Recensione: Secrets & Lies

Di Pasquale Ninni e Leonardo Ascatigno - 21 Ottobre 2020 - 8:00
Secrets & Lies
Etichetta: Inside Out Music
Genere: Progressive 
Anno: 2020
Nazione:
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85

Essere tra i più tenaci, rispetto alla voglia di cavalcare una passione, una ragione di vita, o a una determinata categoria, rappresenta uno dei punti di forza più poetici che, nelle diverse epoche, premia un uomo che si immola a simbolo di un contesto o, nel caso specifico, di una determinata forma artistica.

Il lavoro di Jakko M Jakszyk (pseudonimo di Michael Lee Curran), intitolato Secrets & Lies, rappresenta un fiammeggiante esempio di un’immensa voglia di appartenenza di un uomo alla sua passione più autentica, un manifesto alla voglia di voler continuare a scrivere pagine importanti nel mondo della musica, un colpo di reni che esalta la capacità di non smettere mai, nonostante l’inesorabile cammino delle lancette del tempo ricordino che non sarebbe errato cambiare le priorità esistenziali.

Alla luce di questo, Secrets & Lies non rappresenta una mera pratica burocratica o un tentativo insignificante, a mo’ di consulenza post pensionamento, per continuare a essere presenti, ma un meraviglioso clic verso una nuova dimensione che affonda le proprie origini nel talento, nel gusto, nelle competenze, nelle capacità e nel godimento assoluto che si prova creando incanti musicali.

Quindi Jakko M Jakszyk, memore delle sue ultime esperienze musicali con i King Crimson, decide di ispirarsi praticamente a sé stesso per impreziosire la sua carriera con il bellissimo disco Secrets & Lies. Sono passati circa cinquant’anni dall’inizio della sua ascesa nel mondo della musica, gettando pian piano le basi per diventare un riferimento brillante, poliedrico e affascinate, nell’arte del pentagramma (e non solo).

Ripercorrere minuziosamente la sua carriera è “cosa dura” in quanto si configura come un dedalo di permanenze stabili, partecipazioni, ospitate e collaborazioni che lo fanno trascendere, per rimanere in tema, al ruolo di uno degli Eterni, personaggi immortali dell’Antica Grecia. Nell’estensione della sua carriera lo troveremo accanto, tra i tanti, ai King Crimson, Level 42, 21 st Century Schizoid Band, Steve Hackett fino ad arrivare a Franco Battiato e al suo immancabile completamento Alice. Questo senza dimenticare il suo brillante percorso da solista, in cui ha dato prova di grandissima abilità musicale, e da esperto ingegnere del suono e mixatore e in queste vesti ha lavorati, tra i tanti, anche, per rimanere in tema, con Chris Squire.

Secrets & Lies rappresenta, già da subito, un album piacevolissimo da ascoltare e, nonostante la complessità generale, mette l’uditore a proprio agio dando la percezione di avere familiarità con quanto si sta ascoltando. Si potrebbero utilizzare molteplici aggettivi per classificarlo ma, in questa ipotetica tassonomia, probabilmente “elegante” sarebbe quello da collocare al primo posto. Questa definizione, però, non deve limitare (e qui il rimando al capolavoro di Riccardo Zappa Definire significa limitare è istintivo e incontrollato) il portato del disco in quanto Secrets & Lies potrebbe rappresentare tantissime cose, ma si distingue essenzialmente per l’elemento passionale, il coinvolgimento, il trasporto, la convinzione, il gusto e il livello musicale, oggettivamente altissimo. Dall’ascolto trasuda un amore per la musica di Jakko M Jakszyk davvero encomiabile e questo è un elemento di emozione aggiuntiva per l’ascoltatore. In un contesto storico in cui la “nuova” musica si sta espandendo velocemente a livello globale, eclissando i paradigmi portanti dell’arte delle sei corde, Secrets & Lies rappresenta un disco che non si vuole piegare al nuovo che avanza, tenacemente mantiene una forte identità e una chiara coerenza che lo portano a prendere le distanze con molti lavori coevi che rappresentano, purtroppo, il nulla elevato a sistema. L’album è confezionato nel tipico Prog inglese, ma con delle aperture assolutamente moderne e a testimonianza di questo basti ascoltare le chitarre presenti nei brani Fools Mandate e Uncertain Times.

Nel disco troveremo una tecnica eccellente, ma non fine a sé stessa, perché sarà abilmente commistionata a melodie piacevoli, affascinanti, rilassanti e accessibili e tutto questo rappresenta un valore aggiunto a tutto il lavoro. Tale valore aggiunto si somma a quello generato dai musicisti impegnati in questo lavoro; sono molteplici e individuarli nello specifico operato dei singoli brani non è semplice, ma se in campo si mettono, tra gli altri, Tony Levin, Gavin Harrison e Robert Fripp il successo è assicurato. Accanto a questi nomi, giganti della musica, il livello della voce e della chitarra, assolutamente ben suonata e originale, di Jakko M Jakszyk è da primo della classe.

