le tentazioni irresistibili: Rocks pare essere il parto derivante dalla miscela di tutti questi fattori più che dalla mente e dalla volontà dei singoli musicisti e si presenta, agli occhi della storia, come uno dei capitoli fondamentali dell’hard rock americano e mondiale.

L’ellepì, composto da brani solidi e corposi, è infatti quello che, a tutti gli effetti, può essere considerato il momento della definitiva maturazione di questa fondamentale leggenda a stelle e strisce.

Ottima e significativa la partenza: ‘Back In The Saddle’ esordisce lenta e rilassata per poi colpire l’ascoltatore con la verve di Steven Tyler; ciò che segue è un ritmo piacevole, ideale per una canzone che rimane subito in mente grazie ad un semplice ma efficace ritornello.
‘Last Child’, brano successivo, insiste sul lato più funky dei 5 americani, creando un mid-tempo caracollante e trascinante; ‘Rats In The Cellar’ (pezzo migliore dell’album, a parere di chi scrive) riprende invece i connotati del rock’n’roll più classico per creare un boogie lanciato a rotta di collo sulla scia di ‘Mama Kin’: impossibile restare fermi al cospetto del ritmo di questa track!
La seguente ‘Combination’ è meno veloce, ma non per questo meno potente e importante; ‘Sick As A dog’ prevede poi una line-up totalmente stravolta, con Tom Hamilton alla chitarra, Joe Perry alla ritmica e Tyler alle prese con l’assolo di basso.
Il risultato è comunque ottimo, con una canzone più che piacevole, accompagnata dal solito trascinante ritornello.
Nella parte conclusiva del disco, ecco ‘Nobody’s Fault’, episodio dall’incedere iniziale lento e soffuso, destinato poi ad esplodere in un racconto dai toni apocalittici ispirato, a detta di Tyler, da un terremoto sopravvenuto in Nicaragua.
La successiva ‘Get The Lead Out’ è accattivante e viscerale e mostra un lato tipicamente funky del quale faranno tesoro numerosi gruppi (gli Extreme ad esempio), mentre ‘Lick And A Promise’ , tanto scanzonata quanto coinvolgente, si segnala per un piccolo trucco: i componenti del gruppo, desiderando sembrasse una canzone registrata dal vivo, sfruttarono una serie di comparse, reclutate direttamente dalla strada, al fine di avere poi su disco l’effetto di una folla “adorante” ed “urlante”.

‘Home Tonight’ è infine la traccia conclusiva del platter: il lato più melodico del quintetto è qui messo in piena evidenza, con una splendida ballad in grado di far risaltare soprattutto la magnifica e caratteristica voce di Tyler.

Concludendo è possibile formulare una considerazione: ‘Rocks’ non fornì gli hit memorabili presenti su ‘Toys In The Attic’, ma risultò comunque ancora più decisivo nel sancire il valore di quella che venne poi chiamata “America’s greatest Rock’n’Roll band”.

Immancabile.

Tracklist:

01. Back in The Saddle
02. Last Child
03. Rats In The Cellar
04. Combination
05. Sick As A Dog
06. Nobody’s Fault
07. Get The Lead Out
08. Lick And A Promise
09. Home Tonight

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