Recensione: Scarsache

Di Daniele D'Adamo - 25 Maggio 2010 - 0:00
Scarsache
Band: Amphitrium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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58

Dopo anni di dura gavetta, gli svizzeri Amphitrium vincono finalmente il proverbiale terno al lotto. Dopo due demo e due EP autoprodotti, nel 2008 vengono notati, a seguito di ottime prestazioni live, dalla Sony Music che, pertanto, li mette sotto contratto. Quindi, “Scarsache”, primo full-length della loro lunga carriera, iniziata nel 1996.

Il gruppo dovrebbe essere fautore uno stile che genericamente viene definito «metal», così come altri, ultimamente (Mutiny Whitin); quasi per tentare di dare un deciso strappo all’attuale classificazione del metal medesimo, in modo da propugnare la nascita di un nuovo canone, sostanzialmente omnicomprensivo. Peccato che il sentiero che porta all’Inferno sia lastricato dalle buone intenzioni, con che, secondo me, ci troviamo di fronte a un tentativo di far passare per innovazione ciò che non è. Circostanza che parrebbe essere calzabile al gruppo ticinese, aggregabile a coloro che, più umilmente, si accontentano di stare a cavallo fra il black e il death senza pensare, in ciò, di far nulla di straordinario. Gruppo che, se si tiene per un attimo da parte la questione stilistica, è quadrato, massiccio e consistente; con i componenti che sanno il fatto loro, sia per quanto l’esperienza sia per quanto riguarda la confidenza con i propri strumenti.

Tornando alla discussione basata su argomentazioni più specificamente musicali, “Scarsache” è un album che, da qualsiasi parte lo si prenda, risulta di ardua assimilazione. Avendo utilizzato così tanti ingredienti (si trovano anche pizzichi di heavy e di thrash) per la ricetta, l’esito si rivela una sequenza di brani eterogenei, non legati fra loro da quello che dovrebbe tratteggiare il sound unico e personale di ciascun gruppo. Con ciò, reiterando gli ascolti per entrare in comunione con il disco, si riesce realmente con fatica a trovare, in esso, una minima forma di coesione. Minima e talmente sfuggevole da far sì che le canzoni siano fastidiosamente slegate, stilisticamente, ciascuna dalle altre. In una predomina l’anima black (“Black Sun”), nell’altra quella death (“Deliria“), nell’altra ancora quella thrash (“Ramhead”). Che i cinque svizzeri possano essere devastanti, dal vivo, lo dimostra l’opener “Elevation”, con i suoi blast beats e i suoi break ultra rallentati e iper pesanti, peraltro già ascoltati altrove (Oceano, As I Lay Dying, Your Demise). Ovviamente non manca nemmeno la melodia, come in “Warrior’s Attitude” e “Chrysalid(‘s Scarred)”; melodia, bisogna sottolinearlo, fine e di buon gusto.
In ogni caso, per sintetizzare, l’iniziale disorientamento sul quale sia, alla fine dei conti, la direzione stilistica intrapresa dai Nostri non muta, all’aumentare dei passaggi.

Quello che invece si mantiene piacevolmente costante è il mood del CD: accigliato, profondo, a tratti dai toni drammatici.

Molto aggressive – ma scontate – le linee vocali, assestate su un delirante screaming che spesso e volentieri cambia in growling; complesso ma, forse, un po’ dispersivo il guitarworking. Mobilissima e accidentata la sezione ritmica, motore inesauribile che, a mio parere, impersona in modo migliore uno dei tanti «personaggi musicali» che fanno parte della «troupe» dell’opera.

In mezzo a questo disorientamento, improvvisamente emerge quella che è la canzone migliore e più originale del lavoro: “Heart Rate 190”. Riff portante devastante, dinamico e del tutto inedito, tratti di voce filtrata per dare un tocco di follia al tutto, marcata aggressività, cambi di tempo in ogni momento per un ritmo sempre vivace e riottoso, violente accelerazioni e arrampicate su complesse scale musicali, soli di chitarra brevi ma ficcanti, refrain scandito vocale per vocale da un coro anthemico.  

Se gli Amphitrium fossero riusciti a mantenere “Scarsache” sullo stesso livello stilistico/artistico di “Heart Rate 190”, avrebbero tirato fuori, davvero, un album innovativo, godibile, moderno, centrato. Invece, ascolto dopo ascolto, la noia e la frustrazione nel non riuscire a memorizzare un sound purtroppo indefinito emergono rapidamente. Malauguratamente, «dei se e dei ma son piene le fosse» …  

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Track-list:
1. Elevation 5:01
2. Deliria – To Go Astray 5:37
3. Warrior’s Attitude 6:43
4. Heart Rate 190 4:54
5. Chrysalid(‘s Scarred) 5:42
6. 3I 1:14
7. Black Sun 6:40
8. Ramhead 5:19
9. One More Scar 6:59

Line-up:
EvilS.A.M. – Vocals
MaldA – Guitar
Tenka – Guitar
Kaos – Bass
Gianka – Drums

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