Proprio la voce si configura come elemento fondamentale delle composizioni e questo è rimarcato dal suo volume, che la mette sempre in una posizione di predominanza: dalle melodie che catturano l’orecchio e l’attenzione di chi ascolta, per poi rimanere impresse nella mente per tanto tempo, fino ad arrivare alla caratteristica, inconsueta, che vede la voce quasi sempre partire subito all’inizio dei brani, di fatto dimezzando i tempi delle introduzioni, per condurre l’ascoltatore, subito e senza distrazioni, nel centro della canzone.

La melodia della voce si fonde perfettamente con gli altri strumenti e ne diventa parte musicale attiva, come è ben testimoniato dal brano Uncertain Times dove la chitarra ipnotica e cervellotica richiama alla mente la tradizione Prog dei King Crimson, band che vede impegnato alla voce (e alla chitarra), dal 2013/2014, proprio Jakko M Jakszyk.

Secrets & Lies è un disco bellissimo, affascinante e atmosferico, adatto ai lunghi viaggi notturni in auto, quando la penombra non fa definire bene i dettagli, così come non si riescono a ben definire gli spazi entro cui si muove questo album: Fools Mandate è un emblematico viaggio orientale, dal sapore mediterraneo con spiragli che lasciano filtrare suggestioni World Music; It Would All Make Sense (la cui linea melodica della voce è da assuefazione) rappresenta un bellissimo esempio di brano pop; ascoltando Secrets Lies & Stolen Memories si ha la sensazione di ascoltare la colonna sonora di un film pronto a fare incetta di Oscar; in The Trouble With Angels atmosfere delicate e oniriche materializzano l’ascoltatore in paesaggi fiabeschi; in Before I Met You sonorità Fusion alla Mike Stern o ancor di più alla Allan Holdswort saranno il retaggio dell’esperienza di Jakko M Jakszyk nei Level 42 quando sostituì, nei primi anni ’90, proprio il chitarrista inglese. Quindi l’album è anche strumento efficace per ricostruire le militanze pregresse di Jakko M Jakszyk e questo non è di poco conto considerando la sua variegata esperienza che ripercorre un periodo di tempo lunghissimo.

Una menzione particolare merita il contributo del regista Sam Chegini autore del video del brano The Trouble With Angels e dell’artwork del disco, curato con Phil Smee.

Un doveroso viaggio attraverso le singole tracce ci conduce da subito all’ascolto di Before I Met You che apre il disco e qui si nota subito di essere davanti a un artista di livello superiore. Non c’è solo Prog, infatti in questa opener vi rientrano sonorità che si rifanno anche solo per un secondo a quel piccolo gioiello chiamato Vertigo di Joseph Williams (disco dove appare il grandissimo Alex De Rosso in stato di grazia alla sei corde). Anche il timbro vocale (si gioca con i reverberi in modo davvero fantastico) si avvicina molto al sopracitato Williams. Dal suo cappello magico Jakko M Jakszyk ha tirato fuori anche qualche pizzico di Falling Into Infinity dei Dream Theater (si vedano i verse di Lines In The Sand). Le chitarre sono godibilissime, nei suoni vintage ma soprattutto nei fraseggi: ambient al punto giusto ma davvero ricercati. Si parte in quinta con guizzi, come anticipato, holdsworthiani di grande impatto emotivo e perizia tecnica. Di grande fattura sono i contrasti dissonanti sul finale della song e notevole la performance al basso di Mark King (anche lui direttamente dai Level 42).

La seconda track è The Trouble With Angels e già dal titolo c’è della poesia d’altri tempi. Il brano è uscito il 14 agosto 2020 con un video in animazione che ricorda la stessa copertina del disco (che ricalca perfettamente le atmosfere del brano), ma di questo già si è scritto. Il disegno percussivo di Gavin Harrison è pura classe, Tony Levin (al basso) riesce ad emozionare come pochi e tutta la parte strumentale è davvero superlativa, mai crescente nelle intenzioni e sempre evocativa in ogni nota. Le dinamiche sono semplicemente perfette e a ogni strumento è conferita la giusta dimensione e il proprio colore, ma è Jakko M Jakszyk a legare il tutto. Una sorta di Forgotten Child di Paul Shortino (mai valutato abbastanza), ma a differenza di quest’ultimo Jakszyk ha chiesto ai migliori musicisti della scena prog (e non solo) di apportare il proprio contributo.

L’intro di Fools Mandate è affidata a strumenti etnici provenienti dalle retrovie. Qui Jakko M Jakszyk gioca a fare Steven Wilson (e ci riesce benissimo) dietro al banco. Un clap di mani accompagna il charleston ed è un dialogo davvero incredibile tra voce e chitarra. L’intensità aumenta con la cassa che scandisce i quarti per poi tornare alla pace d’impulso.

