Recensione: Sabotage

Di Azazel-The-Hellraise - 21 Ottobre 2002 - 0:00
Sabotage
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Genere:
Anno: 1975
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80

Dopo un opera d’arte del calibro di Sabbath Bloody Sabbath, Iommi e company dovevano lottare con l’arduo obbiettivo di superarsi, in due modi: o tirare fuori un disco sulla linea di S.B.S cercando di bissare un successo enorme o più semplicemente, cambiare strada’I nostri eroi scelsero la seconda strada e di conseguenza cercarono di ottenere un disco diverso, sotto molti aspetti, in primo luogo è la scelta dei suoni a caratterizzare Sabotage, in secondo la scelta di creare una musica che seguendo le classiche atmosfere sulfuree dei primi dischi riuscisse a suonare moderna ed in terzo luogo un disco che osasse… Beh ci Presero in Pieno.

L’apertura è affidata ad Hole In The Sky, pezzo ritmato che poco ha a che vedere con le future produzioni Sabbath, gia dal riff centrale si capisce subito che il disco contiene pezzi che oltre a far sbattere la testa all’ascoltatore su e giù, riescono anche a dare lo spazio a vere e proprie suggestioni sonore.

Neanche il tempo di allungare la mano a cercare il telecomando dello stereo che già le note di Don’t Start Too Late, fanno da breve intro alla song che aprì le porte alla prima forma di metallo estremo’

Si, Infatti la terza traccia di Sabotage, non è altro che la leggendaria Symptom Of The Universe, il riff e una vera martellata (specie se si và a considerare l’anno) ed Ozzy è lanciato a mille, grandioso secondo il mio parere è il break che poi rilancia subito lo stesso riff che giustamente non poteva che non essere una pietra miliare del Metallo. A chiudere il pezzo poi, dopo tanta prepotenza sonora, è una splendida parte acustica letteralmente da sogno.

Ecco poi il pezzo che ha coniugato la parola Metal all’aggettivo Claustrofobico.

E’ difficile resistere al intreccio pazzoide di Megalomania, dove il buon Butler dimostra come sempre, di essere un signor bassista, il pezzo è lunghissimo ma non stanca mai e come nei migliori pezzi dei Black Sabbath, stacca ben presto in un riff granitico in grado di sottomettere l’udito di chiunque

Poi arriva il Gioiello: Thrill Of It All. Davvero difficile spiegare un brano come questo, un vero e proprio viaggio in un Metallo particolare, duro, tecnico e corroso dalle sonorità acide tipiche di quegli anni, occhio poi al testo ‘Won’t you help me mister Jesus’ Won’t you telle me if you can, when you see this world we live in, do you still belive we can”.
Difficile non innamorarsene.

Tracklist:
1 Hole in the Sky (4:00)
2 Don’t Start (Too Late) (0:49)
3 Symptom of the Universe (6:29)
4 Megalomania (9:43)
5 Thrill of it All (5:55)
6 Supertzar (3:42)
7 Am I Going Insane (Radio) (4:15)
8 The Writ (8:43)
Blow on a Jug

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