The Rotters Club Is Closing Down è un personale tributo all’amico Pip Pyle batterista scomparso nel 2006, una ballad senza tempo e dove la malinconia è onnipresente, ma non mancano momenti più sereni e lucenti. Belli gli intermezzi chitarristici e le risposte corali sul finale. Questa track risulta molto godibile e raffinata.

L’intro di Uncertain Times (terzo singolo) è oscura, con un riff in tritono a marcare questa sensazione e vede la partecipazione di Al Murray come special guest. Belli gli incastri di batteria, un po’ meno il chorus (quasi non si potrebbe definirlo tale), un po’ sottotono rispetto a quanto ascoltato finora. Da segnalare qui al basso la presenza dello stesso figlio adolescente di Jakko M Jakszyk, Django. Anche qui c’è il solito tocco di Gavin Harrison a risolvere le sorti di questa track ed è sempre lui a metterci lo zampino iniziale nella successiva It Would All Make Sense, questa volta accompagnato al basso da John Gilbin (Simple Minds, Kate Bush). Groove pazzesco per quello che si rivela essere il secondo singolo uscito l’11 settembre con un video low budget comunque d’effetto, ma qui si parla di musica e di altissimo livello. La strofa gioca su voce, basso e batteria; le chitarre fanno il bello e il cattivo tempo con degli intermezzi simil-funky. Il chorus è di quelli che si ricordano dopo il primo ascolto, le seconde voci impreziosiscono il tutto con armonie semplici ma efficacissime. L’estro chitarristico di Jakko M Jakszyk è senza fine, a volte si eccede più nella presenza di “strutture dedicate al solo”, ma in definitiva si ha sempre quell’effetto di continuità e fluidità musicale che in un disco così raffinato fa la differenza.

L’apertura di Secrets Lies & Stolen Memories è in pieno stile Jakszyk: suoni molto processati e complessi, un po’ come le stesse linee melodiche davvero interessanti. Parliamo di un brano che è più una vera e propria mini soundtrack strumentale a metà fra l’Epic movie e il Prog, infatti il tutto sfocia in una marcia trionfale con risvolti chitarristici di spessore: legati mai banali e ricerca dell’espressione sono la chiave di questo brano di appena 2:46 minuti. I più nostalgici come noi non potranno non notare quanto queste atmosfere si rifacciano (in maniera involontaria e del tutto dettata da un’accurata scelta stilistica e di produzione) all’intro della monumentale Song To The Pharaoh Kings di Al Di Meola (scritta da sua maestà Chick Corea e contenuta in quel Tiramisù del 1987).

Segue Under Lock & Key, confezionata ad arte da Harrison e scritta in collaborazione con Robert Fripp. Questo è un brano mid tempo dal gusto pop-prog, il chorus è ispiratissimo e scorre via piacevolmente. Peccato per il finale davvero poco congeniale col resto del brano, inaspettato e probabilmente un po’ frettoloso.

The Borders We Traded è un vero esperimento vocale ad opera di Jakko M Jakszyk. Le dita che schioccano sul due e sul quattro accompagnano la strofa e le armonie vocali sono molto interessanti e fresche. Il contrappunto col passare dei secondi si fa sempre più intenso anche grazie alle aperture “a canone” confermando l’eleganza innata di questo artista.

Struggente è poi Trading Borders, brano dalle sonorità celtiche e con un flauto che padroneggia supportato da un pianoforte evocativo. Scritta da Amber Jakszyk, qui il richiamo a paesaggi sperduti e cieli plumbei è d’obbligo, ma così dannatamente naturale a tal punto che questa strumentale si configura come magia.

Separation è infine ciò che non ci si aspetta, soprattutto dopo un piccolo ma intenso viaggio nell’antica Inghilterra. Questa, che è la traccia più lunga, è probabilmente il finale meno azzeccato per questo ultimo lavoro di Jakko M Jakszyk. Si parte con virtuosismi dissonanti alla sua chitarra Prs SE Schizoid fuoricampo per lasciar spazio a una pesantissima sessione fiati capitanata dal sempre preciso Mel Collins al sax. Scritta originariamente per i King Crimson assieme a Robert Fripp, apparve (per un breve estratto a dirla tutta) per la prima volta nel Tour Box 2014 del gruppo. Il tono graffiato di Jakszyk è molto espressivo, si percepisce una sorta di simbiosi tra lui e le linee di basso in quanto a carattere; ben strutturato il tutto nelle sue parti (alcuni spunti jazzistici sono di gran classe) e sperimentale nelle parti finali. Le seconde voci sono di Peter Hammill (Van der Graaf Generator).

Jakko M Jakszyk ha deciso di onorare questo momento della sua carriera con un album dall’alto lavoro globale, pecca il brano di chiusura e qualche finale non proprio confacente alla restante parte della canzone, ma queste due piccole riflessioni non negano un posto in prima fila a Secrets & Lies che, con le sue fattezze, non deluderà anche gli ascoltatori più esigenti.

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